Finocchietto selvatico: usi e proprietà
Questa erba aromatica dal sapore inconfondibile è usata fin dall’antichità. Scoprite perché tra ricette e benefici.
Vi sarà sicuramente capitato di vedere la pianta del finocchietto selvatico crescere rigogliosa ai margini delle strade in campagna o di averne sentito il sapore inconfondibile nella famosa pasta con le sarde siciliana. Del resto, si tratta di un’erba aromatica tipicamente mediterranea, in Italia usata fin dall’antichità per la cucina e per fini erboristici. Scopriamo insieme perché.
Come si usa in cucina
Il finocchietto selvatico ha un sapore decisamente aromatico, fresco, erbaceo e mentolato. Ricorda un po’ quello dell’aneto e dei semi di anice ma è più dolce. Della pianta Foeniculum Vulgare Miller, in cucina si possono utilizzare le foglie, i fiori e i frutti (detti impropriamente semi). Le foglie (o barba) si raccolgono in primavera e in estate e si conservano in frigorifero per un paio di giorni, altrimenti è meglio riporle in freezer. C’è anche chi le fa essiccare ma purtroppo in questo modo perdono parte del loro inconfondibile profumo. Diverso è invece il discorso dei fiori, che si raccolgono a fine agosto, e dei frutti, che maturano a ottobre. Questi si possono essiccare (seppur lontano dalla luce diretta del sole) e usare così tutto l’anno. Ma come si usa il finocchietto selvatico per cucinare? In tanti modi diversi perché il suo sapore fresco si abbina perfettamente ai primi piatti, alle ricette a base di carne o di pesce, alle salse, alla pasticceria, ai liquori e alle tisane. La preparazione, forse più famosa, in cui viene usato è quella della pasta alle sarde e finocchietto selvatico ma, rimanendo sui primi piatti, vi consigliamo di provarlo anche con la pasta al tonno o alla salsiccia, con il risotto o gli gnocchi di carota. Inoltre, si può sfruttare per un pesto oppure per arricchire ragù e brodi. Ancora, il finocchietto selvatico è perfetto per profumare grandi piatti della tradizione come il coniglio in porchetta alla marchigiana, i taralli pugliesi, il salame toscano (la finocchiona) o i finocchini, i biscotti piemontesi. Assaggiate anche il salmone alle erbe, il baccalà al finocchietto o le polpette di alici e usatelo per frittate, insalate, olive in salamoia e formaggi freschi, come il caprino. E, dopo tutti questi piatti, niente è meglio di un liquore al finocchietto selvatico o di una tisana ai semi di finocchio per digerire. È un’erba aromatica che si abbina davvero con tutto e fa molto bene alla salute.
Proprietà del finocchietto selvatico
Fin dall’antichità, questa pianta è stata usata per dare sapore (o nascondere cattivi sapori) ai vari piatti ma anche per i suoi tanti benefici. Innanzitutto, gli sono state riconosciute proprietà digestive, grazie alla presenza dell’anetolo, un composto organico che favorisce il buon funzionamento del nostro apparato intestinale. Inoltre, il finocchietto selvatico sembra stimolare la diuresi, avere effetti antinfiammatori e alleviare i sintomi del raffreddore. Si dice anche che abbia il potere di stimolare la produzione di latte materno e di ridurre vampate di calore e sbalzi d’umore nelle donne in menopausa. La presenza di vitamina C e flavonoidi poi contribuisce a garantire al finocchietto un certo potere antiossidante. Come sempre, attenzione però alle quantità. Dosi elevate, soprattutto di olio essenziale e di semi, possono provocare infatti reazioni cutanee e arrivare a provocare convulsioni e allucinazioni. Consultate il medico perché i principi attivi di questa pianta potrebbero anche interferire con alcuni farmaci. Infine, il consumo di finocchietto è sconsigliato in presenza di masse tumorali la cui crescita dipende dagli estrogeni e deve essere limitato in gravidanza.