Frittura: 6 miti da sfatare
Siete sicuri che la frittura sia nociva per la nostra salute? Qui sfatiamo i miti di cui molti di voi sono convinti.
Fritto è buono tutto. Sfidiamo anche i più convinti detrattori a negarlo. A proposito di detrattori: sono in tanti, anzi sempre di più, quelli che sostengono che la frittura faccia male, sia troppo pesante e troppo calorica. Di conseguenza, tendono a ridurre al minimo, se non abolire completamente, il consumo di cibi fritti. Ma davvero la frittura è da condannare senza appello? Oppure spesso entrano in ballo dei luoghi comuni, figli di credenze errate che si trascinano da tempo? Facciamo luce sulla questione, punto per punto.
La frittura libera sostanze tossiche
Se riscaldato ad alte temperature, l’olio tende a ossidarsi e quindi a produrre sostanze nocive per la salute, anche cancerogene: questo è vero. Ma è anche vero che, usando la giusta tipologia di olio e non superando una temperatura di 160-180 gradi, il rischio si riduce notevolmente. Da prediligere sarebbero quelli contenenti una quota elevata di acidi grassi monoinsaturi e con il punto di fumo più elevato. Ovvero l’olio di oliva e l’olio di arachidi. Importante è anche non riutilizzare l’olio per una seconda frittura.
È meglio friggere con poco olio
Altro luogo comune molto diffuso è “Se si mette poco olio, la frittura risulta più leggera”. Falso. In realtà, utilizzando ridotte quantità di olio a fronte di abbondanti quantità di alimenti da friggere, questi ultimi tendono ad assorbirne più del dovuto. Anche il sapore viene pregiudicato, perché ci si ritrova a mettere sotto i denti cibi unti e mollicci. L’olio deve ricoprirli, sia pur di poco: questa è la regola. Un trucco aggiuntivo per abbattere i tempi di cottura e l’assorbimento di olio? Tagliare gli ingredienti a pezzi di piccole/medie dimensioni.
I fritti fanno ingrassare
La questione cruciale è sempre la stessa: è vero che la frittura fa ingrassare? Indubbiamente ci sono metodologie di cottura più light, a cominciare dal vapore. Sì, i fritti sono piuttosto calorici. Ma quantità moderate non comportano un aumento di peso e sono concesse persino a chi è a dieta. Anche in questo caso, la chiave sta nel friggere con i giusti accorgimenti. Quindi, ricapitolando, con abbondante olio di oliva o di arachidi, a una temperatura non superiore ai 180 gradi e per un tempo breve. Indispensabile è, inoltre, lasciar scolare i fritti su carta assorbente prima del consumo e tamponarli delicatamente: in questo modo si elimina il surplus di olio e diventano più asciutti e croccanti.
La frittura è poco digeribile
Per qualcuno può sembrare strano, ma è vero il contrario: una frittura a regola d’arte risulta più digeribile rispetto ad altri metodi di cottura. Questo perché porta gli alimenti a disidratarsi, rendendoli così più facilmente aggredibili dai succhi digestivi. Quando accade invece di sentirsi appesantiti dopo aver consumato cibi fritti, vuol dire che c’è stato qualcosa di sbagliato nel procedimento. E che, tanto per cominciare, hanno assorbito troppo olio.
I fritti fanno male al fegato
Altra credenza molto diffusa, quella secondo cui i fritti sono acerrimi nemici del fegato. Ebbene, a meno che non ci siano in ballo patologie epatiche, anche questo è falso. Anzi, la frittura (grazie all’intervento dell’olio caldo) stimola il fegato, fa secernere più bile e di conseguenza velocizza il transito intestinale, al contempo inoltre accelera il metabolismo. Sempre se ben fatta, vogliamo sottolinearlo ancora una volta.
Le fritture frequenti sono da evitare
Dipende da cosa si intende per frequente. Mangiare cibi fritti tutti i giorni, ovviamente, non va bene. Ma due fritture alla settimana sono concesse: nessuna controindicazione.