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Cosa mangiare e bere a Lanzarote

di Marta Manzo 15 Agosto 2023 09:00

In visita nella terza più popolosa delle isole Canarie si può certamente godere di stupendi paesaggi naturalistici: tra un vulcano, una grotta e un tuffo nell’oceano c’è spazio anche per un’offerta enogastronomica da non perdere

Cosa mangiare e bere a Lanzarote? Affascinante isola delle Canarie, Lanzarote è meta di un turismo molto rilassato e rilassante. Ancora molto selvaggia, la terza e più a nord-est dell’arcipelago spagnolo, si visita per godere, soprattutto, del suo paesaggio vulcanico. Senza però dimenticare che, tra un lapillo e l’altro, tra una grotta e un tuffo nell’oceano c’è sempre tempo per una pausa rifocillante.

Qui trovate una piccola guida su piatti e bevande tipiche di Lanzarote. Se avete in programma di visitare questa riserva della biosfera Unesco certamente non potete mancarli.

Dove si mangia a Lanzarote

 Lanzarote

Prima di tutto, però: dove si mangia a Lanzarote. Molti sono i ristoranti e ristorantini, ma anche i semplici locali con ombrelloni e tavolini vista mare in cui potete fermarvi per assaggiare e compartir uno o più piatti freddi o caldi. Il nostro consiglio spassionato, soprattutto se vi muovete in autonomia, è di cercare e fermarvi nei Teleclub. Nati intorno agli anni ’60 nelle zone più rurali della Spagna, sono i luoghi in cui le persone si riunivano per guardare, tutte insieme, l’allora ultimo ritrovato della tecnologia: la televisione. E ancora oggi sono i luoghi in cui ci si incontra per una chiacchiera, una partita a carte (o a bocce), una birra in compagnia.

O per mangiare. Sì, perché nei Teleclub è possibile trovare una discreta carta di piatti tipici a prezzi popolari, con cibo autentico preparato in casa dai locals. Basta una breve ricerca sulla mappa, che vi indicherà quello più vicino a voi. Qualsiasi sia il luogo che sceglierete, in ogni caso, un consiglio spassionato: preferite un pranzo fuori a una cena, che più facilmente gestirete in autonomia. A dispetto dell’appartenenza spagnola, infatti, a Lanzarote chiude tutto (veramente tutto) molto presto, al massimo intorno alle 21.

Cosa mangiare a Lanzarote

Veniamo, quindi, ai piatti principali della cocina canaria dell’isola: Lanzarote integra, nella sua proposta, anche altre specialità provenienti dalle altre isole dell’arcipelago, ma si contamina facilmente anche con la cucina africana e quella latino-americana. Le portate più diffuse? In ordine di apparizione queste.

Papas arrugadas

papas arrugadas

Piccole patate cotte con la buccia, le papas arrugadas si preparano solitamente con una “vecchia” varietà locale, la papa bonita, riconosciuta tra le DOP europee delle Papas Antiguas de Canarias.

Bollite in abbondante acqua salata, una volta cotte le papas arrugadas presentano una visibile crosta di sale sulla buccia, che le condisce perfettamente. Servite come contorno, ma anche come aperitivo e tapa, sono immancabilmente accompagnate dal mojo.

Mojo

Il mojo è una salsa che, automaticamente, comparirà sul vostro tavolo a pochi minuti dall’ordinazione. Si serve, infatti, solitamente insieme al pane o alle papas arrugadas e in due varietà: mojo verde e mojo rojo (o picón).

Il primo, dal sapore più fresco, si prepara con olio, aglio, sale, peperoni verdi, coriandolo (o prezzemolo), cumino e aceto. Il secondo, invece, con aglio, peperoncini senza semi, cumino, paprika, aceto, olio e sale.

Gofio

Gofio, lanzarote

Alimento canario per antonomasia, che si fregia del marchio IGP, il gofio è il simbolo della cultura locale, che affonda le radici nei tempi dei Guanci, primi abitanti dell’isola.

Dall’alto valore nutrizionale, tanto da consentire la sopravvivenza delle popolazioni durante i periodi di carestia, si presenta come una farina, ottenuta dalla macinazione di cereali tostati in proporzione variabile (di mais, di frumento, ma anche orzo, segale, avena, riso) e si utilizza per preparare sia ricette salate, sia dolci.

Perfetto per realizzare il gofio escaldado, con la farina mescolata con del brodo di pesce bollito, serve anche ad arricchire e insaporire piatti di carne e di verdure. Da non perdere, se ve lo propongono, è il flan de gofio, un dolce fresco e delicato.

