Cose che ho imparato sul cibo lettone
Dai prodotti delle foreste dell’interno a quelli del mar Baltico, la Lettonia ha molto da offrire: ecco cosa abbiamo assaggiato nel nostro viaggio a Riga.
Probabilmente la Lettonia non è in cima alle vostre mete gastronomiche, eppure Riga – la più grande fra le Capitali delle Repubbliche Baltiche, che nel 2014 è stata Capitale europea della cultura insieme alla città svedese di Umeå – prodotti che arrivano dalle foreste dell'interno o dalle spiagge del mar baltico è una destinazione molto interessante anche per quel che riguarda il food. Tra bellissimi palazzi in stile Art Nouveau, verdi parchi cittadini, avveniristiche costruzioni affacciate sul fiume Daugava e pittoreschi quartieri periferici fatti di case di legno ed ex fabbriche trasformate in appartamenti di lusso, le stradine della Old Town e i grandi padiglioni del Mercato Centrale nascondono molte sorprese a carattere culinario. Dai prodotti più insoliti – almeno per noi – che arrivano dalle foreste dell’interno o dalle spiagge del mar Baltico, fino alle più moderne tendenze hipster, vi proponiamo un interessante viaggio alla scoperta della gastronomia lettone (con l’accento sulla prima e).
- Funghi. Se vi dovesse capitare di intavolare una conversazione amichevole con un lettone tanto da arrivare a farvi vedere qualche foto personale sul suo smartphone, con buona probabilità vi mostrerà quelle dei funghi raccolti invece che dei figli o del cane. I lettoni vanno letteralmente matti per i funghi, soprattutto per i porcini (baravika) e appena piove vanno nei boschi a farne incetta scatenando guerre con amici e vicini a chi ne trova di più. Come li cucinano? In tutti modi naturalmente. Possono finire nel ripieno dei pīrāgi (delle specie di paninetti farciti e chiusi, cotti al forno) o marinati, in vendita tra i banchi del Mercato Centrale. In versione gourmet, li abbiamo assaggiati nella Crema di funghi con perle di tapioca e olio di porcini essiccati al ristorante Muusu (Skārņu iela 6) e nel piatto a base di Filetto di persico con orzotto ai funghi, spinaci e salsa alle erbe all'elegante ristorante dell'Hotel Le Dome (Miesnieku iela 4).
- Radici. Gli chef lettoni prendono piuttosto alla lettera lo slogan back to the roots. In tutti i loro piatti – così come ai banchi del Mercato Centrale – abbondano tuberi, radici e rape di ogni genere. Molto popolari, in particolare, sono il topinambur e la rutabaga (radice dal colore bianco-violastro tipica dei paesi nordici, a metà tra la rapa e il ravanello) e la radice di cicoria. Molto interessante il dessert Beekeper's Joy (la delizia dell'apicoltore, nella foto) dello chef Māris Jansons al ristorante Bibliotēka №1 (Tērbatas iela 2) che unisce diverse ossessioni gastronomiche nazionali: sour cream (la panna acida, che i lettoni mettono praticamente dappertutto, dolce o salato che sia), spugna di pane al miele, neve di topinambur e miele di foresta aggiunto al momento.
- Mele cotogne. Le piccole ma deliziose mele cotogne della Lettonia – tra le principali protagoniste della cucina autunnale – crescono sugli arbusti di Cydonia, arrivati qui intorno al 1870. Ricchissime di sostanze antiossidanti e vitamine, queste melette gialle sono molto usate per preparare dolci e frutta candita e per marinare l'agnello ma anche per realizzare raffinati piatti di cucina contemporanea e gustosi dessert come il Vasetto di crema di mirtilli rossi, crema di mela cotogna, crumble di pane di segale, emulsione di menta e salsa di lampone assaggiato al ristorante Muusu.
