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Quando bere alcolici fa bene all’ambiente: nascono le aziende carbon negative

di Alessio D'Aguanno 20 Gennaio 2022 09:00

Cosa vuol dire essere carbon negative? Ecco qui alcuni produttori di alcolici che hanno fatto della sostenibilità la loro firma.

Quando si riflette sui pro e contro che implica il bere alcool ci viene sempre istintivo associare la risposta agli effetti che questa azione può avere sulla salute del nostro corpo. E se invece pensassimo a quelli che può avere sull’ambiente? Come per altri settori dell’industria alimentare, anche in questo campo non stanno passando inosservati i danni che il nostro operato ha sulla Terra. Così, alcune aziende visionarie hanno deciso di azzerare la differenza tra le emissioni di anidride carbonica prodotta e quelle compensata o, addirittura, di portare questo tasso sotto lo 0, diventando rispettivamente carbon neutral o carbon negative. L’obiettivo? Non impattare in alcun modo sul surriscaldamento globale. Ecco quali sono gli esempi principali di distillerie (e non solo) carbon negative nel mondo.

  1. Air Company. Se c’è ancora chi sostiene che la vodka sia nata in Polonia e chi in Russia, ciò su cui non si può discutere è che anche su questo distillato non manca chi cerca di innovare. A New York, la startup Air Company ha fondato Air Vodka, un prodotto così chiamato perché realizzato con l’anidride carbonica presente nell’aria. La CO2, in questo caso, è la base di partenza per la produzione di alcool, in sostituzione delle tradizionali patate. Il processo di produzione non è più la tradizionale fermentazione, ma una reazione innescata da un catalizzatore meccanico attivato con l’energia del sole. Il risultato? Una bottiglia da 750 ml di questa vodka elimina 340 g CO2 dall’aria.
  2. Greenbar Distillery. Altra azienda visionaria, altro esempio da seguire, questa volta a Los Angeles. Stiamo parlando di Greenbar Distillery, realtà che sin dal 2008 ha deciso di piantare un albero nelle foreste pluviali dell’America Centrale per ogni bottiglia di gin, whisky, rum o altro alcolico venduta. Secondo studi interni all’azienda, il rapporto tra gas serra prodotti e rimossi dall’ambiente è pari a 1:315. Le altre azioni messe in campo per raggiungere questo risultato? L’utilizzo di etichette e bottiglie realizzate a partire da rifiuti, la scelta di non utilizzare plastica e vernici metalliche e l’impegno per la riduzione dei materiali da imballaggio.
  3. Arbikie Distillery. In Scozia c’è chi, come Arbikie Distillery, ha pensato di utilizzare i piselli per realizzare gin e vodka. Il motivo? A differenza dei cereali non necessitano di fertilizzanti sintetici che hanno un notevole impatto sulla produzione e, di conseguenza, rilasciano nell’aria molti gas serra. Questa linea sostenibile è nata nel febbraio 2020, si chiama Nadarnatura in gaelico – ed è responsabile, come nei casi precedenti, di una riduzione dell’inquinamento atmosferico attraverso la rimozione della CO2 presente nell’aria. Più precisamente, per ogni bottiglia da 70 cl di gin prodotta vengono eliminati 1.54 kg di anidride carbonica dall’atmosfera.
  4. Cooper King. L’azienda inglese si è dichiarata la prima produttrice di gin carbon negative, visto e considerato che sia il suoi Dry Gin sia l’Herb Gin rimuovono dall’atmosfera più carbonio di quanto non ne immettano. Come per altre realtà, anche in questo caso è massima l’attenzione a diminuire la produzione di CO2, mentre l’azione di compensazione viene effettuata con crediti di carbonio verificati dal programma Verra’s Verified Carbon Standard. L’energia utilizzata è 100% rinnovabile e 1 dollaro del ricavato per ogni bottiglia venduta viene devoluto a un’azienda partner per la piantumazione di alberi. Per ogni bottiglia di questi due gin, si pianta 1 metro quadrato di bosco nativo nel Regno Unito e si rimuove 1 kg di CO2 in più rispetto a quella prodotta.
  5. Negat-ve Distillery. A sud di Melbourne, nell’isola della Tasmania, si trova questa distilleria produttrice di London Gin. Il loro motto è Stiamo creando un mondo migliore, un Gin Tonic alla volta. Per raggiungere lo scopo, la CO2 prodotta durante la realizzazione del gin viene catturata e trasferita in un fotobioreattore dove le alghe presenti, consumandola, rilasciano ossigeno nell’aria. Se l’obiettivo futuro è quello di diventare carbon negative esclusivamente con questo processo, nel frattempo l’azienda supporta una serie di progetti di compensazione, come la riforestazione. Il risultato raggiunto è un bilancio in negativo di 100 kg di CO2 per ogni bottiglia di gin prodotta.
