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Cos’è l’olio di sansa?

di Francesca Panozzo 9 Ottobre 2024 08:41

L’olio di sansa è un olio prodotto con gli scarti di lavorazione dell’extravergine e vergine d’oliva, che può essere utilizzato in molti modi.

Ne avete sentito parlare ma non sapete bene di cosa si tratta. Oggi vi spieghiamo cosa è l’olio di sansa. 

Cosa è l’olio di sansa?

La sansa, in generale, è un sottoprodotto della procedura di lavorazione di olive, uva o altra frutta. Dalla sansa, grazie a processi specifici, si possono ottenere altri prodotti, anche molto diversi fra loro: come fertilizzanti, combustibili o alimenti. L’olio di sansa deriva dalla lavorazione delle olive, utilizzando gli scarci dell’extravergine e del vergine, ma ha molte qualità e può essere utilizzato in cucina, soprattutto per friggere La grappa, ad esempio, è prodotta grazie alla seconda lavorazione delle vinacce, sansa di uva, mentre l’olio deriva dalla sansa di olive.

Come è fatta la sansa?

La sansa di olive è una sorta di pasta, formata da residui di buccia, parte di polpa e frammenti di nocciolo delle olive, ed è, assieme all’acqua di vegetazione, il risultato della spremitura o della frantumazione delle olive da cui si è già ricavato l’olio extravergine e vergine d’oliva. Al suo interno la sansa di olive trattiene una percentuale non trascurabile di olio – circa il 3-6% del suo peso – che può essere estratto per pressatura o centrifugazione, grazie all’ausilio di solventi chimici: a questo stadio si tratta ancora di un olio grezzo e non commestibile. L’olio grezzo viene poi raffinato e, in un ultimo passaggio, miscelato con una percentuale non definita di olio vergine. A questo punto può essere consumato e quindi immesso sul mercato per essere venduto.

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Caratteristiche

In Italia la vendita, in un primo tempo proibita, è permessa dalla metà degli anni Venti. Nella classificazione merceologica degli oli d’oliva commestibili, costruita seguendo il parametro della acidità libera, cioè della percentuale di acidi grassi che non si lega, a livello molecolare, alla glicerina, l’olio di sansa è situato al quarto e ultimo posto, dopo l’olio extravergine, l’olio vergine e l’olio di oliva. Questa posizione in classifica, sebbene l’olio di sansa abbia una percentuale di acidità libera inferiore all’1,5%, è dovuta al fatto che, come abbiamo visto, all’interno del processo di estrazione e lavorazione, l’olio sia sottoposto a trattamenti chimici. Il sospetto che ciclicamente pesa sull’olio di sansa, allora, è quello che al suo interno possano permanere tracce, più o meno marcate, di sostanze chimiche dannose per la salute del consumatore. D’altro canto in suo favore, l’olio di sansa mantiene inalterata la composizione in acidi grassi rispetto all’olio di oliva.

Proprietà nutrizionali e benefici dell’olio di sansa

Sebbene inferiore all’olio extravergine di oliva per quanto riguarda qualità e aroma, ha un contenuto di acidi grassi monoinsaturi molto simile. Questi acidi grassi, secondo fonti come il National Institute of Health Americano (NIH), sono utili per la salute cardiovascolare in quanto contribuiscono a ridurre il colesterolo LDL, noto come colesterolo “cattivo”, mentre aiutano a mantenere i livelli di colesterolo HDL, quello “buono”. Inoltre, l’olio di sansa è stabile alle alte temperature, il che lo rende adatto per la frittura rispetto ad altri oli più delicati, mantenendo un punto di fumo abbastanza elevato. Il Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) conferma che questo olio può essere un’alternativa conveniente per le famiglie che vogliono beneficiare di alcuni vantaggi degli oli d’oliva senza sostenere i costi dell’olio extravergine.

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Aspetti normativi e regolamenti in Italia

In Italia, l’uso di questo olio è disciplinato da specifiche normative che garantiscono la sicurezza del prodotto finale. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF) monitora costantemente i livelli di residui di solventi chimici utilizzati nel processo di estrazione dell’olio di sansa, assicurando che non superino i limiti di sicurezza stabiliti. Grazie a tali controlli, l’olio di sansa disponibile sul mercato italiano è considerato sicuro per il consumo alimentare, rispettando le norme imposte dall’Unione Europea. Queste normative prevedono anche un’etichettatura trasparente, con indicazioni chiare che consentano al consumatore di identificare facilmente il prodotto e le sue caratteristiche.

Impatto ambientale

Il processo di produzione di questo olio è considerato più sostenibile rispetto ad altri oli vegetali. Studi del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA) dimostrano che l’utilizzo dei sottoprodotti delle olive aiuta a ridurre gli sprechi e a migliorare la gestione dei rifiuti agricoli. L’olio di sansa rappresenta un esempio di economia circolare, in cui anche le parti non direttamente utilizzabili delle olive vengono trasformate in un prodotto commercializzabile, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e a sfruttare al massimo le risorse disponibili.