Miti da sfatare: il caffè fa male?
Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo, ma sui suoi effetti ancora non c’è molta chiarezza: ecco pro e contro.
La caffeina è un composto chimico naturalmente presente in parti di piante come chicchi di caffè e cacao, foglie di tè, bacche di guaranà e noce di cola, e viene consumata dall’uomo ormai da lungo tempo.La caffeina non è contenuta solamente nel caffè, ma anche in altri alimenti e bevande di uso comune Non tutti sanno però che la caffeina viene anche aggiunta normalmente a tutta una serie di alimenti come pasticceria da forno, gelati, dolci e bevande a base di cola, oltre ad essere presente anche nelle cosiddette bevande energetiche insieme ad altri ingredienti come la taurina e il glucuronolattone. Nell’uomo il consumo di caffeina stimola il sistema nervoso centrale, agisce come stimolante della funzione contrattile del miocardio, ha un’azione diuretica, favorisce la lipolisi e la termogenesi; stimola la secrezione gastrica (che, dopo pranzo, facilita la digestione) e, a dosi moderate, aumenta la lucidità mentale riducendo la sonnolenza. Non a caso, il caffè è il simbolo del risveglio e della colazione, ma è anche il simbolo di pausa, relax e convivialità. Per tutti questi motivi è diventato parte integrante della routine quotidiana di molte persone che non potrebbero iniziare la giornata senza aver prima bevuto una tazzina di caffè.
Secondo l’EFSA, dosi singole di caffeina fino a 200 mg, circa 4 caffè espressi o 2 tazze di caffè americano, non destano preoccupazioni in termini di sicurezza per la popolazione adulta e sana. Alcune persone metabolizzano la caffeina più lentamente, dunque ne subiscono gli effetti più a lungoLo stesso quantitativo di caffeina non desta preoccupazioni neanche se consumato meno di due ore prima di un intenso esercizio fisico in normali condizioni ambientali. In alcuni casi però dosi singole di 100 mg di caffeina possono influire sulla durata e sulla qualità del sonno in alcuni adulti, soprattutto se consumate poco prima di andare a dormire. Alcune persone, infatti, metabolizzano la caffeina più lentamente e quindi subiscono naturalmente gli effetti di questo alcaloide in maniera più prolungata. Ricordiamo però che l’uso abituale del caffè determina una certa tolleranza nei confronti di questa bevanda e ciò spiega come mai, nei soggetti che ne fanno scarso uso, l’assunzione sia spesso sufficiente per scatenare alcuni disturbi quali insonnia, ansia o cefalee.
Secondo l’EFSA anche nel caso della donna in gravidanza un quantitativo di caffeina fino a 200 mg al giorno, consumato nel corso della giornata, non desta preoccupazioni per la salute del feto. Occorre però sempre tenere in considerazione l’effetto sinergico e cumulativo dei vari alimenti e bevande, nonché il contributo di alcuni farmaci a base di caffeina. Soprattutto nel caso di bambini e adolescenti ricordiamoci infatti che anche il tè, le bevande gassate e la cioccolata contengono caffeina. In generale, il consumo a dosi moderate di caffè (2-3 al giorno) ha un effetto benefico, mentre il suo consumo eccessivo può causare insonnia, cefalea, tremore e tutta una serie di effetti non desiderati.
A cosa prestare attenzione
Nel caffè però non c’è solo la caffeina. In questa bevanda ci sono anche sostanze dette tannini che sono capaci di interagire con i minerali, tra cui calcio e ferro, inibendone l’assorbimento. Questo è detto effetto antinutrizionale del caffè e nella pratica vuol dire che, ad esempio, i tannini del caffè inibiscono l’assorbimento del ferro contenuto nella carne. Anche l’accoppiamento latte e caffè non è sempre da consigliare in quanto può causare problemi digestivi: in termini scientifici, con l’alta temperatura l’acido tannico tende a legarsi alla caseina del latte, dando luogo ad un composto, il tannato di caseina, difficile da digerire. Inoltre, il consumo di caffè è da limitare anche in soggetti con determinate patologie a carico dell’apparato gastrointestinale, poiché la sua azione può stimolare la secrezione acida dello stomaco giocando a sfavore in caso di gastriti, duodeniti, ulcera gastroduodenale o colite.