  6. Two Drifters. Nel sud dell’Inghilterra vicino all’aeroporto di Exeter, a Devon, si trova una distilleria che ha deciso di puntare forte sul tema Carbon Negative, tanto che ne ha dedicato una sezione ad hoc sul proprio sito, dove si possono vedere in tempo reale le tonnellate di CO2 rimosse e non prodotte (attualmente poco meno di 17 e poco più di 35). Si chiama Two Drifters, in inglese Due Vagabondi, dalla coppia nella vita – Gemma e Russ – fondatrice, che fin da subito ha condiviso la passione per il rum. All’interno della distilleria c’è spazio esclusivamente per energia rinnovabile, veicoli elettrici, corrieri e packaging che non impattano in maniera negativa sul tema dei gas serra. La compensazione viene ottenuta grazie al lavoro dell’azienda partner Climeworks che, essendo costoso, induce la distilleria a far ancora più attenzione sull’immissione di CO2 nell’atmosfera.
  7. BrewDog. Spostandoci sul tema della birra, non si può non citare il caso scozzese di BrewDog che nella seconda metà del 2021 ha annunciato di immettere nell’atmosfera, considerando la filiera completa che va dalla produzione fino al servizio nella catena di pub di proprietà, una quantità di ossigeno doppia rispetto a quella di anidride carbonica prodotta. Il birrificio carbon negative di Ellon, nell’Aberdeenshire, dichiara sul proprio sito di aver acquistato nel 2020 un terreno di 9308 acri, ovvero 3767 ettari, nelle Scottish Highlands. Se nel 2023 in quest’area sorgeranno alberi di proprietà – per una riforestazione di portata enorme – l’azienda promette anche per il futuro di ripristinare acri di torbiere, fortemente efficaci nell’imprigionare il carbonio in eccesso. Nel frattempo? L’azienda si impegna per lo stesso obiettivo collaborando con partners che ne condividono i principi. Un esempio? Nature Conservancy of Canada.
  8. Ambrosia Premium Italian Gin. L’ultima idea della giovanissima società Ambrosia Srl, che nella primavera 2020 aveva prodotto un gin con ingredienti 100% toscani, è un gin a emissioni zero. L’idea consiste nella realizzazione del distillato senza creare in alcun modo danno all’ambiente. In attesa di diventare carbon negativa, l’azienda compensa la CO2 immessa in atmosfera tramite un’associazione che si impegna a rimuovere CO2 dall’atmosfera per conto terzi. Un esempio di soluzione? La conversione di pascoli degradabili in foreste che migliorano la qualità del suolo. Quando la distilleria sarà ultimata a Barga (LU), entro l’estate, il risultato aziendale sarà quello di carbon negative, in particolare grazie alla prima Ambrosia Forest, un’area disboscata dell’Appennino che verrà ripopolata. Il gin di Ambrosia si può trovare attualmente in bottiglie in 3 versioni differenti: Ambrosia Day Edition, con ginepro toscano, limone di Sicilia, salvia e rosmarino marchigiani, Ambrosia Sicily Edition, con limone di Siracusa, arancio Tarocco, ginepro toscano, peperoncino siciliano e fiori di Zagara, e Ambrosia Night Edition, con ginepro toscano, limoni di Sicilia, salvia e rosmarino marchigiani.
  9. Distillerie Francoli. La famiglia Francoli, originaria della Valtellina, ha iniziato a distillare nel 1875 e si è trasferita a Ghemme (NO), dove la distilleria è nata nel 1951 grazie alla volontà di Luigi. Da allora l’azienda ha fatto parlare di sé per la propria grappa, i liquori e i distillati, ma anche per l’attenzione all’ambiente. La realtà ha infatti aderito al progetto Impatto Zero®, il quale ha permesso la creazione e la tutela di foreste in Costa Rica per l’assorbimento dell’anidride carbonica prodotta durante tutta la filiera, trasporto aereo compreso. La distilleria è stata la prima produttrice di grappa a essere certificata a impatto zero, obiettivo raggiunto nel 2006. Il processo di produzione della grappa non ha impatto sull’ambiente perché utilizza l’energia da vinacce essiccate che, quando bruciate, non causano l’aumento di gas serra sia perché di origine naturale, sia perché un elettrofiltro ne diminuisce i danni. L’azienda ha anche installato un sistema di pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica. Ultimo dettaglio, ma non da meno, l’acqua utilizzata per la produzione di grappa, come scambiatrice di calore, viene nuovamente raffreddata e riutilizzata al 95%.