I 22 migliori ristoranti di sushi secondo il Gambero Rosso
Da Nord a Sud Italia, scopriamo i 22 ristoranti di sushi Tre Bacchette secondo la guida 2021 del Gambero Rosso.
È uscita la nuova guida del Gambero Rosso dedicata ai migliori sushi in Italia. E, da quanto emerge da questo nuovo lavoro, l’interesse per la cucina giapponese continua a crescere nel nostro Paese, attirando grandi gruppi imprenditoriali giapponesi che scelgono l’Italia, ma soprattutto Milano, per testare ristoranti e format. Tra i 250 selezionati per la guida, il Gambero Rosso ha assegnato 22 Tre Bacchette Dopo aver provato i ristoranti di sushi nelle varie città e regioni italiane, sono stati selezionati 250 indirizzi di qualità. Giapponesi puri ma anche locali fusion che si ispirano alla cucina nipponica contaminandola con altre culture, come nel caso delle proposte nippo-brasiliane. Tra queste eccellenze, sono 22, in particolare, i ristoranti che il Gambero Rosso ha insignito dell’importante menzione Tre Bacchette. Locali che si distinguono per la cucina originale, gli abbinamenti e la cura nel servizio. Quali sono e dove si trovano? Scopriamo i 22 migliori sushi in Italia secondo il Gambero Rosso.
- Le Petit Restaurant Japonais, Via Chiesa 23 – Rosta (To). Una minuscola trattoria giapponese alle porte di Torino dove provare la cucina tradizionale. Ad aprirla nel 2016 sono stati Simone e Naomi, compagni nella vita e nel lavoro dopo un incontro fortuito a Tokyo. Qui potete scegliere tra tre percorsi degustazione che vi faranno viaggiare tra sapori del Sol Levante, dal sushi del giorno alla pancetta di maiale brasata (kakuni).
- Kensho, Via dei Mercanti 16 – Torino. Nel centro storico del capoluogo piemontese, a pochi passi da Palazzo Madama, potete sedervi ai tavoli di questo elegante ristorante giapponese. La carta propone l’omakase experience studiata su misura per ogni cliente. Altrimenti sfogliate il menu e lasciatevi tentare dalle ostriche, dalle tartare, dai gunkan o dagli onigiri. Molto interessante la carta dei vini, soprattutto l’ampia parte dedicata alle bollicine.
- Miyabi, Via Villa della Regina 9/A – Torino. Nato come associazione di cultura giapponese da un’idea del giovane chef Masanori Tezuka, ben presto diventa un vero e proprio ristorante. Oltre alla carta del crudo si possono assaporare altre specialità giapponesi come il ramen di gamberi, l’entrecote di Wagyu, il riso con l’anguilla alla griglia o lo sgombro con daikon e salsa ponzu. La carta dei vini parla prevalentemente piemontese, ma tra le bevande troviamo pure tè verde giapponese, vari shochu (liquore nipponico) e sake.
- Finger’s Garden, Via Giovanni Keplero 2 – Milano. Un ristorante di cucina giapponese creativa che unisce buon cibo, cultura, design e arte. Il progetto è nato nel 2004 dall’amicizia tra Clarence Seedorf e Roberto Okabe, chef nato in Brasile da genitori giapponesi. Ecco quindi che nel menu le due tradizioni si mescolano con piatti come il carpaccio di salmone servito su salsa gazpacho o il gunkan di tonno con olio al tartufo bianco, dall’insalata ceviche al nigiri con wagyu fiammato, foie gras e riduzione balsamico. Tra le referenze enologiche non mancano diverse proposte di champagne.
- Ichikawa, Via Lazzaro Papi 18 – Milano. Questo intimo locale in zona Porta Romana è il regno dello chef Haruo Ichikawa, ex-chef stellato di Iyo. Qui, oltre ai grandi classici, potrete assaggiare qualche piatto della tradizione meno conosciuto, come le verdure e sashimi sott’aceto con alghe (sunomono) o la ciotola di straccetti manzo (gyudon). Molto apprezzato è anche il servizio di delivery.
- Iyo Experience, Via Piero della Francesca 74 – Milano. Nato nel 2007 come ristorante di sushi innovativo e cucina contemporanea di ispirazione giapponese, solo otto anni più tardi ha ricevuto la Stella Michelin. Ed è qui che Vecchio Continente e tradizione asiatica si uniscono in una proposta raffinata e mai scontata. Ne sono esempi il sashimi di tonno marinato in salsa di soia con yamakake di stracciatella pugliese, l’uramaki con anguilla, foie gras e avocado o ancora il maialino iberico glassato nella salsa di soia. La carta dei vini vanta circa 500 referenze, a cui si affiancano più di una trentina di sake dalle principali prefetture giapponesi, oltre a tè, liquori, distillati, diversi whisky, in parte nipponici, e alcune birre artigianali italiane.
