I 10 migliori ristoranti con dehors della Calabria (in barba a Easy Jet)
La Calabria ha davvero tanto da offrire a chi la visita: vi segnaliamo i nostri ristoranti con dehors, terrazze o giardini preferiti.
La Calabria è sfacciata, esageratamente bella. Terra ambivalente, che vibra sotto forti contrasti, impossibile da definire. contemplazione del paesaggio e buon cibo, una combinazione vincente Spinge lo sguardo verso gli orizzonti sconfinati dei suoi mari per poi costringerlo ad addentrarsi nei meandri montuosi che tolgono il fiato. Una tensione continua tra gli estremi smorzata da panorami bucolici e piccoli borghi. Ma la tregua dura poco. Non si ferma mai il gioco di seduzione, tortuoso come le fiumare che la attraversano. Alla Calabria praticamente bisogna cedere: è questa la regola. Meglio farlo però sedendosi comodi su una terrazza o in un dehors, contemplandola in compagnia del buon cibo e del vino che è in grado di offrire. Perché la Calabria è tanto inafferrabile quanto generosa di prelibatezze, tradizioni e culture, grazie ai tanti habitat che la compongono. Ecco allora i locali tra i più panoramici della regione, da segnare sui vostri appunti di viaggio.
- L’Incanto Santa Trada (via Petrello, 63 – Villa San Giovanni, Reggio Calabria). L’affaccio sullo Stretto e sui laghi di Ganzirri che si gode dalla terrazza di Lucio e Mariella dà la prova del divino. Non a caso i due coniugi hanno dato il nome Incanto al loro caratteristico home restaurant. Qui ci si nutre di bellezza, che è oggettiva e metafisica. Si rimane sospesi sul Tirreno lasciando che il tempo rallenti. Il cibo è il contesto e viceversa, in un rimando continuo che ricorda l’antico legame tra l’uomo e il mare. E così mentre si gusta un gamberetto di nassa su crostino caldo può capitare di sentire le grida di avvistamento dei pescatori arrampicati sugli alberi delle spadare. La natura è uno spettacolo senza fine. Diventa così un’esperienza impagabile assaporare il cous cous di pesce, incocciato a mano da Mariella, mentre affiorano i delfini o al sopraggiungere di un temporale “che sembra far ondeggiare la Sicilia”, come ci racconta la padrona di casa. Il tramonto che accende il profilo delle Eolie è poi uno dei momenti più emozionanti, preludio alla cena. Quella di Mariella è una cucina estemporanea. Prepara con ciò che il mare e la stagione offrono. Parla calabrese ma anche siciliano per non tradire l’eredità della sua Isola. L’Incanto si rivela nella cura del dettaglio, dall’arredo alla mise en place alla composizione degli elementi nel piatto. Non si può non salire sulla terrazza al piano superiore, dove si può anche cenare. Non appena vi si mette piede si comprende subito perché Mariella le abbia voluto dare il nome di Destinazione Paradiso.
- Santabarbara 1789 (Località S. Barbara, Pellegrina di Bagnara Calabra – Bagnara Calabra, Reggio Calabria). Dalla veranda di Santabarbara 1789 si abbraccia con un solo sguardo lo scenario della Costa Viola, con le Eolie e la Sicilia sullo sfondo. Da questa prospettiva sul Tirreno, da capogiro per profondità e bellezza, si gusta il pesce sempre fresco. Il locale rispecchia il carattere di Antonino Gioffrè, cuoco di lungo corso, grande sostenitore del patrimonio ittico locale. Il menu qui non può che variare quotidianamente, nel pieno rispetto del mare d della materia prima. Piatti semplici, classici, comprende i must della cucina di mare del posto che esaltano la freschezza dell’ingrediente e dimostrano la grande mano di Tonino capace di lavorare sapientemente la carne del pesce.
