10 modi per rovinare un’insalata
• Pubblicato 4 Agosto 2015 Aggiornato 6 Giugno 2016 14:57
Più versatile e leggera di un’insalata? Difficile trovarne, molto più semplice invece è preparare insalate noiose, sbagliate e insoddisfacenti: ecco come.
Alle porte (e oltre) della prova costume, i carrelli al supermercato sono pieni di petto di tacchino, tonno al naturale e verdure da insalata. Ma si fa presto a rovinare un piatto così semplice: noi abbiamo individuato 10 modi in cui non bisognerebbe mai preparare un’insalata.
- Scegliere le insalate in busta e versarle nella ciotola. Sono pratiche, colorate e già porzionate, lo sappiamo. Eppure il tempo di lavaggio di un cespo di insalata non può davvero essere così lungo, e mentre quella scola l’acqua voi preparate gli altri ingredienti: la croccantezza e la freschezza delle foglie appena sciacquate non hanno paragoni. E in ogni caso, se proprio è quella in busta, almeno lavatela per favore.
- Tagliare le foglie e poi lavarle: mettereste mai sotto l’acqua corrente una pesca dopo averla tagliata in spicchi? E allora perché insistere col lavare le povere foglie di insalata dopo averla tagliate, magari con un coltello? Tutti i succhi scorrono via, le vitamine si deteriorano e la vostra insalata ha la consistenza del panno umido dopo la doccia.
- Tagliare gli ingredienti a tocchi da barbecue. Tagliare la base verde e le varie componenti intere è un’arte. Innanzitutto le foglie non andrebbero mai incise con il coltello ma spezzate a mano in pezzi di dimensioni contenute, ossia tali da non dover spalancare le fauci per ingoiare una forchettata. I pomodori, le carote, i cetrioli così come tutti i formaggi o le componenti intere, dal petto di pollo grigliato ai filetti di pesce, vanno tagliati in parti regolari e non troppo grandi, in modo da potersi amalgamare bene e non lasciare, ad esempio, tutti i pomodori all’ultimo fortunato.
- Ignorare la stagione. Anche se in televisione si portano le maniche corte a dicembre, non è estate tutto l’anno. Quindi basta pomodori olandesi di serra nell’insalata detox di gennaio, niente melanzane e peperoni grigliati a Pasqua e bando ai finocchi a lamelle nel piatto a luglio, anche se sono in offerta al supermercato: rispettiamo noi, i nutrienti e le stagioni. Meglio pochi ingredienti ma del periodo giusto.
- Mettere prima l’olio e poi gli altri condimenti. Partendo dal fatto che l’olio è un grasso e come tale non si mescola con le componenti acquose, per condire correttamente e legare gli ingredienti è saggio aggiungere prima sale, pepe, eventuali spezie e condimenti acidi e mescolare bene per poi terminare con l’olio. Infatti: "pe’ condì bene l’insalata ce vonno quattro persone: un sapiente pe’ mettece er sale, un avaro l’aceto, uno spregone l’ojo e un matto che la mischi e che la smucini", dicono a Roma.
- Condirla ore prima di mangiarla. Si dice che l’insalata condita cuocia, ossia una volta aggiunti i condimenti l’insalata si inumidisce e con l’andar del tempo perde il suo bel contrasto croccante e fresco, oltre ad assumere l’aspetto di verdura pre-masticata e stipata in frigo. Non proprio il massimo.
- Annoiare, o anche: persistere con il mais in scatola. Insegna il fumettista Zerocalcare che nessuno guarisce dalla propria infanzia. Dev’essere per questo che i bar cittadini si ostinano a servire qualsiasi proteina su un letto di rughetta e a condire le insalate con mais in scatola e olive nere denocciolate: vogliamoci bene, proviamo altri cereali e lasciamo le latte di olive a fare amicizia con i barattoli della dispensa. Proviamo ad aggiungere avocado, gherigli di noce o pinoli, capperi e sottoli, legumi, funghi, crostini e frutta disidratata tanto per dirne qualcuno.
- Sbagliare i condimenti. Viviamo nell’era della contaminazione, ma non tutti se ne sono accorti e vivono relegati ad olio e aceto bianco, al massimo un balsamico di vago sentore dolce. È tempo di far entrare in dispensa condimenti che si adattino agli ingredienti: sulle insalate primaverili delicate di lattughino e crescione niente condimenti consistenti a base di maionese o salse corpose; sulle cicorie amare e sui radicchi strada aperta a citronette con tocco di agrumi e note dolci di miele.
- Trascurare le erbe e i semi. Il tanto parlare di semi ed erbe che si fa di questi tempi nei ristoranti à la page ha avuto il benefico effetto di farci scoprire il mondo della croccantezza e dell’amarezza: provate ad aggiungere all’insalatina di stasera frutta disidratata tipo le mele, frutta secca come mandorle, anacardi e semi di sesamo oppure delle semplici erbe quali basilico, prezzemolo, origano fresco o maggiorana.
- Mortificare l’occhio e il palato. L’insalata soffre di una pessima immagine di marketing: è triste per definizione, ma buona, pratica e leggera. Per evitare di intristirsi davanti alla ciotolona, pensate a qualcosa che vi stuzzichi, a un ingrediente o a un condimento che vi ispira e sperimentate, aggiungete tocchi di colore e tentate di uscire dal seminato del triste insalataro. Se aggiungete un bicchiere di vino e una fetta di buon pane, viene anche meglio.
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