- Carni. La cucina lettone si divide equamente tra carne, pesce e vegetali con un debole – soprattutto per quanto riguarda i primi due ingredienti – per l'affumicatura. Un giro al padiglione della carne nel Mercato Centrale è un ottimo modo per capire fino a che punto sia spinto il concetto: sono tantissimi i banchi che vendono esclusivamente pollame affumicato, dai nuggets a cosce e coscette, fino a polli e tacchini interi. Non fatevi scoraggiare dal poco invitante colore scuro – e da qualche piuma rimasta sulla pelle – e addentate con convinzione questo ottimo street food locale. Oppure, dirigetevi ai banchi che vendono maiale affumicato – altro grande protagonista della cucina lettone – in tutte le fogge, dai diversi tipi di salsiccette e salsiccioni e salami a lonze, ariste e pancette. Chiedete pure alle signore – al 90% le venditrici del mercato sono donne – di farvi assaggiare qualcosa prima di comprare.
- Frattaglie. Tra i banchi della carne fresca vi potrà capitare di vedere invece parecchie frattaglie (usate anche dagli chef più ardimentosi) come fegato, animelle, testicoli e le giganti - e poco allettanti, a dir la verità – mammelle di vacca. Non troverete invece al mercato alcune carni insolite ma che stanno tornando di moda soprattutto nei ristoranti di cucina contemporanea come il cervo – squisito quello brasato, servito con crema di aglio nero, gelatina di mela cotogna e patate, dello chef Māris Jansons, come pure le salsiccette presenti nello Stufato di cinghiale selvatico con fave e rutabaga (in foto) provato al ristorante 3 Prir (Kaleju Iela 3) e il castoro, servito sempre al 3 Prir affumicato al ginepro con cipolline marinate ai mirtilli, semi di mostarda e gelatina di frutti rossi.
- Pesce. Esattamente all'estremità opposta del padiglione della carne al Mercato Centrale, c'è quello del pesce. Un tripudio di specie ittiche fresche – o meglio, proprio vive e saltellanti – e affumicate o variamente conservate, che fa la gioia degli amanti del pesce e degli chef che si danno appuntamento qui almeno due o tre volte a settimana per comprare il meglio di quanto arriva dal Mar Baltico e dai fiumi lettoni. Dallo storione al pesce gatto della Daugava, dalle aringhe marinate all'anguilla, dal pregiato luccioperca alle povere – ma buonissime – sardine fresche o leggermente affumicate (perfette a colazione) fino all'immancabile salmone, qui si trova davvero di tutto e pure a buon mercato, caviale a parte. L'assaggio più particolare? Le lamprede di fiume (simili a piccole anguille, si mangiano solo in Lettonia e sono pescate tra agosto e febbraio nei fiumi Gauja e Salaca), vengono appena grigliate e poi messe sotto sale a marinare nei mastelli di legno con caffé o té nero per diverso tempo, fino a quando non si forma una sorta di saporita gelatina che si mangia insieme alla carne del pesce. Piacciono tanto anche a Heston Blumenthal, Māris Jansons invece pensa che siano troppo estreme per i palati moderni (anche se a noi sono piaciute un bel po') e preferisce proporle in versione contemporanea e leggermente fusion con salsa di soia.
- Sottaceti. Ancora una tappa al Mercato Centrale, nel padiglione gastronomico che oggi accoglie un po' tutto: dalle spezie alle cineserie di plastica, dalle tisane a base di foglie e bacche della foresta fino ai tanti banchi di verdure sottaceto, il cui odore pervade l'intero spazio. Se amate il gusto sour, questo è il vostro paradiso: nei vari banchi se ne stanno ammucchiati sottaceti di ogni genere, dai funghi ai tradizionali crauti e cetriolini – buonissimi pure quelli sotto sale – che sono un po' l'emblema della gastronomia est-europea. Ma c'è anche molto altro da assaggiare e comprare: dalle foglie di verza variopinte – marinate in aceto con aggiunta di spezie colorate come la curcuma, il curry o la barbabietola – che si fanno mangiare una dietro l'altra come patatine, alle teste di aglio messe a marinare tutte intere. Se avrete il coraggio di assaggiarne qualche spicchio scoprirete che no, non perdono affatto il sapore di aglio, ma sono buonissimi lo stesso.