- Iyo Omakase, Viale della Liberazione 15 – Milano. È il sushi banco di Iyo, un’esperienza unica che ci porta a seguire da vicino l’abilità del maestro Masashi Suzuki. È lui a scegliere il menu omakase (significa “mi fido di te”) di giorno in giorno a seconda della stagione e del miglior pescato. Il tutto è abbinato a vini, sake e tè proposti da Savio Bina.
- Osaka, Corso Garibaldi 68 – Milano. Un punto di riferimento per la cucina tradizionale dal 1999. In cucina troviamo lo chef Ikeda Osamu, con una lunga esperienza culinaria all’estero, aiutato dal sous-chef Takimoto Takaaki. L’arredamento è semplice ed essenziale. Il menu è ampio, interprete della straordinaria ricchezza del mondo culinario giapponese. Particolarmente interessante è il sukiyaki, carne cotta direttamente al tavolo, accompagnata da verdure brasate nella salsa di soia.
- Wicky’s Innovative Japanese Cuisine, Corso Italia 6 – Milano. Come si può intuire dal nome, in questo ristorante nel cuore del capoluogo lombardo la tradizione viene rivisitata con grande attenzione per l’ingrediente e le sue origini. E a bilanciare idee, sapori e abbinamenti è lo chef Wicky Priyan. Nato in Sri Lanka, ha lavorato a lungo a Tokyo (con il famoso maestro Kan) e a Bali, fino ad approdare a Milano. E il racconto dei suoi viaggi, trasformati in sapori e colori, è la vera e propria esperienza culinaria del Wicky’s.
- Yoshinobu, Via Giuseppe Parini 7 – Milano. Yoshinobu “Yoshi” Kurio è l’anima di questo ristorante di sushi in zona Porta Nuova. Ogni giorno va al mercato ittico per selezionare il pesce migliore e sceglie i fiori che animeranno la sala, caratterizzata da pareti costruite con carta giapponese. Oltre alla carta, ogni giorno Yoshi propone dei fuori menu con gli ingredienti freschi di giornata. La proposta per il pranzo è il tradizionale bento nipponico, un vassoio suddiviso in sfiziosi compartimenti gastronomici.
- Seta, Corte Isolani 2 – Bologna. Si trova vicino a piazza Maggiore, cuore della città, e porta in tavola una rivisitazione della cucina tradizionale giapponese per esaltare ingredienti, consistenze, colori e forme. Ai crudi si affiancano varianti di yaki soba, pesce al vapore aromatizzato in alga combu o alla piastra. Fino al dessert, come il roll allo yuzu in crosta di cioccolato bianco e nocciole pralinate. Al banco è invece possibile scegliere la proposta omakase e lasciarsi coccolare dal percorso creato appositamente dallo chef Glen Cueto.
- YuzuYa, Via Nicolò Dall’Arca 1/i-l – Bologna. Tsuruko Arai e Takako Kawano. È da queste due donne intraprendenti che è nato il progetto di uno dei migliori ristoranti di sushi in Italia. La cucina è quella della tradizione casalinga, segue le stagioni, valorizza i prodotti freschi e cerca di offrire il meglio per il palato, ma anche per la salute. Ecco che allora allo YuzuYa troverete persino i teishoku, proposte di piccole porzioni pensate per offrire un pasto completo, sano e nutriente.
- Vicolo 8, Vicolo Forni 8 – Modena. Nel centro storico della città emiliana, questo locale è l’incontro perfetto tra due culture. Sia nel menu, che nell’atmosfera. L’arredamento infatti unisce lo stile minimal giapponese con l’arte occidentale. Il sushi viene preparato a vista con proposte che sorprendono come l’uramaki di capasanta, avocado e panure adriatica o il karaage di pollo con salsa al lambrusco.
- Moi, Viale Piave 10/14 – Prato. Francesco Preite, dopo aver studiato l’arte della cucina giapponese direttamente in Giappone, ha aperto il suo primo ristorante a Prato nel 2010. Un progetto caratterizzato dalla formula omakase. Niente menu alla carta ma solo una proposta di percorso di degustazione con nigiri che variano di giorno in giorno a seconda della stagione e della disponibilità di materie prime. È possibile anche mangiare al bancone e lasciarsi affascinare dalle abili mani dello chef.
- Il Vizio, Via Bruno Buozzi – Perugia. Viene definito un ristorante gourmet Asian Fusion e nasce dall’idea di una famiglia che da generazioni si occupa di hôtellerie e ristorazione. Nel 2006 hanno rilevato l’hotel Quattrotorri di Perugia e pian piano hanno sviluppato un progetto culinario sia per soddisfare i propri ospiti che le persone interessate a un’esperienza di qualità. A guidare la cucina è il giovane Marco Gargaglia, sempre attento a valorizzare le migliori materie prime a seconda delle stagioni e a presentarle in modo armonico ed elegante. Nelle sue mani la tradizione giapponese spesso si unisce a ingredienti italiani dando vita, per esempio, alla tartare di orata di Orbetello, shiso e jalapeno o all’uramaki di moeche in tempura, avocado hass, salmone flambato, sakura e tobiko. Ampia e dettagliata è la carta dei vini ma è anche possibile abbinare i piatti ai cocktail.
