22 dolci tradizionali da mangiare questo Natale
In tutta Italia esistono dolce dedicati al Natale e che è tradizione mangiare durante le festività: ve ne raccontiamo 22 da Nord a Sud.
Ora che Babbo Natale indossa un pellicciotto rosso e che sugli abeti si accendono lucine intermittenti che seguono il ritmo della musica, si fa un po’ fatica a ricordare che il Natale è una delle feste più antiche del mondo contadino. oltre al panettone e al pandoro, l'italia è piena di dolci tradizionali per le feste natalizie È molto più vecchia della nascita di Cristo: affonda le radici nelle prime civiltà di agricoltori, che temevano la possibilità di una notte eterna, e che a ogni solstizio d’inverno festeggiavano la rinascita del Sole. Le luci, che si utilizzano sia nella tradizione ebraica sia in quella cristiana, sono un ricordo di quel periodo di tenebre; ma anche i dolci hanno spesso mantenuto l’aspetto tradizionale. Così in Italia fra gli ingredienti si trovano elementi antichi come il miele, la frutta secca, il pane a volte poco lievitato. Quasi ogni borgo ha la sua tradizione: se volete esplorare al di là del panettone, ecco 22 dolci tradizionali per iniziare la ricerca.
- Uno dei dolci più antichi, che ancora ricorda la tradizione romana della festa del Sole vincitore, è il pangiallo romano: il colore dorato, ottenuto con una miscela di farina e spezie che a volte contiene anche zafferano, è un richiamo proprio alla luce dell’astro. In passato per la preparazione si usavano i noccioli essiccati della frutta estiva; oggi si preferiscono mandorle e nocciole, e alcuni aggiungono anche un poco di cioccolato.
- Altrettanto esemplare è il panforte, tipico di Siena: è testimoniato già a partire dall’anno Mille, anche se all’epoca era probabilmente riservato ai più ricchi, visto l’impiego oltre a miele e frutta secca di spezie pregiate come la cannella e la noce moscata. Oggi il suo sapore è dolcissimo, ma sembra che in passato la preparazione della frutta non sempre andasse a buon fine, dando al pane dolce un sapore acido, cioè forte. Viene chiamato anche panpepato: e un altro dolce con questo nome, simile ma con l’aggiunta di cacao e pepe, viene preparato nelle province di confine fra Umbria e Lazio.
- Ci sono poi i dolci lievitati: tralasciando per il momento i grandi prodotti da forno, il più noto è probabilmente il pandolce genovese. Anche qui si utilizzano uva passa, frutta e zucca candita, pinoli; ma si aggiungono il burro, il lievito, lo zucchero e una buona quantità di farina bianca.
- Fra le montagne lombarde la farina di elezione è quella di grano saraceno, e si utilizza per preparare la bisciola, chiamata panettone valtellinese.
- Oltre al sapore, c’è chi cura anche l’aspetto: e il certosino bolognese è certamente il dolce di frutta candita più colorato che possiate immaginare. Probabilmente anche il più sostanzioso. È noto anche come panspeziale: nella preparazione si utilizza la mostarda, e come tocco finale una lucidatura con il miele.
- L’aspetto elegante del certosino bolognese è eguagliato solo dal buccellato siciliano: frolla ripiena di frutta secca e pezzetti di cioccolato, disposta a ciambella e decorata con ciliegie e cedri canditi.
- Nelle Marche si utilizzano invece ingredienti poveri: mosto d’uva cotto, pane raffermo, uova e riso, insieme alla buccia degli agrumi, servono per preparare il tradizionale bostrengo, la cui ricetta e persino il nome varia di focolare in focolare.
- Il mosto d’uva si utilizza anche in Sardegna, tanto che qui il dolce tradizionale, preparato sin dal giorno dei morti, si chiama pan’e saba, cioè pane di mosto.
- Alcuni preferiscono poi la frutta secca alla candita: in Trentino e Alto Adige c’è lo zelten, con mandorle, pinoli, noci e a volte fichi secchi.