- Bacche. I nostri nuovi amici lettoni ci hanno confermato che la famosa leggenda secondo cui nei paesi nordici esistono svariate parole per definire le diverse sfumature della neve e del ghiaccio è vera e valida anche per i paesi baltici. Stessa cosa si potrebbe dire per le infinite varietà di bacche e frutti selvatici che colorano i banchi del mercato e le ricette degli chef, e rendono la cucina lettone anche molto salutare. Nomi per noi assolutamente sconosciuti sono qui popolarissimi: dall'aronia (in inglese chokeberry, bacche scure simili ai mirtilli che crescono su arbusti, appartengono alla famiglia delle Rosaceae e sono un concentrato di antociani) al camemoro (Rubus chamaemorus o cloudberry, sembrano delle more gialle) usato sotto forma di sciroppo dagli chef di 3 Prir per farne un gelato servito con un insolito – e piuttosto audace – Tortino di cioccolato e aglio nero, passando per mirtilli, mirtilli rossi americani e bacche di sorbo. Ma il maggior protagonista della gastronomia lettone è senz'altro l'olivello spinoso: le sue piccole bacche gialle leggermente allungate sono ricchissime di vitamina C e hanno proprietà tonificanti, la polpa è astringente e ha un odore che tende a ricordare il formaggio, motivo per il quale non possiamo proprio dichiararci suoi grandi fan. Lo si trova un po' dappertutto, dalle salse che decorano i piatti degli chef al ripieno delle raffinate praline di cioccolato bianco di Nelle Ulla, decorate con petali di fiordaliso essiccati.
- Vini. Se vi propongono una degustazione di vini lettoni, voi cosa vi aspettate? Considerando che a queste latitudini è difficile che cresca l'uva, i simpatici abitanti del paese baltico hanno deciso di chiamare vino qualsiasi succo fermentato di frutta o simile. L'idea sembra balzana, eppure il risultato non è sempre malaccio. Da Pienene una sorta di grazioso showroom di tutto l'artigianato lettone, incluso quello enogastronomico – potrete assaggiarne diversi tipi, solitamente con una gradazione alcolica compresa tra i 13 e i 15 gradi e con pochi anni alle spalle, visto che non ci sono solfiti aggiunti e che vanno consumati il più freschi possibile. Possono essere liquorosi – come quello di mele e aronia – o semi-secchi come quelli di lampone e olivello spinoso, piuttosto aspro e con la già menzionata nota di formaggio che non lo fa proprio risultare affascinante. Eppure, dobbiamo ammettere che il vino di rabarbaro, dal carattere secco e dall'aroma decisamente fruttato con note di rosa, non è per nulla male e – se degustato alla cieca – potrebbe forse trarre in inganno anche qualche esperto.
- Birra. In alternativa ai vini insoliti, puntate sulla birra ma evitate quelle industriali: la Rietumu Eils (American Pale Ale) e la Porteris (Latvian Porter) dello storico birrificio Aldaris (Tvaika iela 44) - poco fuori città, con un interessante museo da visitare, e pur essendo stato acquisito dal gruppo Carlsberg mantiene un carattere abbastanza indipendente – sono interessanti. Ci hanno parlato bene anche del birrificio Valmiermuiža, di cui non siamo riusciti però ad assaggiare nulla.
- Liquori. Se invece siete in cerca di emozioni forti, vi aspetta il Black Balzams: da un'antica ricetta messa a punto dal farmacista Abraham Kunze nel 1752, è a base di vodka e circa 27 tra erbe, spezie e altri ingredienti. Il risultato è un liquido scuro e liquoroso, abbastanza amaro da non risultare stucchevole e piacevole da bere da solo, come ingrediente di cocktail o per correggere il caffè. Almeno una volta, andatelo a bere al Black Magic (Kaļķu iela 10), scenografico locale dall'ambientazione cupa e suggestiva che rimanda ai tempi della creazione della ricetta, con tanto di sorpresa.
- IMMAGINE
- Luciana Squadrilli