I 10 migliori locali per il sushi a Milano
• Pubblicato 14 Marzo 2016 Aggiornato 22 Settembre 2017 15:00
Capitale del sushi, pioniera della cucina giapponese, Milano è piena di locali dedicati, ma non tutti valgono la pena: ecco i nostri 10 preferiti.
Sono passati più di trenta anni da quando Minoru Hirazawa, detto Shiro, aprì il primo sushi bar di Milano. All’epoca il pesce crudo, stravaganza del Sol Levante, faceva un po’ paura e incuriosiva i temerari; ma i milanesi ne hanno scoperto nel giro di qualche anno le molte qualità. Il sushi, leggero e veloce, raffinato, elegante e costoso, ha così conquistato le pause pranzo del centro città, le serate con gli amici, le cene casalinghe davanti alla TV. Oggi i locali che servono sushi a Milano sono centinaia, non tutti gestiti a regola d’arte: ma eccone 10 che non vi deluderanno.
- Iyo (via Piero della Francesca, 74) è l’unico ristorante di cucina etnica in Italia ad aver conquistato una stella Michelin: non stupisce quindi che i sashimi, nigiri e chirashi preparati dal maestro giapponese Haruo Ichikawa possano soddisfare anche le aspettative più alte. Negli ultimi anni prenotare è diventato un problema: ma non fatevi scoraggiare, il gunkan ai ricci di mare e il nigiri all’anguilla grigliata, consistente e densa di gusto, valgono senza dubbio qualche settimana di programmazione.
- Cercate un’atmosfera elegante ma con un tocco di Giappone? Il posto giusto potrebbe allora essere Yoshi (via Giuseppe Parini, 7), ristorante dalle pareti in carta che richiamano la tradizione orientale. Qui si può sedere comodamente a uno dei tavoli tutti bianchi; oppure appoggiarsi al sushi bar, dove Yoshinobu Kurio prepara sashimi e nigiri dietro una vetrina ricca del pescato del giorno. Vanto della casa è infatti la freschezza: lo chef si reca personalmente al mercato per fare i propri acquisti.
- Anche Fukurou (via Trivulzio, 16), dall’aspetto più dimesso e dalla posizione meno centrale, promette un’autentica esperienza giapponese, a cominciare dalla clientela che abitualmente lo frequenta. Mentre scegliete dove sedervi, al bancone del sushi o a uno dei tavoli più appartati, preparatevi a un gusto pungente: da Fukurou osomaki e nigiri sono serviti con il wasabi fra il pesce e il riso, proprio come vorrebbe la tradizione.
- Il nome di Yuzu (via Lazzaro Papi, 2) fa riferimento all’agrume che è qui utilizzato per condire generosamente gamberi e capesante. A dispetto delle usanze giapponesi, che vorrebbero in cucina solo uomini, dietro il banco del sushi si muove la chef Yoko Matsuda; le sue proposte comprendono uramaki creativi e tradizionali, chirashi, tartare e nigiri crudi o alla fiamma.
- Per chi vuole essere certo di seguire il proprio sushi in tutte le fasi della preparazione, Zero (corso Magenta, 87) potrebbe essere la giusta scelta: il grande bancone a U offre infatti ben 18 posti a sedere, tutti con vista sul lavoro del maestro Hide Shinohara. Oltre a sashimi, maki e roll tradizionali, si trovano in carta anche proposte più creative, come il sushi scottato con il cannello o il carpaccio di tonno con foie gras e confettura di fichi.
- Da Sushi B (via Fiori Chiari, 1/a) la tradizione giapponese si lega invece al design contemporaneo. Il giardino verticale, il sushi bar e lo chef table con vista sulla cucina non sono che un contorno per piatti elegantemente colorati, come la selezione di sushi creativo (con uramaki raimbow e nigiri con mirtillo, bottarga e tartufo), il più classico chirashi con frutti di mare o i maki di salmone, kampyo (zucca essiccata) e ventresca di tonno.
- Basara (corso Italia 6 e via Tortona 12) è l’ideale per chi è indeciso fra dolce e salato. Il ristorante è noto infatti per la sua selezione di piccoli dolci, fra cui la mousse di umeshu (liquore di prugne verdi) e il tiramisù al sesamo nero. Il sushi di pesce non è però da meno: chirashi ricchi di tonno e salmone, sashimi di anguilla marinata e di capasanta, temaki piccanti e con gamberi siciliani.
- I locali di Roberto Okabe (Finger’s in via San Gerolamo Emiliani 2 e Finger’s Garden in via Keplero 2) sono stati i primi a proporre a Milano l’esperienza nippo-brasiliana. Ancora oggi sono il posto migliore per assaggiare piatti come il king crab allo yuzu o l’uramaki di anguilla e mango; ma non bisognerebbe lasciarsi sfuggire neanche preparazioni tradizionali come i nigiri con ventresca di tonno, uova di salmone o gambero crudo.
- Chi invece ha nostalgia degli anni Duemila, con i loro sushi bar con nastro girevole e piattini colorati, non può mancare una visita da Zen Sushi (via Maddalena, 1). Il ristorante a due passi dal Duomo è stato il primo a introdurre il kaiten (ossia il tapis roulant per il servizio al bancone) e rimane il migliore della categoria; i piatti sono velocemente preparati, disposti sul nastro e mangiati, in un continuo ricambio garantito dai molti clienti. Seduti sugli alti sgabelli, non è neanche necessario consultare il menu: basta farsi tentare dai piatti di passaggio.
- Non può infine mancare Poporoya (via Eustachi, 17), il ristorante del pioniere del sushi milanese Minoru Hirazawa. L’aspetto del locale, pur rinnovato da un paio d’anni, conserva il fascino dei ristorantini giapponesi tradizionali: ci si siede al banco o a uno dei piccoli tavoli laterali, si chiacchiera con il maestro del sushi, ci si lascia incantare dai tanti ritagli e immagini alle pareti; e ci si perde nel chirashi abbondante e ricchissimo di pesce, inventato dallo chef per soddisfare i gusti degli esigenti clienti italiani.
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