- All’altra estremità opposta d’Italia, in Sicilia, alle mandorle si aggiungono i semi di sesamo, il miele e la buccia di agrumi: ecco la cubaita, croccante alternativa al torrone.
- Il torrone non è però un dolce da sottovalutare. Preparato con miele, albumi e frutta secca, vanterebbe origini risalenti addirittura alle popolazioni italiche pre-romane. Oggi si prepara a Cremona come in Sardegna, oltre che in tutte le pasticcerie artigianali del Bel Paese: le differenze sono nel tipo di miele utilizzato, nella durezza o nella morbidezza dovuta al tempo di cottura, nel rivestimento di cioccolato o nel fondo tradizionale fatto di ostia.
- Il miele è protagonista di molti dei dolci di Natale. Ma in nessuno è evidente come negli struffoli napoletani, noti anche come cicerchiate in Italia centrale: il più noto dolce napoletano di Natale è composto infatti di palline di pasta fritte nel burro o nello strutto, ricoperte di miele caldo e decorate a piacere con frutta candita o zuccherini colorati.
- A Napoli gli struffoli si accompagnano inoltre con mustaccioli e roccocò: i primi, probabilmente nell’antichità preparati con il mosto, sono dolcetti di frutta secca, miele e cioccolato fondente, a forma di rombo.
- I roccocò sono piccole ciambelle speziate, arricchite con mandorle tostate, da ammorbidire nello spumante o nel vino dolce dei festeggiamenti natalizi.
- Scendendo verso la Calabria, si potrebbe credere a un dejà vu degli struffoli, ma i turdilli, letteralmente piccoli gnocchi, sono più grandi, preparati con una pasta speziata e soprattutto conditi con il miele di fichi, ossia un composto dolce ottenuto dalla loro bollitura. Il miele di fichi è preparato solo artigianalmente, e per questo è sempre più difficile da trovare: in caso di necessità si può sostituire con la melata o il miele millefiori.
- Provate anche le cartellate: diffuse in Puglia, Calabria e Basilicata, sono frittelle accartocciate e fritte da arricchire con vincotto di mosto oppure con miele e cannella.
- Nella Sila calabrese si prepara anche la pitta ‘mpigliata, dolce delle feste per eccellenza: una pasta dolce ripiena di frutta secca e spezie, ripiegata su se stessa a forma di rosa o di semplice schiacciata.
- Una sezione simile, a mo’ di chiocciola, si ritrova nella gubana friulana: qui la bagna non si fa nel vino liquoroso, ma nella grappa di produzione locale.
- Strudel, letteralmente, vuol dire vortice. Ma il dolce, diffuso nelle province di Trento e Trieste, assume in realtà in ogni cucina una struttura e una composizione un po’ diversa. La conformazione è di solito schiacciata, ma a partire dalla preparazione dell’impasto (di sfoglia, di frolla o pasta strudel) e del ripieno (di mele, di frutta varia, con zucchero o senza), le discussioni sulla ricetta originale non trovano soluzione.
- Molto più pacifica è la ricetta dei ricciarelli: la specialità toscana è a base di marzapane, con un leggero aroma di agrumi e cannella. I più amati sono quelli ricoperti di cioccolato.
- Infine, i classici: panettone e pandoro. Sono i dolci di Natale più diffusi in Italia; a dispetto delle loro origini milanesi e veronesi, non è insolito trovarli entrambi in un supermercato in Molise già nel mese di ottobre. Le ricette tradizionali prevedono una lievitazione lenta, e, per il panettone, l’utilizzo di canditi e uva passa. Le versioni commerciali però si sprecano, e fra panettone all’ananas o al cioccolato, pandoro al limoncello e il sempre più diffuso panettone senza canditi, la tradizione lascia il posto ai gusti di tutti.
- IMMAGINE
- Struffoli via Shutterstock
- La Cuochina Sopraffina
- Pinuzzu U Sicilianu
- Sudtirol