Grandine e caldo, Coldiretti chiede lo stato di calamità per l’agricoltura
Il Nord Italia è stato colpito da forti grandinate che hanno danneggiato frutteti e vigneti, al Sud le elevate temperature bruciano frutta e verdura nei campi. Coldiretti chiede al Governo il riconoscimento dello stato di calamità per l’agricoltura.
L’Italia negli ultimi giorni è divisa in due dalle forti e anomale condizioni meteorologiche, il maltempo abbattutosi al Nord ha devastato raccolti e strutture agricole. Contemporaneamente nel Sud Italia frutta e verdura stanno bruciando a casa delle temperature da bollino rosso. Il caldo di questi giorni rappresenta un pericolo anche per le produzioni di uova, miele e latte. Per questo Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, tramite una lettera ha chiesto al Governo il riconoscimento dello stato di calamità per l’agricoltura.
Nel Nord Italia
Il Nord Italia ha contato in un solo giorno (lo scorso venerdì 21 luglio) 44 tempeste di vento e grandine in Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che hanno causato danni ai raccolti colpendo le produzione di vigneti, grano, frutta e ortaggi. La grandine – sottolinea Coldiretti – è l’evento climatico avverso più temuto dall’agricoltura in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni in campo.
I chicchi di grandine colpiscono i frutti in modo da provocarne la caduta o danneggiandoli in modo tale da impedirne la crescita o lasciando deformazioni tali da renderli non adatti alla commercializzazione. Un evento climatico avverso che – precisa la Coldiretti – si ripete sempre con maggiore frequenza ma a cambiare è anche la dimensione dei chicchi che risulta essere aumentata considerevolmente negli ultimi anni con la caduta di veri e propri blocchi di ghiaccio anche più grandi di una palla da tennis.
In Veneto le zone più colpite sono quelle di Conegliano, Asolo, Valdobbiadene, Vittorio Veneto, Godega, Gaiarine, Colle Umberto, Pieve di Soligo, famose per la produzione di Prosecco Docg. Aree dove già la vendemmia si preannunciava compromessa a causa delle malattie della vite, tra cui peronospora e oidio, generate a seguito delle abbondanti piogge del mese scorso.
In Lombardia parla di stalle allagate e mais piegato in provincia di Bergamo, dove sotto i colpi della grandine sono finiti anche i prati e i pascoli di montagna. Danni si registrano in provincia di Cremona, in particolare nella zona confinante con la bassa bergamasca e l’est milanese, con mais piegato a terra dalla furia del vento e mezzi agricoli rovinati dalla violenza della grandine. Nubifragi anche nel Bresciano, tra le aree vitivinicole più colpite c’è Sirmione e San Martino della Battaglia (frazione di Desenzano).
Il caldo al Sud
Frutta e verdura, a causa del caldo torrido, stanno letteralmente bruciando, causando la perdita del raccolto che in alcune aziende arriva al 90%: dai peperoni ai meloni, dalle angurie all’uva, fino ai pomodori e alle melanzane. Le ustioni da caldo danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderli invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o quanto meno si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione.
In alcune aree è stato necessario terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un conseguente calo dei raccolti. Situazioni di difficoltà si registrano in tutte le Regioni dove il caldo – evidenzia Coldiretti – favorisce la rapida maturazione delle produzioni agricole che devono essere raccolte tempestivamente per garantire gli approvvigionamenti alimentari alla popolazione.
Il caldo di questi giorni compromette anche le produzioni di uova, miele e latte. Si è registrato nei pollai un calo della produzione di uova, il raccolto di miele, rispetto all’anno scorso, è calato del 70%, le api stremate dal caldo non riescono più nel trasporto di nettare e polline. Gli oltre 40 gradi hanno fatto scendere la produzione di latte di oltre il 10%.
2023, l’anno anomalo
Secondo la Coldiretti “L’ondata di calore africana è solo la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi dello scorso anno, dei quali oltre 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna”.
“I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio – continua Prandini -. Si tratta di un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0“.