Coloranti alimentari: tutto quello che c’è da sapere
Dalla margarina alle merendine, passando per alcuni formaggi: i coloranti alimentari sono presenti in tantissimi cibi. Ma di cosa si tratta, precisamente? Ed è vero che possono fare male alla salute? Sciogliamo tutti i dubbi sull’argomento.
L’occhio vuole la sua parte, anche – o forse soprattutto – quando si mangia. E i coloranti alimentari sono di grande aiuto: vengono ampiamente utilizzati a livello industriale, sono presenti in numerosi prodotti tra cui la margarina, alcuni formaggi, dolciumi vari, marmellate e gelatine. In tutte le bevande o quasi. Ne facciamo anche un utilizzo casalingo, ad esempio per preparare glasse e cupcake. Ma quanto siamo preparati sull’argomento? Insomma: cosa sono i coloranti alimentari e cos’è importante sapere sul loro conto?
Cosa sono i coloranti alimentari
Sono additivi privi di qualsiasi valore nutritivo, che servono a dare un determinato colore agli alimenti o esaltarne quello originario. Si distingue tra coloranti naturali e coloranti artificiali. I primi sono estratti da specie vegetali, nella categorie rientrano per esempio la curcumina, il caramello e il carbone vegetali. Quelli sintetici, invece, derivano esclusivamente da processi chimici; citiamo la tartrazina e il giallo tramonto, ma l’elenco è ben più lungo.
I coloranti alimentari fanno male?
Molti ritengono che queste sostanze siano nocive a priori per la nostra salute, ma non è esatto. Partiamo dal presupposto che la mancanza di tossicità è un requisito importante e che la legislazione dell’Unione europea in materia di sicurezza alimentare ha stilato un elenco dei prodotti per cui i coloranti si possano usare.
A ciò si aggiunge una continua opera di controllo e valutazione affidata all’Efsa (European food safety authority), l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Non è capitato raramente che alcuni coloranti (come il rosso E128) siano stati ritirati dal mercato perché cancerogeni e per altri sia stata ridotta la dose giornaliera consentita, per via delle reazioni allergiche che possono scatenare. Sempre per fare esempi, è successo nel caso del caramello, del giallo tramonto e dell’amaranto. Diversi studiosi, d’altro canto, sostengono che tutti i coloranti abbiano un potenziale allergizzante. Quindi molto conta la reazione individuale, ci possono anche essere casi isolati. Gli appositi test sciolgono ogni dilemma.
Come sono indicati i coloranti sull’etichetta?
Semplice: quelli utilizzati dall’Unione Europea sono contrassegnati dalla lettera E e numeri che vanno da 100 a 199. Questo elenco comprende anche i coloranti vietati. Come il giallo solido E105, bandito dal 1977. Una curiosità: il carbone vegetale E153 è vietato negli Usa.
Dal 2010 la normativa comunitaria impone di aggiungere altri indicazioni per alcuni coloranti; quelli, cioè, che esercitano un’influenza negativa sulla capacità di concentrazione e attenzione dei bambini.
Gli alimenti per cui è vietato l’utilizzo
Sì, i coloranti alimentari servono a migliorare l’aspetto dei cibi e renderli più allettanti/gratificanti. La legge italiana, però, vieta di usarli per una serie di alimenti fra cui il pane, la pasta, il riso, lo zucchero, il miele, la carne, il pesce, l’olio, la birra, il cioccolato, il torrone e il latte. Devono essere commercializzati nella loro colorazione naturale, altrimenti si tratta di frode a tutti gli effetti.
Come usare il colorante alimentare a casa
I coloranti che usiamo per dolci fatti in casa e altre preparazioni sono disponibili in polvere o in forma liquida. Nel primo caso occorre prima diluirli, nel secondo si uniscono direttamente all’impasto o alla creme. Tutto sotto controllo, non c’è da preoccuparsi: sono aggiunte minime che non possono causare inconvenienti di alcun tipo. Naturalmente il discorso cambia quando si esagera, ma perché farlo? Poche gocce risultano più che sufficienti.