- Hasekura, Via dei Serpenti 27 – Roma. Dal 1993 nello storico rione Monti, a pochi passi dal Colosseo e dai Fori Imperiali, il ristorante è un punto di riferimento per il sushi a Roma. Fondato da Kimiji Ito e Franca Palma, si ispira al nome del samurai che consegnò un trattato commerciale a papa Paolo V nel 1615. La filosofia culinaria del ristorante riprende la tradizione autentica giapponese, a partire dall’importanza dell’estetica e della valorizzazione delle materie prime. E lo si può notare nelle tartare arricchite di frutta, nei sashimi, nei nigiri ma anche nei piatti caldi.
- Kiko Sushi Bar, Piazzale del Verano 90 – Roma. Un intimo locale nella quartiere San Lorenzo, progettato attentamente dagli architetti Aniello e Tasca, soprattutto per quanto riguarda le luci, studiate per esaltare le preparazioni del maestro Atsufumi Kikuchi. A pranzo sono disponibili vari menu. Ci sono poi due percorsi degustazione e un’ampia scelta alla carta tra carpacci, insalate, tempura, sushi, chirashi e dolci.
- Oishi Japanese Kitchen, Via Mario Capuani 47 – Teramo. Situato nel centro storico della cittadina è il luogo ideale per godersi uno dei migliori sushi in Italia in un ambiente elegante ma non formale. Qui, dal 2015, un giovane chef abruzzese parte dalla tradizione per proporre anche piatti fusion in cui il Giappone incontra profumi e sapori europei e mediterranei. Ne è un perfetto esempio un siciliano in Giappone, un cannolo di sfoglia farcito con tartare di tonno e gamberi rossi di Mazara, capperi di Pantelleria, pistacchio, yuzu e soia.
- Japit, Via S. Pasquale 12 – Benevento. Tutto nasce dalla passione di Mario Cangiano, figlio di pescatori e uno dei primi maestri italiani di sushi diplomato a Tokyo. La cucina ripropone la tradizione nipponica autentica con una grande attenzione alla selezione di materie prime di qualità. Oltre ai classici sashimi, chirashi (anche di astice), tartare, hosomaki, ecc. si possono ordinare ostriche, gyoza, takoyaki di polpo e qualche piatto di mare italiano, come i paccheri al gambero rosso con sfusato amalfitano.
- Tabi, Via Raffaele de Cesare 35 – Napoli. In giapponese tabi significa viaggio ed è proprio questo l’obiettivo del locale nato dall’amicizia tra Stefano Parisio e lo chef Ignacio Ido Hidemasa. L’esperienza al Tabi è un viaggio sensoriale tra sapori, tradizioni e incontri che dal Sol Levante passano nel Mediterraneo per toccare l’America Latina e ripartire. Interessanti, in questo senso, gli starter come l’aragosta fritta con salsa rosa alla vodka e pinoli tostati o i buns di manzo battuto al coltello con uova di quaglia e maionese allo zafferano, ma anche i rolls, ognuno con il nome di una destinazione in giro per il mondo.
- Fugu Restaurant, Via Cesare Battisti 1 – Lecce. Un altro ristorante fusion, questa volta in Puglia. La sua particolarità, oltre a essere stato apprezzato come uno dei migliori sushi in Italia dal Gambero Rosso, è che unisce la cucina giapponese con quella thailandese grazie all’esperienza internazionale dello chef Ivan Scrimitore. Temaki, nigiri, futomaki, si alternano a yakisoba, zuppe, spiedini yakitori, ma anche pad thai, riso spadellato nel wok, insalate thailandesi e qualche ricetta italiana. Da notare le tante proposte per i vegani e l’ampia carta dei vini con referenze regionali, nazionali e internazionali.
- Yuki Cucina Giapponese, Via G. Recchia Maggiore 24 – Noci (Ba). Il ristorante si trova in una antica neviera, elemento comune alla cultura pugliese e nipponica, e yuki significa proprio neve. A unire questi due mondi sono lo chef Andrea Fontana, insieme a Maurizio, entrambi allievi di Hirohiko Shoda. La loro cucina offre sempre prodotti freschi di qualità, rispettando i ritmi delle stagioni e della natura, come vuole la tradizione nipponica. È possibile scegliere alla carta oppure la formula omakase con un percorso di 4, 5 o 6 portate. Decisamente ricca è la proposta dei vini e dei sake, così come quella dei liquori.