Sancocho

Sancocho

Un altro tra i piatti più importanti, questa volta di tutte le isole Canarie, ma di derivazione latino-americana è il sancocho. Normalmente si prepara con cernia o branzino dissalato, patate, patate dolci e spezie e viene accompagnato sia con pella de gofio – una sorta di pane di gofio – sia con il mojo.

Tradizionalmente si consuma il Venerdì Santo: quando le patate sono quasi cotte, si aggiunge in pentola il pesce tagliato a pezzi, che si fa bollire brevemente.

Ropa vieja

Piatto povero, originario della Spagna, ma popolare anche a Cuba e nelle Canarie, la ropa vieja è uno stufato antispreco, della tradizione povera, che generalmente si prepara con carne, ceci e patate d’avanzo.

Sull’isola, la ropa vieja canaria è gustosa e saporita: parte dalla realizzazione di un puchero (o cocido canario), cioè uno stufato di carne, da unire poi con ceci, patate, cipolla, aglio, pomodori, peperoni, tante spezie differenti e vino bianco. Il risultato? Eccezionale.

Queso de cabra

Il formaggio si produce principalmente con latte di capra di razza majorera, originaria di Lanzarote. Che si lavora a crudo, per conservarne tutte le proprietà.

L’impasto che si ottiene viene pressato e non cotto, per cui la buccia del prodotto finale – da bianca al marrone – varia a seconda del tempo di maturazione. E riporta quasi sempre l’impronta tipica della foglia di palma.

Il formaggio più fresco, senza l’aggiunta di fermenti, in piccole forme di bianco perlato è il queso fresco: molle, granuloso, ha aroma di latte fresco e una buccia praticamente inesistente. Quello morbido, invece, è quello cui vengono aggiunti fermenti lattici e caglio: è bianco, con una sfumatura avorio e crosta bianco-giallastra, ha pasta compatta al taglio e consistenza cremosa.  Da non perdere fritto, accompagnato da confetture di frutti rossi.

Il semi-stagionato tende a un colore esterno già più giallastro e ha sapore cremoso, lattico e leggermente acre, mentre lo stagionato, invece, è di colore giallo avorio e sapore ricco, cremoso e leggermente piccante. Si preparano anche nelle varietà gofio o paprika, con la crosta dal colore caratteristico di questi due prodotti.

Pescado del dìa

Per cosa mangiare e bere a Lanzarote chiedete sempre aiuto ai camerieri: è praticamente tassativo informarsi su quale sia il pescado del dìa. Questo perché, ovviamente, uno dei piatti principali della cucina di Lanzarote è chiaramente il pesce.

Facilmente vi proporranno cherne, ovvero la cernia, la vieja (pesce pappagallo), i calamares (calamari), ma anche i gambas al ajillo (gamberi cucinati con aglio), il pulpo (polpo), i gambas de La Santa (gamberi tipici delle Canarie), i mejillones (cozze) e le lapas (patelle). Ma potreste assaggiare anche la murena e il barracuda, che si trovano nella zona.

Potaje

potaje

Anche se originari del Portogallo, i potajes sono molto diffusi nell’arcipelago canario. Minestroni molto ricchi, in origine, insaporiti anche con carne, qui si declinano in versioni più “zuppose”

Ecco, allora, come incapperete nel “potaje de berros” , lo stufato di crescione e legumi, la cui ricetta varia di luogo in luogo. C’è, poi, anche il “potaje de garbanzos”, il minestrone di ceci. Si prepara facendo cuocere i ceci insieme a diversi pezzi di carne di maiale, come chorizo, zampette, pancetta e costine salate. Saporito e gustoso.

Cactus

Se vi state chiedendo ancora cosa mangiare e bere a Lanzarote, in visita al Jardín de Cactus attardatevi a leggere la carta del ristorante con vista piante: troverete, infatti, crocchette e hamburger a base di cactus, una delle piante più diffuse a Lanzarote, utilizzata anche per preparare marmellate.

Chiamato semplicemente cactus, oppure higo indio o higo chumbo, è infatti alla base di numerose confetture: insieme ad arancia, cactus e fichi, cactus e banana, cactus e aloe (altra pianta principale coltivata sull’isola). Ma anche cactus e pomodoro, peperone, cipolla.

Frangollo

Venendo ai dolci, se ne state cercando uno tradizionale il primo da scegliere è il frangollo. Realizzato con latte, farina di mais o miglio, zucchero, limone, mandorle, uvetta e cannella, miele di palma ha origini povere.

