Napoli, stop a nuovi ristoranti nel centro storico per 3 anni
Stop all’apertura di nuovi ristoranti, fast food, pizzetterie, bar, friggitorie e rosticcerie nel centro storico Unesco di Napoli per i prossimi 3 anni, fino al 2026. Questo è il piano di tutela della giunta del sindaco Gaetano Manfredi, per tutelare le attività storiche e le botteghe artigiane partenopee.
Il Comune di Napoli vuole contenere le attività di ristorazione e food&beverage nel centro storico Unesco, ma anche nei luoghi di maggiore valore artistico, paesaggistico e culturale della città. Per porre un freno al diffondersi di questi esercizi commerciali, in particolare nella zona antica, l’amministrazione comunale adotta un provvedimento che vieta per 3 anni l’apertura di nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande, nonché di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari nelle aree del centro storico e in quelle immediatamente attigue.
La zona rossa di Napoli
Nella zona rossa dove non si potranno aprire nuove attività legate al mondo del food rientrano il centro antico, da via Toledo a piazza del Carmine, i Quartieri Spagnoli, Chiaia e Vomero. L’ordinanza è stata presentata ufficialmente il 27 luglio e sarà esecutiva tra alcuni giorni, quando tutti gli iter burocratici saranno completati. Nella stessa area, sarà inoltre vietato per i prossimi 3 anni, l’ampliamento della attività già esistenti.
La zona rossa partenopea ha un’estensione di 1,2 chilometri quadrati e le attività di ristorazione che operano al suo interno sono 1.555 delle 8.020 attività presenti su tutto il territorio comunale. Non è tutto, tra il 2019 e il 2022, il numero di queste attività è cresciuto del 10% e l’incremento maggiore ha riguardato la ristorazione, in particolare per la preparazione di cibi take away.
Proteggere il centro storico Unesco
Lo scopo del Comune di Napoli è di proteggere il patrimonio all’interno del perimetro Unesco e le aree pubbliche con valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico, nonché la salvaguardia della qualità di vita dei residenti. La decisione è stata presa d’intesa con la Regione Campania e in accordo con la Soprintendenza.
“Vogliamo che la nostra città conservi le sue caratteristiche e non si creino quei fenomeni distorsivi che ne modifichino la natura. Modificare la natura di Napoli significa non solo perdere la sua identità, ma anche perdere la sua attrattiva”, queste le parole del sindaco Gaetano Manfredi.
Massimo Di Porzio, leader di Confcommercio ricorda che “Le zone turistiche e il centro storico sono sature di take away e locali da asporto”. L’intento è quello di riequilibrare il rapporto tra attività di ristorazione e le altre attività commerciali ed artigianali. La chiave di questo piano è conservare le caratteristiche della città.
Le deroghe del piano
Sono comunque previste delle deroghe: è consentita infatti l’apertura di attività di somministrazione e vendita nelle stazioni dei mezzi di trasporto pubblico, nelle mense e nei bar aziendali, nelle strutture ricettive e all’interno di librerie, teatri, cinema e musei, “Purché in forma accessoria rispetto all’attività principale”. Il divieto di ampliamento non viene applicato invece ai locali storici, adibiti ad attività di artigianato, commercio e somministrazione.
Inoltre, è prevista anche la possibilità di riattivazione a seguito di cessazione dell’attività o di subingresso, purché entro un arco temporale definito. La disposizione prevede anche l’esclusione dall’applicazione dei divieti per le attività già autorizzate ed esistenti alla data di entrata in vigore della disciplina, nonché le attività che intendano intraprendere ex novo nei locali commerciali che, alla data di entrata in vigore, siano già destinati all’utilizzo, e sempre che tra la data di cessazione dell’attività commerciale preesistente e la data di attivazione della nuova attività sia decorso un termine non superiore a 12 mesi.
Tutelare San Gregorio Armeno
Un’attenzione particolare viene posto Via San Gregorio Armeno, famosa strada delle botteghe artigiane dei maestri pastorai e presepiai napoletani. Qui, il blocco triennale riguarderà tutte le attività che non rientrano tra quelle di produzione o vendita collegate alla lavorazione artigianale dei pastori.
“È un risultato importantissimo per l’artigianato, San Gregorio Armeno genera un grande indotto nel centro antico ed era ora che venisse tutelata. Abbiamo ottenuto una vittoria storica per la difesa di una via che parla di artigianato ed artigiani. Questo però non è un punto di arrivo, bensì un primo grande passo verso il riconoscimento dell’arte presepiale di San Gregorio Armeno, come bene immateriale e materiale dell’Unesco”, esulta Vincenzo Capuano, Presidente delle Botteghe di San Gregorio Armeno.