Vi siete mai chiesti come si fa il miele?
Il miele, o cibo degli dei, è il frutto di un lavoro ancestrale e minuziosamente organizzato di una famiglia matriarcale di api. Vi raccontiamo come si fa.
Ma voi lo sapete come si fa il miele? Ve lo spieghiamo noi di Agrodolce!
Come si fa il miele?
Ambrato o chiaro, multi o monoflora, liquido o cristallizzato, il miele, o cibo degli dei, è il frutto di un lavoro ancestrale e minuziosamente organizzato di una famiglia matriarcale di api. Praticamente l’unico dolcificante conosciuto dagli uomini fino alla scoperta dell’America, la sua produzione è da sempre incentrata sull’ape regina, che è nutrita e curata nei suoi 5 anni di vita dalle sterili e fedeli api operaie e fecondata durante il volo di accoppiamento dai fuchi, gli uomini del gruppo, con ruolo e predisposizioni fisiche diverse dalle sorelle operaie. Per fare il miele prima di tutto è necessario rispettare al massimo le piccole api, aiutandole a lavorare nel migliore dei modi fuori e dentro gli alveari. È inoltre molto importante documentarsi con informazioni precise, confrontarsi con gli altri apicoltori e cercare le attrezzature specifiche, ma anche lavorare in coppia, visto che le punture di questi insetti sociali possono portare anche allo shock anafilattico.
Trovare le api
Prima di tutto per fare il miele vanno trovate le api. Le api si possono reperire in due modi. In modo naturale, aspettando di trovare uno sciame sano e libero in primavera, e artificiale, acquistando dalle aziende o da apicoltori professionisti i favi coperti da api – come per esempio 5, di cui 3 con covata di diversi stadi e due con provviste di miele e polline – comprando dei pacchi di circa 10.000 esemplari – con la regina già feconda, le api nutrici di scorta e un contenitore con lo sciroppo – o, se non siete alla prima esperienza, scegliendo le famiglie complete, pronte per produrre miele, con una regina dell’anno precedente, le covate in diversi stadi e la cera nuova.
Le arnie
Una volta acquistata o costruita l’arnia, le api devono essere spostate nel nido. Le arnie sono piccole case in legno levigato, composte da un nido, una grossa scatola con miele, uova e propoli, dove la famiglia vive durante l’anno a una temperatura costante di 35 °C, uno o più melari con telaini da cui viene prelevato il miele, l’escludi regina, una rete messa insieme al melario nel mese di aprile per trattenere la regina nel nido a deporre le uova, il coprifavo, il tetto e un terrazzino con grande porta d’entrata. Per capire durante l’inverno le condizioni di salute dell’alveare è importante anche il cassettino in lamiera zincata anti varroa sul fondo dell’arnia.
Dove posizionare l’apiario
L’alveare va posizionato in zone precise. Dopo aver identificato le varie fonti nettirifere e pollinifere circostanti, accertarsi che il luogo sia asciutto e soleggiato, almeno nelle prime ore della giornata, esposto a sud o sud-est e riparato dal vento. è preferibile posizionare l'apiario vicino a una fonte d'acqua corrente e alberi a foglia caduca È preferibile che sia vicino a una fonte d’acqua corrente o a punti di abbeveramento artificiali, utili alle api in primavera per le covate e in estate per regolare la temperatura interna. Assicurarsi che ci siano alberi a foglia caduca e arbusti che riparino dalla luce estiva, dal freddo invernale, ma anche che accolgano le api nel periodo della sciamatura. In montagna è meglio posizionare le arnie in discesa, anche le api quando la sera rientrano a casa affaticate e cariche di polline preferiscono la strada più semplice. È importante non mettere in competizione le api bottinatrici delle diverse arnie dell’apiario, tenete sempre presente che il raggio di bottinatura delle api in Italia si aggira intorno ai 3 km ed evitate di superare le 40 arnie per un apiario permanente e le 100 per uno nomade.
