Birra del Borgo: licenziamenti e chiusure. Cosa sta succedendo?
Chiusura dello stabilimento di Collerosso e licenziamento di più di 40 dipendenti: cosa sta succedendo da Birra del Borgo?
Mai avrei pensato che una notizia del genere arrivasse da una testata locale avulsa al settore. E invece Marsicalive sgancia la bomba nel fine settimana: taglio netto del personale di Birra del Borgo, birrificio un tempo artigianale e passato sotto l’egida del colosso AbInbev nel 2016. A salvarsi è solo il settore della produzione. Tradotto: più di 40 dipendenti a casa.
Le prime avvisaglie che le cose stessero precipitando si erano avute pochi giorni prima, con un post sulla pagina di Osteria di Birra del Borgo, il locale vetrina, di Roma nel quartiere Prati: chiusura temporanea per non precisati motivi che intaccherebbero sulla qualità del servizio. Si comincia a sentire puzza di bruciato. L’incendio divampa su Zoom: i lavoratori vengono avvisati in una call. Motivo: necessità di standardizzazione del prodotto. Il tutto condito da un po’ di scusante Covid che di questi tempi ci può stare. Sorpresa? Ma quando mai.
Cinque anni, di solito, è il periodo di tempo che si concede ad un’azienda per iniziare a camminare sulle proprie gambe. Tutte le fiches vengono puntate sul marchio, i conti economici sono un inutile dettaglio: è il tempo degli investimenti, non è il momento di pretendere di fare (grossi) margini. Ma quel momento prima o poi arriva e, se tutto va bene, l’azienda passa ad una nuova fase. Nella peggiore delle ipotesi si riduce, si taglia. Si può arrivare anche alla chiusura.
Quando nel 2016 Birra del Borgo fu acquisita da AbInbev il settore della birra artigianale italiano rimase scosso: uno dei suoi produttori di punta passava dall’altra parte della barricata. Si stava ripetendo in Italia quello che era già accaduto in altri paesi: l’industria iniziava a fare shopping di microbirrifici. Quella di Borgo infatti non fu l’unica acquisizione. Il timore era che la potenza di fuoco delle multinazionali potesse desertificare il mercato con politiche di prezzo super aggressive, tra etichette di birrifici ex artigianali e prodotti crafty (quelli che fanno il verso alle birre artigianali). Le cose però sembra siano andate diversamente.
Cinque anni dicevamo: eccoci qua. L’industria torna a fare l’industria. Il localone vetrina chiude (?), non occorrono più decine di referenze, l’impianto di Collerosso dove si continuava a fare sperimentazione brassicola viene venduto. E ora? Probabilmente continueremo a trovare la Lisa nei supermercati e negli autogrill, tra una Leffe e una Corona. Dispiace, e tanto, per i dipendenti, a cui auguriamo vivamente di spuntare un accordo economicamente valido per l’uscita.
Birra del Borgo non è però un caso isolato. Sempre di questi giorni è la notizia, lanciata da Cronache di Birra, relativa ad un altro marchio finito nelle mani dell’industria. Dopo circa 5 anni (anche in questo caso), Heineken non sapendo più che farsene di Hibu lo ha messo in vendita. Tenetevi forte: c’è stata la riacquisizione da parte dei vecchi proprietari. Una volta tanto, pur parlando di birra, il finale non è amaro.