Il Sapore del Successo? Forse no.
Esce nelle sale: “Il Sapore del Successo”, film sulla dura vita degli chef famosi, diretto da John Wells e interpretato da un palestrato Bradely Cooper.
Sì, lo sappiamo. Il momento storico impone di parlare di chef, cibo, ristoranti. Al cinema come al bar, nel sottoscala come a teatro, ma forse è stato già detto tutto. Se non tutto, parecchio. il 26 novembre esce nelle sale italiane il sapore del successo, pellicola di john wells con Bradley cooperSolo negli ultimi anni: è stato bello Chef, il film di produzione francese con Jean Reno e Michaël Youn per la regia di Daniel Cohen. È stato molto intenso Chef (e due), quello ambientato su un food track, scritto, diretto e interpretato da Favreau. È stato carino Amore Cucina e Curry, titolo disgraziato per The Hundred Foot Journey, leggera e delicata opera di Lasse Hallström. E poi arriva Il Sapore del Successo (in uscita nelle sale il 26 novembre): cast stellare guidato da un super palestrato Bradley Cooper, con Sienna Miller, Omar Sy, Daniel Brühl, Riccardo Scamarcio, Emma Thomson, per la regia di John Wells. Ecco la sinossi ufficiale:
Lo chef Adam Jones (Bradley Cooper) aveva tutto, ma lo ha perso. L’ex enfant terrible della scena gastronomica parigina aveva conquistato due stelle Michelin e il suo unico obiettivo era creare delle esplosioni di gusto. Per avere un ristorante tutto suo e l’agognata terza stella Michelin, Jones dovrà abbandonare le sue cattive abitudini e tirar fuori il meglio da quello che ha a disposizione, compreso l’aiuto della bellissima Helene (Sienna Miller).
E conclude con: IL SAPORE DEL SUCCESSO è una storia emozionante sulla passione per il cibo, sull’amore e l’importanza delle seconde opportunità. NO diciamo noi: IL SAPORE DEL SUCCESSO è la copia carbone del reality show Hell’s Kitchen quello col cattivissimo Gordon Ramsay, a lui ispirato e ispirato anche all’icona inglese dello chef spericolato per antonomasia: Marco Pierre White, interpretato da un attore super sexy as a chef can be. Et voilà, gli ingredienti per un successo al botteghino ci sono tutti. Certo, mancano un po’ le basi tecniche e di cose stonate alle nostre orecchie di esperti e fanatici ce ne sono parecchie: 3 in particolare che vale la pena approfondire.
- Non so perché ma in questo film si dà per scontato che uno chef che ha avuto 2 stelle dalla Guida Michelin in un ristorante chiuso ormai da diverso tempo, in qualche modo le erediti per tutta la vita e gareggi, una volta aperto un nuovo ristorante, per la terza stella. Ecco NO, non è così. Se passi due anni a pulire le ostriche tra una e l’altra esperienza, nessuno ti tiene in caldo le stelline, te le devi riconquistare da capo.
- Gli ispettori Michelin, secondo la pellicola, vanno sempre in due prenotando con nome falso. Uno arriva prima e si siede al bar, l’altro arriva dopo di mezz’ora. Ordinano un menu degustazione e uno alla carta (vorrei vedere quanti stellati te lo lasciano fare, allo stesso tavolo) poi, durante il pasto, poggiano a terra un forchetta per vedere se te ne accorgi. Fanno sempre così, sempre, in ogni caso. E invece NO! Non sono così scemi gli ispettori della Michelin, non seguono schemi così rigidi e soprattutto non poggiano a terra la forchetta a ogni pasto. Li avrebbero internati.
- Nessuno chiama la parete delle pentole: il Museo, anzi. Cari sceneggiatori, siete indietro di qualche anno. È vero che tutti i cuochi hanno Roner e Pacojet nella loro cucina, ma è da un po’ che la tendenza mondiale a voce di critici gastronomici e addetti ai lavori grida BASTA alle consistenze troppo tenere e chiede il ritorno di fuoco e pentole. Ma, capisco, essere aggiornati su questi temi non è il vostro lavoro, non ce la prendiamo.
Imprecisioni a parte, il film scorre allegro tra un urlaccio, un rimpianto e una pomiciata, distrae per 1 ora e 41 minuti quanto una puntata di XFactor, e riempie gli occhi di testosterone, cibo buono e discretamente presentato, che non fa mai male. Andate dunque a vederlo, se queste premesse soddisfano le vostre aspettative.
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