Le api durante l’anno
Le api vanno controllate e curate durante tutto l’anno. In inverno bisogna visitarle con frequenza limitata, curarle e assicurarsi che tutto il materiale sia pronto e pulito per i primi di marzo. La primavera è il momento in cui l’alveare inizia a essere scatenato e attivo, è in aprile infatti che viene messo il melario e l’escludi regina nell’arnia, quindi intensificare le visite alle piccole lavoratrici visto che le insidie sono dietro l’angolo. Tutto deve funzionare alla perfezione, la regina deve stare bene e nel caso in cui si verifichino dei problemi va sostituita. Controllare l’interno dell’alveare aiutandosi con un affumicatore per calmare le api e di idonee protezioni, come una tuta da lavoro, una maschera per proteggere il viso con rete metallica e dei guanti in pelle con elastico finale per impedire alle api di passare. Inoltre, in aprile il consumo di miele della famiglia è alto, quindi se necessario utilizzare un nutritore esterno da posizionare fra il tetto dell’arnia e il coprifavo, altrimenti, inserire i telaini o con la scorta di miele messa da parte ad agosto dell’anno precedente o con una soluzione zuccherina appositamente preparata. Attenzione, a fine estate la varroa è al massimo sviluppo, quindi se necessario utilizzare i prodotti consentiti dalla legge per sterminare il parassita che uccide le api.
Come si fa il miele: maturazione
Le api chiudono con un opercolato di cera le celle quando il miele contiene fra il 17 e il 18% di acqua. È importante evitare che questa percentuale sia superiore, perché quando il loro nettare è troppo umido fermenta e si deteriora. Ci sono vari modi per accertarsi che il miele sia maturo. Può essere utile aspettare 3 o 4 giorni dalla fine della fioritura predominante, smielare nel momento in cui i 2/3 delle celle sono state opercolate o, al limite, scuotere il favo in posizione orizzontale rivolto verso terra: se escono delle gocce significa che ancora non è pronto per l’intervento dell’uomo. A seconda del periodo dell’anno e della zona avrete un prodotto finale diverso. Riuscire a smielare a giugno vuol dire avere il miele della primavera, uno dei migliori dell’anno, ma anche gli altri mesi estivi danno vita a grandi prodotti di fioriture particolari.
Estrazione dei melari
Quando il miele è maturo, far scendere le api dal melario al nido posizionando, dopo il tramonto, un disco di plastica chiamato apiscampo proprio fra le due cassette. Aspettare 48 ore e avvicinarsi agli alveari con un soffiatore per allontanare le api quando sono estratti i melari. Trasportarli poi in un’apposita stanza calda, evitando locali umidi che nuocerebbero al prodotto finale.
La disopercolatura
Una volta estratti i melari si passa alla disopercolatura. In un locale idoneo bisogna rimuovere la membrana di cera impermeabile dai favi. Esistono vari strumenti per procedere con questa importante operazione: a livello professionale viene utilizzato un macchinario che disopercola i telai in maniera automatica dopo essere stato regolato sia come profondità di taglio che di temperatura delle lame. È comune anche tagliare la superficie del favo su di un banco con un coltello affilato e riscaldato elettricamente, a vapore o tramite immersioni ripetute in acqua calda.
Smielatura
Dopo aver liberato i telaini, inserirli nello smielatore per fa uscire il miele tramite un meccanismo di centrifugazione crescente. Esistono smielatori manuali o elettrici, da regolare nella velocità e nel senso della rotazione; variano anche in base al materiale, fra tutti è preferibile utilizzarli in acciaio inossidabile, e se la disposizione del telaio è tangente o radiale all’asse di rotazione. Per impedire ai frammenti e alla cera di passare insieme al miele, setacciare con un’apposita retina il succo delle api, posizionandola fra l’uscita dell’estrattore e il recipiente.
Riposo
Lasciate riposare il miele per 2 o 3 settimane nel decantatore in acciaio inox, chiamato in maniera impropria maturatore. Aspettate che i corpi estranei si siano distaccatati dal succo delle api e poi spillare il miele nei contenitori scelti, tenendo i barattoli il più possibile vicino al rubinetto a taglio per evitare l’immissione di aria. il quantitativo di miele è influenzato dalle condizioni meteo, dalla salute della famiglia in un alveare e molti altri fattori Numerosi fattori possono influenzare il quantitativo di miele prodotto in un anno, dalle condizioni meteo allo stato di salute della famiglia in un alveare, senza sottovalutare le scelte dell’apicoltore, sia come tipologia di apiario, e quindi se stanziale o nomade, sia di mantenimento e cura degli stessi inquilini. Generalmente in Italia questo numero oscilla fra zero e 18 kg. A seconda della consistenza del miele prodotto sono consigliate due diversi tipi di contenitori, è preferibile mettere mieli liquidi nei barattoli di vetro trasparenti e solidi in quelli di vetro opaco.
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