Sembra che il suo nome venga proprio dal verbo frangere, cioè spezzare, e che dunque rappresenti un mix di grani spezzati e schiacciati risalenti già già al XVII secolo. Oggi poco conosciuto, si prepara solitamente durante le feste e per i pellegrinaggi. E si serve con crema o cioccolato.

Bienmesabe

Il secondo, invece, è il bienmesabe, che letteralmente significa “mi sa buono”. È un dolce che si prepara con miele, tuorlo d’uovo e mandorle tritate.

Si serve come una crema quasi compatta e dalla consistenza granulosa, da gustare in coppa alta o bicchiere guarnita con gelato alla vaniglia.

Cosa bere a Lanzarote

Ad accompagnare la ricchezza di tutti questi piatti è un’offerta molto varia di vini, birre e liquori. Lanzarote, infatti, è piuttosto prolifica, nonostante sia sferzata dal vento, nella produzione vitivinicola e brassicola.

Vino

Dal 1993 la “Denominación de Origen Vinos de Lanzarote” certifica la qualità dei vini dell’isola, coprendola tutta e distinguendo tre zone principali di produzione: la Geria, tra Yaiza e Tías, nelle vicinanze del parco nazionale di Timanfaya; Masdache, al centro dell’isola e a nord di La Geria; Ye-Lajares, tra Haría e Teguise.

Merita una visita, anche quando non siate amanti del vino, il paesaggio della Ruta del vino proprio nella zona della valle di La Geria. Da Masdache a Uga, fino alle pendici vulcaniche, è molto popolare perché, già solo ad ammirarla, ci si trova davanti a una vera e propria opera d’arte naturale.

In questa zona, infatti, ai margini dei calanchi, nella cenere vulcanica nera, si trovano più di diecimila cavità a forma d’imbuto, all’interno delle quali spicca il verde delle piccole vigne. Questo metodo unico di coltivazione, scoperto anni orsono dagli abitanti di Lanzarote, consente di mantenere la giusta umidità notturna per le piante – visto che i lapilli vulcanici sono porosi e trattengono acqua – e di proteggerle dai costanti venti e dall’essiccazione.

Il risultato? Vini eccellenti da degustare e acquistare nelle cantine che affacciano sulla valle. La maggior parte sono a base di uva Malvasia, la più apprezzata, con cui si producono bianchi, rosati, rossi e anche bollicine. Ma in realtà, le tipologie di uve coltivate sono molte: Breval, Burrablanca, Diego, Moscatel, Listán e Pedro Ximénez d’uva bianca, Negramoll e Listán Negro di uva nera.

Birra artigianale

A Lanzarote, poi, ci sono anche due birrifici artigianali: Malpeis a Tinajo, con la possibilità di degustare i prodotti su una terrazza molto ampia.  le birre di punta, che si trovano facilmente anche in carta nei ristoranti dell’isola, sono la Jable (Golden Ale), che prende il nome dalla sabbia bianca che si trova sulle spiagge; Bermeja (Red IPA), che prende il nome dal colore rossastro che dà anche il nome alla terra di Lanzarote e la Rofe (Bock) dalla cenere vulcanica e dai lapilli.

L’altro birrificio artigianale, invece, si trova nella periferia di Puerto Nao, da cui prende il nome Cerveza Nao. Anche qui si può consumare al bancone, scegliendo uno o più prodotti tra le celebri La Capitán (APA), Mucho (IPA), Nao Marinera (Blonde Ale). Da segnalare la Maresìa (Volcanic Grape Ale) con uva malvasia vulcanica in collaborazione con Bodega Vulcano de Lanzarote.

Liquori

Per chiudere in bellezza questa disamina su cosa mangiare e bere a Lanzarote sappiate che per anni nelle isole Canarie si è prodotto rum. Ed è il motivo per cui vale la pena chiedere un bicchiere o un chupito di ronmiel, una delle bevande più tipiche. Si prepara con rum, miele, cannella e scorze di limone: dopo pochi giorni di macerazione, il rum è quindi pronto per essere consumato da solo oppure con panna montata, ghiaccio o appunto succo di limone.

Per il dopo pranzo, invece, c’è il barranquito, cremoso e saporito: si prepara con caffè e latte, latte condensato, liquore 43 e un tocco di cannella e scorza di limone. Servito in un bicchiere che consente di distinguerne gli strati perfetti, oltre a essere molto scenografico è anche molto buono.