- Lido Tahiti – Il Fico (Lungomare di Palmi km 486,58 – Reggio Calabria). Qui si gusta il pasto su una delle spiagge più belle e più grandi della Calabria. Sabbia bianca, una palette colori, sempre mutevole, che cinge lo scoglio chiamato l’Isola e la silhouette dell’antica tonnara. Il locale di Domenico Parisi è composto dal lido Tahiti e dal ristorante Il Fico, attivo anche nei mesi invernali e dal quale si può ammirare la struggente bellezza del mare d’inverno. La cucina è contemporanea ma molto radicata nel territorio. Il pescato del giorno detta la linea del menu. Un piatto simbolico di questo progetto è il crudo e il cotto. La parte fredda composta sempre da pescato locale, per lo più quello più povero, è accompagnata da una pietanza che varia secondo la stagione. Per esempio, viene servita con la parmigiana durante l’estate. Consigliati la stroncatura, preparata secondo la tradizione locale con olive, alici, pomodorini, e gli spaghetti con scampi e limone. Mangiare e trascorrere il tempo qui incarna l’idea di vacanza di mare che abbiamo tutti nel nostro immaginario.
- Ristorante San Domenico (via Colapesce 2, Pizzo – Vibo Valentia). A Pizzo c’è uno degli affacci più belli sul Tirreno. La terrazza del San Domenico, ristorante condotto dai giovani Bruno e Cristian Tassone, vanta una visuale quasi aerea della Costa degli Dei. Il blu da questa prospettiva è travolgente. Il momento magico, imperdibile, è l’ora del tramonto. Un punto panoramico d’eccezione in termini non solo paesaggistici ma anche culinari, perché assaggiando i piatti preparati da Bruno si può apprezzare il percorso che sta facendo la nuova ristorazione calabrese. Il progetto rispecchia l’impegno dei giovani nel costruire un nuovo racconto della Calabria in cui la materia prima diventa diretta espressione della ricchezza e della bellezza del territorio. Il menu di Bruno è infatti esattamente lo specchio di questo tratto di mare, frutto di una solida relazione con i piccoli pescatori. Da provare i tagliolini con gamberetto rosso di Capo Vaticano, tartufo nero e yuzu.
- Le Grotte di Deso (Insediamento Rupestre – Zungri, Vibo Valentia). Una grande terrazza affacciata sulla vastità del golfo di Sant’Eufemia e sullo scenario del Monte Poro. Il ristorante aperto da Francesco Mamone e Luigina Raffa è un vero e proprio belvedere da cui si vedono Vibo Marina e Pizzo. Si trova a ridosso dall’antico insediamento rupestre, le Grotte degli Zungri. Questa scenografia della Calabria, con le sue anime marina e montana, trova una sintesi sulla tavola. Paccheri con guanciale di suino nero, cipolla rossa di Tropea, risotto con crema di limoni, matriciana di pesce spada sono solo alcuni dei piatti da gustare sospesi sulla vallata di Vibo, magari dopo aver inaugurato il pranzo con l’antipasto degli Sbariati (così era chiamata la gente che abitò il villaggio scavato nella roccia) con formaggi e salumi del luogo e verdure sott’olio.
- Sabbia d’Oro (Contrada Piano la Donna – Belvedere Marittimo, Cosenza). Sabbia d’Oro è uno dei ristoranti panoramici storici della Calabria fondato nel 1981 da Palmino Raffo e Anna Maria Monetta, ancora oggi operativi in cucina per valorizzare la tradizione gastronomica del posto. La struttura, che comprende anche un lido, è gestita dal figlio Alessandro. Tappa obbligatoria per chi si ritrova a viaggiare lungo la Costa dei Cedri. Le grandi vetrate fanno da cornice all’acqua turchina che bagna il tratto di spiaggia incastonato tra gli scogli di Belvedere e di Diamante. Il pesce ovviamente è il protagonista. La cucina riprende seguendo i canoni moderni la tradizione più povera. Propone anche quei piatti che mangiavano un tempo i pescatori, come la raganella di alici. Questa pietanza era preparata dalle mogli per dare ristoro ai mariti di ritorno dal mare. Gli gnocchetti con patate silane, gamberetti, pomodorini e peperoncino è la specialità. Da provare la catalana di astice con cipolla di Tropea e patata silana. Anche il vino, parte curata da Alessandro, fa la sua parte nel completare il racconto della Calabria.
