Gualtiero Marchesi: ecco il decalogo del cuoco
Gualtiero Marchesi, in condivisione con il comitato scientifico della Fondazione che porta il suo nome, ha tracciato in 10 punti, il decalogo del cuoco.
La vita in cucina non è certo costruita su riflettori e red carpet. Le basi sono ben più solide, fatte di disciplina, tecnica e correttezza. Anche le parole devono essere corrette e mai usate in modo improprio. Questo è quello che Gualtiero Marchesi, con l’appoggio del Comitato Scientifico della Fondazione che porta il suo nome, ha voluto esprimere a pochi giorni dall’inizio del grande evento internazionale sul cibo: EXPO2015. Lo ha fatto in 10 punti arrivati alla nostra redazione via email, nei quali sono ricordati i compiti, i doveri che un cuoco (non uno chef) deve condurre per rimanere fedele a se stesso e al mestiere dal doppiopetto bianco.
IL DECALOGO DEL CUOCO
- Cuoco è un mestiere o meglio ancora è un servizio, un ministerium
- La divisa, candida, individua della sua funzione le caratteristiche essenziali: l’onestà, la pulizia, il rispetto.
- La legge del cuoco è la ricetta di cui è esecutore, ricordando che ogni buona esecuzione presuppone una quota d’interpretazione, attentamente dosata, non eccessiva ma neanche assente, introdotta con rispettosa discrezione. A un livello più alto sta il compositore.
- Ai diversi gradi di esperienza e conoscenza corrisponderanno tre figure: l’esecutore, l’interprete e il compositore. Per raggiungere questi traguardi, il cuoco dovrà impadronirsi della tecnica e aver fatto pratica di tutte le partite: antipasti, primi, carni, pesci e pasticceria anche se, poi, deciderà di dare il meglio di sé in una di queste.
- Un elemento importante per arricchire le proprie esperienze gastronomiche, è sicuramente la conoscenza di luoghi: dell’acqua, della terra, dell’aria che del carattere del territorio conservano memoria dando a frutti e animali sostanza e gusto; degli abitanti e del clima, con cui gli uni e gli altri devono inevitabilmente misurarsi.
- Lo studio delle culture alimentari di altri Paesi, può contribuire a formare una conoscenza più ampia dell’arte culinaria e delle sue realizzazioni con differenti aspetti e contenuti.
- La capacità di un cuoco poggia su due pilastri: la conoscenza della materia e dei modi di trattarla nel rispetto della sua natura.
- Soluzioni tecniche e virtuosismi non possono prescindere dalla conoscenza di tecnica e materiali nella concezione e nell’esecuzione. La tecnica è uso appropriato, controllato e non distruttivo, degli strumenti più adatti all’operazione che si sta eseguendo, senza uccidere la materia.
- Ad ogni preparazione, il cuoco deve sapere perfettamente cosa è giusto fare: quali sono tempi e modi della cottura, l’esatta temperatura e, ove necessario, la durata della stabilizzazione, giacché anche il riposo è parte importante del trattamento, come la pausa o il silenzio nella partizione musicale. La presentazione finale dipende molto dalla scelta del contenitore più adatto.
- Uno dei compiti che fanno onore al buon cuoco, è quello di divulgare e incrementare la cultura gastronomica, per un verso insegnando a mangiar bene e correttamente con il cibo offerto in tavola, per altro verso istruendo i giovani e passando il testimone a chi lo merita, introducendolo alla Cultura gastronomica, che quando è veramente tale è esperienza consapevole, ricerca applicata in continuo perfezionamento e adattamento alla vita.
E infine, “creare è: NON COPIARE”!
Senza per questo inseguire il nuovo, il “mai visto” come attributo di per sé qualificante: possiamo riconoscere la novità tanto nel conosciuto quanto nello sconosciuto, importante è che attinga alla verità.
L’arte è il porsi in opera della verità.Gualtiero Marchesi
Punti che si chiudono su un invito, quasi urlato: “NON COPIARE”! Un invito da parte del Maestro della cucina italiana che potrebbe sembrare uno sfogo ma che, molto probabilmente, è il consiglio a fare bene per tutti i colleghi più giovani che si apprestano a cominciare un importante servizio di cucina che non durerà una sera ma possibilmente una vita. Per i non addetti ai lavori, è semplicemente il chiarimento di una terminologia che potrebbe cadere in disuso ma che deve rimanere parola usata nella lingua italiana, il cuoco.
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