Asparagina: cos’è e come si usa in una dieta bilanciata?
Conoscete l’asparagina? Non la pianta ma l’amminoacido essenziale che produce il nostro organismo. Ecco a cosa ci riferiamo.
Sicuramente il termine asparagina non vi è nuovo. Il riferimento agli asparagi da cui deriva appunto l’omonima pianta è abbastanza intuitivo. Non tutti sanno però che l’asparagina è anche una sostanza molto importante per la nostra salute. In particolare, si tratta di un amminoacido non essenziale (prodotto naturalmente dall’organismo) fondamentale nella produzione delle proteine, degli enzimi e del tessuto muscolare. L’asparagina contribuisce inoltre a bilanciare le funzionalità del sistema nervoso, agevolando la ripresa dopo l’esercizio fisico e intervenendo nella riduzione alla sensibilità all’insulina. Avere una dieta bilanciata e varia non dovrebbe causare alcuna carenza di questo amminoacido: le principali fonti alimentari in cui trovarlo sono infatti uova, latte e derivati, pesce, asparagi, noci e patate. Non è raro trovarla anche nei preparati da banco insieme ad altri amminoacidi quali creatina e glutammina.
Come si usa l’asparagina
In quei periodi di particolare stress fisico e mentale in cui l’energia richiesta dall’organismo è maggiore di quella effettivamente disponibile, può essere utile aiutarsi con alcuni piccoli suggerimenti. Ad esempio si possono assumere appositi integratori a base di asparagina o aumentarne il consumo in cucina. Se nel primo caso sarà necessario il consulto del vostro medico curante, nel secondo dovrete soltanto stimolare la vostra creatività cimentandovi in piatti nuovi e originali: sì, quindi, a risotti, vellutate, frittate e torte rustiche a base di asparagi e patate. Ma anche a fresche insalate in cui sfruttare tutte le proprietà dell’asparagina da cruda o al massimo cuocendola leggermente a fuoco dolce. Da questo punto di vista è bene sapere, infatti, che l’asparagina libera può subire diverse reazioni chimiche e diventare tossica (producendo l’acrilammide) se a contatto con alte temperature: il consiglio, quindi, è quello di evitare tutti quei tipi di cottura che possano scatenare la reazione di Maillard.