Cibo e modi di dire: buchi, ciambelle e tutti i più famosi
• Pubblicato 5 Marzo 2015 Aggiornato 22 Marzo 2019 12:18
Per noi il cibo descrive tutto, serve a spiegare tutto: ecco i modi di dire più diffusi per parlare di cibo anche quando non parliamo di cibo.
Alcuni di noi si svegliano affamati, mangiano a quattro palmenti, come un bue, nei giorni peggiori come un cinghiale, se possibile a ufo, poi per atteggiarsi dicono che hanno mangiato da re. Detestano chi sbocconcella come un uccellino: in fondo sanno che gallina che non becca ha già beccato. Per noi il cibo descrive tutto, serve a spiegare tutto. Ma andiamo al nocciolo: ecco i modi di dire più diffusi per parlare di cibo anche quando non parliamo di cibo.
- Paragoni positivi. Paragonare un amico alla bontà di un alimento equivale a fargli il monumento, è una dichiarazione d’amore: Sei buono come il pane, dolce come il miele, tenero come il burro. Di quegli amici adatti a tutti i contesti, che capitano sempre a fagiolo; sanno essere il valore aggiunto di ogni situazione: ovunque, ci stanno come il cacio sui maccheroni. Se ci sono dei problemi, tipo una situazione irrisolvibile, la classica patata bollente, riescono a risolvere tutto e non salvano solo la capra, ma anche i cavoli. Ricordiamoci però che gli amici veri sono quelli che dicono pane al pane e vino al vino, sanno usare il bastone ma anche la carota: possono coccolarci, ma devono essere severi. Se non vogliamo vedere e sentire quello che ci sta capitando, abbiamo occhi e orecchie foderati di prosciutto, loro non indorano la pillola: spiegano la situazione così come la vedono. E non c’è bisogno di raccomandare acqua in bocca, perché manterranno il segreto.
- Paragoni negativi. È giusto far notare ai nostri amici che non sono intelligenti quanto vorremmo, ma dobbiamo farlo con affetto. Possiamo dire loro: Sei un broccolo, sei un salame, sei una testa di rapa, tutte cose che in fondo amiamo.Non capisci un cavolo, non hai un minimo di sale in zucca, per sottolineare l’incoscienza; a quelli che restano con la stessa espressione, acquosa, molle, vagamente rintronata, si può dire che hanno una gran faccia da pesce lesso. Se sono, poi, dei veri perditempo, che fanno solo sprecare un minuto dietro l’altro, la lista continua con masticabrodo, sei uno che pesta l’acqua nel mortaio. D’altro canto, non si può cavare sangue da una rapa.
- Nemici. Non tutti sono al mondo per fare il nostro bene: i nemici, come il prezzemolo, sono dappertutto. Possono infinocchiarci in ogni situazione e qualche volta ci caschiamo come una pera cotta. Alcuni, i più subdoli, ci mettono un cocomero in corpo: questi mangia pane a tradimento cercano di insinuare in noi un dubbio, che spesso diventa l’origine di una lite, il pomo della discordia. Quando finalmente mangiamo la foglia, capiamo l’inganno, monta in noi il desiderio di vendetta: dobbiamo restituire pan per focaccia. Allora, cerchiamo di prendere il nemico in castagna, con le mani nella marmellata, coglierlo in flagranza di delitto. Svelato il misfatto, non possiamo semplicemente ingoiare il rospo, abbiamo due possibilità. La prima: lo facciamo rimanere di sale, svelandogli che ha trovato pane per i suoi denti e poi ce lo mangiamo vivo. La seconda: lo lasciamo cuocere nel suo brodo, tanto la farina del diavolo finisce sempre in crusca.
- Corteggiare una donna. Stanchi della solita minestra riscaldata, lasciate la ragazza con cui tentate di tornare da sei anni e buttatevi: il mondo è la vostra ostrica. No alle principesse sul pisello, che hanno da ridire su tutto: grasso che cola se vi risponderanno a un sms. Trovate una piacente fanciulla a cui fare gli occhi di triglia, con cui sfoderare il vostro sorriso più languido; oppure tenete a mente che gallina vecchia fa buon brodo. Invitatela a cena: vi precipiterete da lei a tutta birra e avrete voglia di parlare come una pentola di fagioli. Ma cercate di dominarvi: troppe salse, vivande false! Quando arriverà il momento di pagare, non fate quelli che toserebbero persino un uovo, quelli che friggono con l’acqua: non è tempo di stringere le lasagne e fare economie, fate i signori e pagate quel maledetto conto! Se le cose vanno bene, cominciate già da subito a sognare la luna di miele, altrimenti fate come la volpe con l’uva: “Tanto non era matura”.
- Gioie e dolori del matrimonio. Chi mangia solo, si strozza. Tuttavia, lo sappiamo, spesso la donna è come la castagna: bella di fuori e dentro magagna; cercherà il pelo nell’uovo (in ogni uovo), si rigirerà continuamente la frittata (ma dirà che lo fate voi) e ogni lite diventerà un minestrone di tutto, perché tutto fa brodo. Voi direte una cosa e lei ne dirà un’altra e voi direte che non l’avete detta e lei chioserà, acida come un limone: “Se non è zuppa, è pan bagnato”. E non importa se sul letto state stretti come le sardine per fare posto a tutti i suoi gatti, il male siete voi: l’albero si riconosce dai frutti; ogni botte dà il vino che ha. E voi non siete una botte piccola che ha vino buono: avete fatto fiasco. Allora pensate che in quel matrimonio non c’entrate niente, che ci state come il cavolo a merenda. Ma le liti non devono durare in eterno: tante volte, finisce tutto a tarallucci e vino. E anche se può sembrare una soluzione all’acqua di rose, o mangi la minestra o ti butti dalla finestra: bere o affogare.
- Vivere bene. Infine, bisogna accettare la vita con uno slancio nuovo: le possibilità spuntano come i funghi. Ricordiamo che non tutto si può cogliere subito: con il tempo e con la paglia, maturano le nespole. A volte la soluzione è a portata di mano, geniale anche se semplicissima: il classico uovo di Colombo. In mancanza di aglio, ci consoleremo con l’aglietto; non piangeremo sul latte versato; sogneremo, ma non faremo i conti senza l’oste; e anche se non tutte le ciambelle escono con il buco, non ci faremo rompere le uova nel paniere da nessuno. Non possiamo sempre aspettare la Manna dal Cielo: o impariamo a goderci la vita, o siamo fritti!
Ora tocca a voi: raccontateci quali modi di dire legati al cibo usate di più.