18 cattive abitudini a tavola che (quasi) tutti abbiamo
Ci sono abitudini a tavola che ci danno fastidio negli altri, ma che spesso abbiamo anche noi: vi raccontiamo le peggiori.
La tavola ha un galateo preciso: bisogna stare seduti composti, con aria compassata. Le posate possono essere più di due: vanno usate quelle esterne, poi man mano quelle interne. Alle cene con gli amici, si comincia con argomenti generali e poi si spettegola sugli assenti. Per i pranzi coi parenti, si localizza la zia insopportabile e ci si siede più lontano possibile. Ogni momento legato al cibo è indissolubilmente tramato di riti, privati o pubblici. In decenni di pasti, mangiando almeno due volte al giorno, abbiamo maturato un’infinità di abitudini. Alcune intollerabili, ma solo quando le fanno gli altri. Ecco 18 comportamenti a tavola che ci danno fastidio e che facciamo comunque.
- Bocca piena. In molti casi, è fastidioso già che parliate. Dovervi ascoltare mentre si gusta un piatto squisito è uno strazio; ma se in voi alberga un insopprimibile bisogno di condivisione, sia pure. È tanto chiedervi almeno di finire la masticazione prima di cominciare il monologo?
- Bicchieri altrui. C’è chi lo reputa un gesto spiritoso, un atto di condivisione: è solo fastidioso. Soprattutto se siete donne col rossetto o amici che mangiano unto. Il bicchiere è un bene inalienabile. Tentate un altro approccio.
- Attaccarsi alla bottiglia. Davvero lo state facendo? Allora non volete capirlo: avete il vostro bicchiere; il vostro. Usatelo.
- Piatti altrui. Arriva quasi sempre, la domanda maledetta: “Posso assaggiare?” e già gli avvoltoi si sono avventati sul vostro cibo. Se il bicchiere non si tocca, il piatto è completamente off-limits, zona recintata; girate al largo.
- Brindisi. Ricorre l’uso di brindare facendo toccare i bicchieri. Se si fa in 4, è carino; se si fa col proprio vicino, con chi si ha davanti, è carino. Se siete una tavolata di 20 persone e tutti devono, col fanatismo delle crociate, toccare tutti, senza risparmiare nemmeno il vecchio zio incastrato nell’angolo, è solo un supplizio. Alzate i calici e cominciate a mangiare.
- Risucchio della minestra. Se si tratta della famosa minestra di porri che vostra zia orgogliosamente rifila da quarant’anni, è già dura doverla mandare giù; vi prego, non peggiorate la situazione.
- Vini. Alcuni di noi vogliono soltanto berli. Stop alle menate su tutti i retrogusti impronunciabili che vi siete studiati a casa. Qualche anno fa era chic, ora è desolante.
- Abboffarsi. La tentazione c’è. Quando siamo soli, ci è anche concesso: mangiare tutto come in una lotta per la sopravvivenza. Ma quando occhi innocenti vi guardano, siate compiti: mangiare di fretta rovinerà la vostra digestione e quella di chi, impotente, vi osserva.
- Buffet. L’undicesima piaga. Aggressività, vandalismo, ferocia. Al banchetto dei fritti, poi, veri e propri atti di bullismo. Se state in un angolo e non riuscite ad agguantare nemmeno l’ultima fetta di pan carré avanzata, non sentitevi il peggiore dei falliti. Avete ancora la vostra dignità: la vostra fame e la vostra dignità.
- Cena in piedi. Se vi piace la cena in piedi, noi impotenti commensali ci adattiamo. Ma scegliete un menu adatto: ve lo chiedono le nostre mani, che sono due, due soltanto. Bene i finger food, gli spiedini; da evitare lasagne a 12 strati, bistecche con l’osso, tacchini interi.
- Panini e pane. I panini sono semplici e gustosi, ma questo non vi autorizza a agire come belve. Anche il panino richiede il suo galateo: si mangia a bocconi, si fa a pezzetti. Non assaliteli e masticate piano. Stesso discorso per il pane servito in tavola: spezzettatelo, non azzannatelo senza ritegno.
- Stuzzicadenti. Molti saranno stati rincuorati dalla disinvoltura con cui i ristoranti cinesi espongono gli stuzzicadenti: si evita ogni senso di colpa, ogni imbarazzo nel chiederli al cameriere. Questo non vi autorizza a usarli con libertà totale. Non siete in bagno con il filo interdentale, ma in cucina coi vostri parenti o al ristorante con gli amici. Siate discreti: quel che si assiepa tra i denti deve restare tra voi e il vostro dentista.
- Argomenti. Quasi tutte le cene prevedono un momento di raccapriccio in cui il più ardito comincia a parlare di irritazioni intestinali e tutti gli altri commentano: “Per favore, stiamo mangiando”. Per porre pietosamente fine a questo rito, evitate durante il pasto e rimandate gli argomenti più scabrosi alle fasi successive.
- Dondoli. È prerogativa giovanile, ma diffusa anche tra rari ardimentosi adulti: dondolare con la sedia, sporgersi con le gambe all’aria. Finisce quasi sicuramente in un modo: o cade quello che dondola, o rischia di cadere spaventando il vicino, che cade per riacciuffarlo.
- Smartphone. Orribile, è orribile usare il telefono mentre si mangia. Che sia per scrivere, chiamare, far ricerche su internet, fa pensare che nella vostra vita qualcosa sia più importante del cibo e questo non deve accadere.
- Suonerie. Al cinema, in treno, al lavoro: sono terrificanti. Dai belati dei figli alle canzoni di Biagio Antonacci riarrangiate da voi. Almeno a tavola, abbassate il volume.
- Fumo. Posto che in certi momenti quell’atteggiamento misterioso e quel fumo vizioso vi rendono anche vagamente affascinanti, mentre cenate la sigaretta è contro ogni buonsenso. Se chiedete il permesso di fumare, non riusciremo mai a dirvi di no; perciò, non chiedetelo e evitate lo strazio.
- Scarpetta. Non date retta a nessuno, nemmeno il minimo scrupolo: fatela come se non ci fosse un domani. La scarpetta è un diritto: prendete il pane e ripulite il piatto.
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