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Da dove viene il detto Giovedì Gnocchi?

di Silvia Pace 2 Dicembre 2021 16:00

Conoscete l’origine del detto: Giovedì gnocchi? Ecco da dove viene e quali sono le ragioni per cui si dice così.

Giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa. Quante volte avrete sentito questa affermazione così diffusa a Roma senza coglierne in pieno il significato. Il detto affonda nelle tradizioni culinarie della capitale. Risale alla metà dell’Ottocento e compare in una poesia in romanesco giunta ai giorni nostri ma d’autore ignoto in cui viene ricostruito il menu della settimana: lunedì coda, martedì fagioli con le cotiche, mercoledì stufato e la domenica supplì di riso.

Parole che rimandano indietro nel tempo quando a Trastevere arrivare alla fine della settimana non era una passeggiata per le classi sociali più povere. Ecco quindi la necessità di aguzzare l’ingegno e di trovare soluzioni per mettere a tacere la fame e placare la pancia. Gli gnocchi, a metà settimana, si presentavano come il piatto perfetto: sostanzioso, calorico e pronto a scaldare nei giorni più freddi dell’anno. Gli gnocchi del giovedì avevano il pregio di essere preparati con poco: patate, farina e uova (quando disponibili) mentre per il condimento si sceglieva un semplice sugo di pomodoro fatto in casa.

Erano la soluzione ideale in tavola soprattutto tenendo conto che il giorno dopo, secondo la tradizione cattolica, il venerdì era di magro e quindi l’invito era ad astenersi dal mangiare carne o nelle forme più rigide di osservanza si arrivava addirittura al digiuno. Non è un caso che nella tradizione culinaria romana il venerdì sia dedicato ancora oggi alle specialità di pesce, a piatti come i ceci e il baccalà che hanno il pregio di costare poco e dare senso di sazietà. Il sabato, invece, giornata dedicata alla macellazione chi lavora al mattatoio riceveva gli scarti della giornata: interiora, frattaglie e trippa. Una pratica molto diffusa a Testaccio come si legge in molte storie. Così si è andata a diffondere la moda del quinto quarto, della cucina povera ma d’effetto presente sulle tavole dei romani e ancora oggi in tante osterie. Così nascono piatti come la trippa alla romana, la coda alla vaccinara. Oggi i piatti del quinto quarto, nati con scarti delle parti nobili dell’animale destinate alle classi più abbienti, sono diventati un piatto per palati raffinati. E il vecchio adagio è salvo.