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Perché dovreste visitare la Val Trebbia

di Daniela Traverso 12 Ottobre 2019 10:07

L’Alta Val Trebbia è una delle zone più pittoresche da scoprire dell’Appennino ligure tra i suoi paesaggi e prodotti tipici: ecco perché visitarla oggi.

L’Alta Val Trebbia è una una delle zone più pittoresche, isolate e incontaminate dell’Appennino Ligure, che tocca ben tre regioni: Liguria, Emilia Romagna e Lombardia. una zona ancora incontaminata e pittoresca Non molto conosciuta, è rimasta piuttosto isolata dai grandi flussi turistici per via delle sue caratteristiche territoriali: si tratta di una zona montuosa molto scoscesa, in cui la difficoltà di collegamento è sempre stata una realtà concreta: è ancora selvaggia e ricca di boschi e natura. Prende il nome dal fiume che la attraversa, uno dei più puliti d’Italia, dove in estate si va a fare il bagno, mentre in altri periodi dell’anno si va a pesca di trote. Nell’Alta Val Trebbia ligure si trova la splendida area del Parco Naturale regionale dell’Antola.

La valle nel dopoguerra ha subito un notevole spopolamento a causa della difficoltà di coltivazione di questo tipo di territorio, che ha portato all’abbandono delle terre da parte dei contadini (i quali o sono andati in cerca di lavoro a Genova o altrove). Il fascino e le origini contadine però, si respirano ancora nell’aria, tanto che se vi trovaste in zona non dovreste mancare di visitare il Museo di Storia Contadina di Montebruno, ricco di pezzi d’epoca di vita quotidiana. Un altro museo molto interessante è quello del Lupo a Rondanina: il predatore infatti dopo decenni di assenza sta tornando a ripopolare questi monti, e in questo museo è raccontato in maniera inedita. Anche se il territorio non è di facile gestione, riesce a regalare alcuni prodotti d’eccellenza che meritano l’assaggio:

  1. Patata Quarantina.Straordinario prodotto diventato baluardo della tradizione contadina di questa zona dell’entroterra genovese, annoverato anche tra i prodotti da salvare sull’Arca del Gusto di Slow Food. Recuperata e selezionata con cura dopo il forte rischio di estinzione, sta progressivamente tornando sul mercato locale. Adatta ai terreni sabbiosi di montagna, è coltivata esclusivamente sopra i 300 metri, ha buccia liscia di colore chiaro, pasta bianca, tessitura fine e compatta. Il sapore è eccellente, adatto a tutti gli usi di cucina, ideale per stoccafisso accomodato, trippa e stufati in genere. Questo prodotto è protetto dal Consorzio di tutela della Quarantina bianca Genovese e delle patate tradizionali della Montagna Genovese.
  2. Funghi.Particolarmente ricchi di profumi e sapori, i più pregiati della zona sono i porcini, capaci di portare nelle case e nelle cucine tutti i sentori del bosco. Ma in questi monti non mancano altri tipi di funghi molto buoni come i finferli, spettacolari da servire con le patate, e le mazze di tamburo (in dialetto trulle) ottime impanate e fritte.
  3. Castagne.La Val Trebbia è ricca di boschi di castagni, i cui frutti sono stati per secoli una risorsa insostituibile per i contadini della zona tanto da chiamarli pane d’albero:riuscivano a risolvere il problema dei pasti giornalieri rendendoli più saporiti e sostanziosi. Un tempo ogni paese aveva la sua zona destinata alla castanicoltura e ancora oggi sono visibili testimonianze della sua lavorazione dai numerosi mulini presenti sul territorio. I boschi, anche i più lontani, erano sempre tenuti puliti e le foglie raccolte erano poi utilizzate come lettiera per gli animali. Le castagne si consumavano bollite, arrostite, essiccate e inzuppate nel latte per la colazione, macinate per farne la farina da utilizzare nel menu settimanale come nel dolce tipico: il castagnaccio. Oltre all’impiego alimentare, anche per il bestiame, la castagna era utilizzata come moneta di scambio con altri prodotti quali grano e granturco. Dal dopoguerra a oggi l’importanza alimentare della castagna è andata via via riducendosi con conseguente deterioramento dei castagneti e dei boschi.
  4. Canestrelli. Tipico prodotto di Torriglia, il centro più grosso presente in vallata. La prima traccia documentale certa del canestrello risale al 1576 e successivamente diventarono così preziosi che furono rappresentati sulle monete d’oro per il Genovino; a fine ‘700 gli iscritti alla Confraternita di S.Vincenzo di Torriglia pagavano come tassa d’iscrizione una mutta (la moneta piemontese) e ricevevano un canestrello per resto. I primi tentativi di commercializzazione di questi biscotti risalgono al 1820, quando nel primo Bar Caffè del paese di Torriglia si iniziò la vendita agli avventori. L’antica ricetta dei canestrelletti di Torriglia prevede: farina, zucchero, 4 tuorli, liquore e limone grattugiato.
  5. Miele. In vallata è prodotto un ottimo miele di castagno e millefiori. La quantità è ridotta per la scarsa presenza di aziende produttrici, che sono quasi tutte a livello amatoriale, ma la qualità è particolarmente pregiata grazie alla scarsa agricoltura, che vuol dire niente pesticidi e anticrittogamici nell’aria e un livello di inquinamento è pari quasi a zero, perché non ci sono fabbriche nelle vicinanze.

Eventi e sagre

Sono quattro gli eventi principali che si tengono in alta Val Trebbia per promuoverne la cultura e la gastronomia. Il primo si tiene a Montebruno ed è il Mandillo dei semi, gli eventi in val trebbia sono incentrati sulle realtà contadine un incontro tra agricoltori durante il quale si riprende l’antica tradizione contadina del libero scambio di semi (che sono barattati e non commercializzati) tra piccoli produttori. Il prossimo è previsto per domenica 19 gennaio 2020. In estate invece si svolge l’Expo dell’Alta Val Trebbia, evento che unisce e promuove tutte le più interessanti realtà locali e si tiene ogni anno l’ultimo weekend di luglio. Ottobre è dedicato alla Festa della Patata di Rovegno che quest’anno giunge alla sua cinquantesima edizione e celebra il tubero in tutti i modi possibili, anche in collaborazione con diversi ristoranti della zona.  Appuntamento fisso per tanti genovesi, sagra ruspante e sincera, La Castagnata di Fontanigorda prevista per l’ultima domenica di ottobre, come suggerisce il nome mette al centro delle celebrazioni la castagna tipica di questi monti.

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