- Da Lucio (via Vittorio Veneto, 184, Cirella, Cosenza). Il promontorio di Cirella con i ruderi di una villa romana che degrada verso l’isola di Cirella è uno dei quadri costieri più suggestivi della Riviera dei Cedri. Una posizione privilegiata su questo spettacolo la offre il ristorante Da Lucio. Un posto in prima fila, a pochi passi dalla battigia. Il canovaccio è quello tipico della trattoria di mare, con pescato del giorno protagonista. Da Lucio si mangia una delle migliori interpretazioni della frittata arriganata, piatto tipico della zona, preparata con pangrattato e alici.
- Agriturismo Pernia (C.da Sarre – Tortora, Cosenza). Da questo agriturismo si gode la vista sul Pollino tirrenico, con i tetti di Tortora in primo piano. Dentro una cornice sinuosa e boscosa si intravede all’orizzonte il mare. Il nome dell’agriturismo deriva dall’appellativo che un tempo era dato alla contrada, mutuato dal greco antico, che significa granaio. A ricordare una delle colture che sostentava questa parte della Calabria è l’aia originaria conservata all’interno del complesso. Qui un tempo si batteva e si ripuliva il grano grazie al venticello che si levava, e così ancora adesso, a mezzogiorno. Lo spirito non è cambiato. La cucina è semplice, campestre, preparata principalmente con i prodotti dell’orto. Rispetta la tradizione. Ogni pietanza conserva la memoria di questo luogo. Dalle frittelle di fiori di zucca, alle verdure di stagione di cui è ricco l’antipasto, alla pasta fatta in casa. Pernia è una tappa consigliata per viaggi naturalistici e culturali. A pochi chilometri si trova un museo poco conosciuto ma dal quale partire per addentrarsi nella storia di questa regione. Il Museo di Blanda custodisce rarissime testimonianze e reperti dell’antichissima civiltà degli Enotri, da cui deriva Enotria il nome con cui era chiamata la Calabria.
- Aquila D’Oro (strada Provinciale, 7 – Cirò, Crotone). Elisabetta Cariati è un’icona della memoria gastronomica calabrese. Se si vuole scoprire la Calabria non si può non varcare la soglia del suo ristorante, da cui si gode una vista a perdita d’occhio sulla vasta terra del Cirò, il vino tanto apprezzato da Greci che era dato in premio agli atleti. Aquila d’Oro è la tappa obbligatoria. Il repertorio di Elisabetta è interamente basato sulla tradizione locale, ripropone pedissequamente le ricette tramandate. Mentre il palato fa un viaggio nel passato lo sguardo si perde a seguire le vigne e gli ulivi secolari che si spingono fino al mare. Ogni pietanza è un ricordo dei momenti della vita di un tempo, delle usanze, delle credenze. Ciò che si ammira nel panorama lo si ritrova nel piatto. Cosa che fa della padrona di casa una delle migliori interpreti del territorio. I tempi della cucina sono quelli di casa. Ogni pietanza è preparata in modo espresso, frutto di gesti e segreti antichi. I sughi sono figli della lunga cottura a fuoco lento. Da Elisabetta si deve assaggiare tutto, non ci si può sottrarre se si vuole carpire la vera essenza di questa regione, a partire dalle sue pitte.
- Masseria Torre di Albidona (Contrada Piana della Torre – Trebisacce, Cosenza). Da qui la prospettiva che si gode sull’alto Ionio vale il viaggio. Quasi accecano i toni che lo Ionio assume in certe giornate. Qualsiasi siano la stagione dell’anno e le condizioni meteo, è una sosta da prevedere. Non a caso gli Spagnoli scelsero questo luogo per controllare la costa, come testimonia la torre del XVI posta a pochi metri dalla struttura circondata da frutteti e ulivi. L’immagine che si presenta dalle vetrate e dalla grande terrazza con piscina è da album dei ricordi. Nei piatti di Pietro Acciardi c’è tutto il ricco patrimonio agricolo e ittico del territorio. La tagliata di controfiletto in crosta di pistacchio con albicocche caramellate su crema di cipolla rossa o il filetto di rana pescatrice in crosta di melanzane con di spinaci e zafferano spiegano bene il progetto dello chef.