Emanuel Bistrot: il fine dining dell’Isola d’Elba
Emanuel Bistrot la nuova realtà sull’Isola d’Elba che si propone di rinnovare senza cambiare. Un menu che lascia appagati in ogni sua portata.
Famosa più per la sua storia che per la sua gastronomia, l’Isola d’Elba, dolce approdo per Napoleone esiliato, è terza in dimensioni dopo Sicilia e Sardegna, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dove mangiare bene, è luogo comune dire che sulle piccole isole si mangi male almeno fino ad ora, era impresa ardua. È luogo comune dire/scrivere che sulle piccole isole si mangi male. Queste infatti comportano grossi fattori di difficoltà nella gestione di un ristorante, una su tutte quella del rifornimento delle materie prime. D’altra parte Ischia con il due stelle di Nino Di Costanzo, Salina con il Signum, Ponza con l’Acqua Pazza o ancora Vulcano con Il Cappero del Therasia Resort sono l’eccezione che conferma la regola. Queste ultime infatti vantano un’importante concentrazione di investimenti nell’industria dell’ospitalità di lusso e una clientela, seppur stagionale, alto-spendente.
Emanuel Bistrot, la nuova realtà
Una nuova realtà controcorrente, proprio all’Isola d’Elba che fa del fine dining suo simbolo e traguardo è Emanuel Bistrot che da marzo 2021 accoglie nelle sue cucine Michele Esposito.il fine dining pensato da michele esposito Lui, sorrentino doc, classe 1986, studia all’alberghiero di Fiuggi per poi iniziare la gavetta sulle navi da crociera. Seconda tappa a Londra prima in una struttura ricettiva di lusso poi in un ristorante 2 stelle Michelin. E poi in giro per il mondo tra Nuova Zelanda, Grecia, Kuwait, Russia e Turchia per poi chiudere il cerchio facendo ritorno a casa. Una volta finito l’apprendistato itinerante, arriva l’incontro con Luca Del Gratta e Francesco Gentili, ristoratori e soci di Emanuel Bistrot dell’Isola d’Elba nella zona del Golfo dell’Enfola ma non solo. I due infatti, con l’intento di ridare lustro all’Isola, che pecca dal punto di vista enogastronomico, stanno dando vita ad un vero luna park del gusto: loro è anche L’Osteria di Mare all’interno dell’Enfola Camping e la Trattoria Civicotreunotre sempre a Portoferraio, ma più nell’entroterra.
E dunque Luca e Francesco rapiscono Michele e lo portano all’Elba. Un giovane ragazzo con una carriera internazionale nell’alta ristorazione che va a lavorare in un’isola dove d’inverno ci sono poche centinaia di abitanti: un paradosso, un rischio che però ha tutto il sapore del successo. Tra pendii tanto verdi quanto rocciosi, rabbiosamente battuti dal sole e, a tratti, dal vento, Emanuel Bistrot emerge come un’affascinante realtà nata negli anni ’60 grazie ad Emanuele, di cui porta ancora il nome, capo rais delle tonnare e fondatore del ristorante con sua moglie Mara. Rilevato nel 2018 da Luca e Francesco, il bistrot è composto da un giardino terrazza esterno ombreggiato da un fico secolare, da una sala interna da 16 coperti e da due terrazze, una da 20 coperti e una per una singola prenotazione, tutte con una vista mozzafiato.
Si accede al locale dal Beach Bar, dove è rigoroso fermarsi per una pausa pranzo veloce addentando una delle pinse del giorno. Queste ultime vengono da San Benedetto del Tronto, precisamente da Bakkano – In Via Manara, e sono ottenute a partire da un mix di farina di riso, 00 semi-integrale e soia. Basse e croccanti vengono condite con prodotti di alta qualità e servite a spicchi. Sempre al Beach Bar si sosta per l’aperitivo o il dopocena a suon di gin tonic: Nicola Pieruzzini e Lorenzo Fortuna hanno sviluppato una drink list che conta 10 gin italiani da piccoli artigiani e altrettanti internazionali, da associare a molteplici acque toniche.
Passato l’aperitivo, si accede al Bistrot, dove si scopre un ambiente ricercato e raffinato, uno spazio dalla sorprendente eleganza per un posto di mare, con lampade e sedute di pregio, attenzione a ogni particolare, dalle stoviglie al tovagliato. I tavoli con la banda in ottone, le cromie del bianco e dell’azzurro e la splendida vetrata che affaccia sul tutto il Golfo del’Enfola rendono immersivo l’approccio gustativo da Emanuel Bistrot. Anche l’esterno non è da meno, bianco, minimalista, semplicemente da mare.
Il menu
Rinnovare senza cambiare è il motto alla base del nuovo progetto ristorativo, affiancando alla calda accoglienza una cucina che valorizza le materie prime esaltandone i sapori. A cena provo il menu degustazione più lungo dei due disponibili: non Primo Incontro di 10 portate, ma Lasciarsi andare di 14. Un percorso incredibilmente leggero fatto di piatti semplici ed essenziali, senza sovrastrutture con picchi d’intensità prima marina, poi vegetale e ancora marina. All’insegna del less is more si inizia la cena con l’insalata di mare, quintessenza di iodio dove l’insalata baby in carpione si fa avvolgere dalla dolcezza della mandorla e dalla sapidità più accesa della bottarga di tonno. Si continua con un approccio più materico e pop con tre assaggi in sequenza: panino lampone e uva passa, gamberi locali e paprika affumicata; taco di sedano rapa, rapanelli fermentati e piccione; fragola, pomodoro e yogurt di capra.
Da lì è un susseguirsi di bocconi, complessi nella lavorazione ma diretti e schietti al palato: il riso Riserva San Massimo mantecato con un doppio burro, il primo acido, il secondo arricchito di ostriche è una bomba di sapore, sapientemente attenuata dalla crema di pinolo e la polvere di lievito disidratato; mentre la capasanta è declinata in duplice versione, più nuda, appena arrossita con la salsa del suo corallo da una parte, più nobile ed elitaria con caviale Asetra e bergamotto dall’altra.
Menzione a parte la merita il reparto dei lievitati, sia dolci che salati, rivisti da Michele grazie anche all’aiuto dell’amico Matteo Dolcemascolo, dell’omonima pasticceria. A tavola dopo i primi assaggi arriva la pagnotta calda di farina semi-integrale, i grissini stirati a mano e la focaccia di farina di ceci con hummus di ceci neri biologici, omaggio alla classica farinata. Pregevole la fattura anche del maritozzo al nero di seppia servito come pre-dessert e farcito di una finta panna di seppia, nonché del panettone estivo ai frutti di bosco, Summer on a solitary beach.
Gianni Buda, amico di vecchia data di Francesco, è un sommelier appassionato e appassionante che affianca ed esalta le creazioni della cucina con etichette di nicchia, naturali principalmente, sia italiane che internazionali.
Sapori netti ma non spigolosi, rotondi e confortevoli con alcune spigolature più acide e amare sono alla base dell’Emanuel Bistrot da provare una volta raggiunta l’Isola d’Elba, assieme alle altre realtà, attuali e future, della coppia di imprenditori, Luca e Francesco.