Quando la pasta diventa fast: i nuovi modi di concepire i primi piatti
Il fast food diventa italiano, soprattutto in America: ecco come cambia la concezione della pasta anche in Italia, da cibo slow a cibo fast e take away.
Federico Fellini era solito dire “la vita è una combinazione di magia e pasta“. La lunga storia d’amore tra questo alimento, simbolo del made in Italy, e gli Stati Uniti ha prodotto record in termini di fatturato ed esportazione, più qualche curiosa interpretazione della tradizione nostrana, come gli spaghetti con le polpette. Un nuovo trend sta spopolando tra i ristoranti d’oltreoceano e sta contagiando anche quelli italiani: la pasta fast food. Nella città che non dorme mai e che segna la temperatura alimentare del mondo – New York – sono sempre di più i ristoranti che puntano sulle combinazioni di pasta fresca e sughi standard. E noi, che di sughi simbolo ne abbiamo più di uno, abbiamo acquisito l’informazione e applicata al territorio.
Pasta-mania in America
La scelta del fast food è spesso legata alla voglia di risparmiare tempo e soldi quando si sta fuori casa. Tuttavia, specie quando si parla di pasta, gli americani tendono ad andare alla ricerca di interpretazioni culinarie che cancellino, almeno per un po’, il sapore dei Mac and Cheese da microonde o della pasta al pesto surgelata. il concetto di pasta to go sta spopolando sempre di più nei locali di new york Per ottenere un piatto così però ci vuole tempo, cosa che il fast food non ha. Il New Yorker ha scelto tre ristoranti di New York che hanno iniziato a mettere in pratica il concetto di pasta to go – piatti rapidi in cui la pasta fresca si combina con sughi calibrati e facili da accoppiare a qualsiasi tipo di trafila – per raccontare il fenomeno. Da Raviolo vicino Little Italy, ad esempio, il nome stesso già ci dice molto sul menu. Ma oltre invitanti fagottini ripieni di sugo cacio e pepe o cocktail di scampi, largo spazio hanno anche le commistioni con la Cina, sempre più vicina almeno in cucina. Infatti, un altro dei cavalli di battaglia di Raviolo sono i bun, panini cinesi cotti al vapore, ripieni ad esempio di pesto, serviti in porzioni minimal, quasi pensati apposta per finire perfettamente dentro un riquadro 1:1 di Instagram.
Quella offerta da Raviolo è un’esperienza che è stata soprannominata Italian dim sum. Si tratta di un’espressione che richiama un tipo di cucina cinese meridionale, che comprende una vasta gamma di piatti leggeri da servire insieme al tè cinese. I piatti base – panini al vapore, ravioli e altre pietanze scondite – sono serviti in piccole porzioni assieme a dei condimenti, da utilizzare a piacimento.
Tra teatro e fast food
Lo chef Massimo Sola, stella Michelin ai Quattro Mori di Calcinate del Pesce (Varese), è anche l’autore del miglior piatto di pasta di New York del 2016: la Quasi Carbonara che conquistò giornalisti americani e italiani a Manhattan. Ora si è lanciato nell’avventura di Sola Pasta Bar, un locale della zona di SoHo dove Massimo cucina quasi fosse un dj in console. Ispirandosi ai sushi bar e ai ristoranti asiatici, dove lo chef e la sua arte sono sempre sotto gli occhi dei clienti, ha allestito una postazione divisa tra padelle e pentoloni. La pasta, perfettamente al dente, passa nelle padelle sfrigolanti per vestirsi di condimento e andare a sedurre i clienti in tavola.
Infine, c’è la declinazione di Mark Ladner. Ex chef di Del Posto, ristorante creato da Batali e Bastianich, ha creato Pasta Flyer nel Greenwich Village, un luogo che nelle intenzioni di sviluppo vorrebbe diventare un vero e proprio fast food della pasta. pasta flyer vorrebbe diventare un vero e proprio fast food della pasta L’intenzione di Ladner è vendere pasta a portar via in menu da 9 dollari, con tanto di bibita e insalata. Secondo l’esperienza riferita da Hannah Goldfield, critica gastronomica del New Yorker, la pasta cuoce ed è servita nel sugo scelto in brevissimo tempo, ma alcune cose non sembrano proprio fatte per essere declinate nel settore fast food. Provate a mangiare un Fried lasagna snack: a volte ci si sporca tenendola nel piatto, figuriamoci portarla avvolta in un cartoccio, per strada. Ladner vuole sradicare il concetto di buona pasta da mangiare solo al ristorante, dandole una veste più fast, come a suo tempo fecero i fratelli McDonald’s con l’hamburger.
E in Italia? La pasta fast piace anche qui
In principio fu Pastarito, la catena italiana che cercò di standardizzare il menu pasta-pizza nelle grandi città. Ha retto per un po’, ma il risultato era a dir poco deludente anche per quei clienti senza troppe pretese. Invece, a roma il concetto di pasta fast è già arrivato da qualche tempo con vari locali dedicati il concetto di pasta to go sembra aver sedotto le antiche osterie, che hanno scelto di rispolverare il know how dei vecchi ristoranti, proponendo pochi piatti con sughi standard ma ben preparati. Ne è un esempio Pasta e Vino come na vorta, piccola osteria tra piazza Trilussa e via della Scala a Roma, che propone i capisaldi della cucina romana. Si può scegliere però di variare la tradizionale accoppiata mezze maniche con la carbonara, scegliendo ad esempio i tonnarelli. Il tutto fresco ed espresso. Questo tipo di ristorante sembra essere anche il modo per gettare un ponte tra la cultura della pasta, patrimonio tutto italiano, e i turisti in visita. Infatti, nel cuore della Capitale queste osterie – poche sedute e metodo sbrigativo – sono spuntati come funghi. A Trastevere se ne contano diversi, tra cui Mama Pasta, che avvicina i viaggiatori stremati dall’esplorazione della città ai cardini della cucina romana. Vicino piazza Navona c’è un locale fast dedicato alla tipica pasta alla checca, chiamato appunto Ciao Checca.
A Venezia c’è We Love Italy che, essendo fuori dalle rotte di una cucina troppo regionale, offre una selezione di pasta to go dal respiro più nazionale. Infatti, è possibile assaggiare anche una veloce e deliziosa pasta alla Norma. Poi ci si sposta per strada. Progetti come Gricia Road declinano la cucina romana nello street food, prestando pur sempre attenzione alle materie prime e alla sapiente preparazione. La pasta ha (di nuovo) invaso il mondo e questa volta lo ha fatto in modo endemico, proprio come le più famose catene di fast food.