Quanto dovrebbe guadagnare un cameriere in Italia?
Quanto guadagna un cameriere in Italia? E quanto dovrebbe guadagnare? Abbiamo studiato un po’ la situazione economica dei camerieri in Italia e questo è quello che ne è venuto fuori.
Quanto guadagna un cameriere in Italia e quanto dovrebbe guadagnare? Forse fino a qualche tempo fa nessuno si sarebbe posto una domanda del genere: per i giovani era un lavoro da svolgere durante le vacanze estive, magari per arrotondare o evitare di stare a bighellonare in giro, per chi voleva farne una professione iniziava a svolgerla talvolta senza troppi intoppi, certo scendendo spesso a patti con i datori di lavoro.
La bolla è esplosa in un momento storico alquanto particolare in cui, all’attenzione professionale nei confronti del mondo della ristorazione, con tanto di improperi da parte di grandi chef e imprenditori (stufi di ricevere curriculum da gente laureata in tutt’altro settore), si è unita la pandemia, la maggiore consapevolezza dei lavoratori e il famoso reddito di cittadinanza, secondo alcuni reo di aver invogliato a rifiutare certe fatiche.
Al netto di punti di vista e polemiche, l’essenziale è forse aver fatto luce su contratti, mansioni, diritti e doveri che imperversano in un settore sempre più affollato in cui spesso chi ne fa parte lo critica e chi vorrebbe farne parte lo idolatra.
Quali sono le mansioni e le competenze di un cameriere?
L’ideale sarebbe aver frequentato la scuola alberghiera, che dovrebbe dare le nozioni base per svolgere tale professione. Oltre a predisporre la sala ristorante, accogliere e servire i clienti, riassettare l’area di lavoro e gestire le esigenze della clientela, facendo da ponte tra la sala e la cucina, il cameriere dovrebbe anche conoscere le principali nozioni di alimentazione e igiene, saper dare indicazioni su quanto viene servito, essere educato e, in base al luogo in cui lavora, conoscere quanto meno la lingua inglese (l’italiano lo diamo per scontato).
Questa, chiaramente, è la teoria, la pratica ci insegna invece che spesso chi si trova a servire ai tavoli apprende tali nozioni tramite esperienza, magari facendo affidamento a una caratteristica innata o a uno studio personale. Spesso a influire sulla condotta lavorativa sono le richieste del datore di lavoro o dei superiori, nonché il tipo di locale nel quale si va a lavorare.
Quanto guadagna oggi un cameriere in Italia?
Anche a livello contrattuale tra dire e fare ci sono di mezzo una serie di espedienti, come contratti a chiamata o che dichiarano un numero inferiore di ore rispetto a quelle realmente richieste. Compromessi a cui spesso si finisce per scendete per mancanza di alternative.
Andiamo però al sodo: quanto guadagna ad oggi un cameriere in Italia stando al contratto collettivo nazionale di lavoro per la ristorazione?
La retribuzione minima mensile per un cameriere professionista è di di 1.500 euro lordi (circa 1.250 euro netti) per 40 ore settimanali.
Un cameriere part time percepisce circa 680 euro netti al mese, più o meno la stessa cifra che viene data in un contratto da apprendista.
La cifra può aumentare in base all’esperienza accumulata e alle competenze, ma anche e soprattutto in base al luogo in cui ci si trova. Durante la stagione estiva, per esempio, lo stipendio può arrivare anche a 1.450 euro e, se si opera in un ristorante d’alto livello (non per forza stellato), si possono sfiorare i 1.800 euro (ma anche 2.000 euro). La paga è in mediamente inferiore in pizzerie e agriturismi, mentre tende ad aumentare in alberghi, ristoranti, pub.
I camerieri dovrebbero guadagnare di più?
Diciamo che, se tutti i datori di lavoro rispettassero le tabelle previste dalla FIPE, lo stipendio di un cameriere andrebbe bene anche così. Il problema è che spesso si resta ingabbiati in contratti in cui percepire un compenso equo è un miraggio in confronto a quanto viene poi richiesto. Oltre alle mansioni extra, allo stress che si crea in certe situazioni, agli orari che intaccano terribilmente la vita privata, alla precarietà, ad appesantire l’esperienza lavorativa provvede proprio la paga irrisoria.
Ad oggi un cameriere percepisce dai 30 ai 50 euro a servizio, in una città di provincia e in locali ad alto affollamento (dove, per intenderci, non ci si ferma un secondo). Le ore di lavoro dovrebbero essere circa cinque o sei al giorno, ma è possibile arrivare a farne almeno fino a otto.
A questo andrebbe aggiunto anche il fatto che il più delle volte, anche e soprattutto in caso di contratti part-time, viene richiesto al lavoratore di impegnarsi solo durante i fine settimana, che in un normale posto di lavoro andrebbero e dovrebbero essere pagati di più, così come i festivi. Inoltre, andrebbe calcolato anche il luogo in cui si opera, che spesso influisce sullo stile di vita che si conduce. In caso di lavori stagionali non è raro che venga offerta, oltre alla paga mensile, anche vitto e alloggio, il che consente a chi si sposta di mettere da parte qualcosa.
Potrebbe quindi essere già un passo importante quello di rispettare le regole contrattualistiche vigenti, ma sicuramente non basta, poiché è un lavoro perlopiù usurante, che richiede professionalità e competenza e dovrebbe consentire, a chi ha deciso di intraprendere questa strada, di avere certezza e tranquillità dal punto di vista economico.
Gli stipendi dei camerieri dovrebbero essere differenziati in base alla competenza, al ruolo che hanno all’interno del locale in cui operano, agli orari di lavoro richiesti e che dovrebbero comunque essere sempre sottoposti a turnazione.
Quanto dovrebbe guadagnare quindi un cameriere in Italia?
Almeno 50 euro per un servizio di 5 ore, in un locale di provincia mediamente affollato (ristorante, pizzeria, pub). Da qui la cifra dovrebbe lievitare in base al tipo di locale, alle ore effettive di lavoro, alle giornate in cui viene chiesto il servizio, se sono festivi o normali weekend, per esempio.
Se è vero che dal mondo della ristorazione negli ultimi tempi si alza un grido di rivolta, alla ricerca disperata di competenza, è bene tenere a mente che la professionalità va retribuita e rispettata e adeguare paghe e organizzazione del lavoro sarebbe il primo passo per conferire a tutti dignità.
È sottinteso che non si possa fare di tutta l’erba un fascio: ci sono posti di lavoro eccellenti e stimolanti, in cui il rispetto è alla base di tutto, ma purtroppo continuano a essere mosche bianche in un sistema che fatica a staccarsi dall’anormale normalità alla quale le generazioni precedenti di hanno abituati.