Poco alcol e molta birra: le session beer
Le session beer non corrispondono a uno stile preciso e dovrebbero sempre avere 4 caratteristiche: vi spieghiamo quali sono.
C’è chi beve birra tutto l’anno e c’è chi, ahimè, ne beve solo (o soprattutto) in estate. Questi bevitori stagionali, spesso, si affidano ai cosiddetti stili estivi: birre beverine, dissetanti e soprattutto con poco alcol. le session beer non corrispondono a uno stile in particolare E non è raro che qualcuno di loro incappi in un termine straniero, per lo più male interpretato e che inesorabilmente li fa titubare: session beer. Che cosa è una session beer? E soprattutto, perché non è uno stile? Una birra acquista l’etichetta di session se può essere bevuta più volte, a ripetizione durante una serata. Oltre a questa fondamentale caratteristica, di conseguenza ci sono altre peculiarità che sono state raccolte in 4 punti dal Session Beer Project:
- Grado alcolico. Prima e imprescindibile condizione sono i 4,5 gradi alcolici oppure meno, non di più. Perché se la nostra mente è sempre affamata di novità, il corpo, purtroppo, potrebbe non stargli dietro e capitolare alla seconda birra da 7%.
- Equilibrio. Non deve essere troppo amara, né avere altri picchi al palato: è consigliabile che scivoli via, lasciando la bocca pulita e pronta alla sorsata successiva.
- Non deve essere invasiva. Perché, ammettiamolo, spesso chi è appassionato di birra passa molto tempo a cercare e a descrivere i sentori e gli aromi. Una session beer è una birra da bere, non da recensire. Questo punto propongo di tenerlo presente come mantra, valido sempre e per tutte le birre.
- Prezzo. Si presuppone che le session beer, vista anche la gradazione alcolica, costino meno delle altre birre.
Le session beer cercano di soddisfare tutti i punti di questa breve lista. Onestamente, alcune ci riescono, altre si fermano al primo punto e quasi tutte abdicano all’ultimo. Come avrete capito, session beer è una definizione ampia, coniata apposta per includere tanti stili diversi di birra che in comune hanno le caratteristiche descritte sopra. Nessuna di queste caratteristiche però è indicativa di uno stile birrario, che è descritto invece secondo categorie ben definite, come cita il BJCP Guidelines: overall impression, aroma, appereance, flavor e mouthfeel. Insomma, niente a che vedere con i punti, piuttosto evasivi, descritti sopra.
Qualcuno dice che ci sia stato un incremento nella produzione delle session beer in Italia, anche in reazione al trend, concettualmente opposto, delle birre Disneyland: ingredienti assurdi, accostamenti impensabili e perigliosi, non sempre – o quasi mai, a essere sinceri – ben riusciti. Che sia una moda o meno, oggi, in giro per l’Italia, potete assaggiare ottimi esempi di session beer: Directionless (birrificio Redwillow, Inghilterra), una bitter da 4,2% ABV; Outsider (birrificio l’Orso Verde, Busto Arsizio), stout da 3,7% ABV; Little Storm (birrificio Gambolò, Gambolò), una mild ale da 3,8% ABV e la Victoria del birrificio del Ducato (Roncole Verdi di Busseto), session ipa da 3,5% ABV.
- IMMAGINE
- Perfect Pint