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Miti da sfatare: il fruttosio fa male?

di Silvia Cutolo • Pubblicato 3 Novembre 2019 Aggiornato 6 Maggio 2020 10:34

Il fruttosio è uno zucchero presente in tanti alimenti, quindi è normale chiedersi se faccia male oppure no: vi spieghiamo perché non abusarne.

Il fruttosio è un monosaccaride, cioè uno zucchero semplice composto da 12 atomi di idrogeno, 6 di carbonio e 6 di ossigeno. Nonostante presenti la stessa struttura chimica del glucosio, possiede comunque caratteristiche diverse. insieme al glucosio forma il comune zucchero da tavola Insieme al glucosio (un altro zucchero semplice) forma il comune zucchero da tavola e più precisamente il disaccaride saccarosio. Il suo potere dolcificante è superiore rispetto a quello del saccarosio, per cui ne possiamo consumare una quantità inferiore per ottenere lo stesso effetto dolcificante. L’apporto calorico equivale a quello della famiglia degli zuccheri ed è quindi circa 4 kcal per grammo, ha però un basso indice glicemico. Si trova naturalmente nella frutta, dalla quale prende il nome, nel miele e in alcuni vegetali come pomodori e melanzane. Però quello che forse non tutti sanno è che, per il suo elevato potere dolcificante, il fruttosio è anche aggiunto a moltissimi alimenti soprattutto industriali come i prodotti dolciari e le bibite zuccherate e, pur essendo presente naturalmente nella frutta, rimane comunque uno zucchero il cui sovradosaggio può comportare rischi per la salute.

Eccesso di fruttosio: conseguenze sulla salute

La dose giornaliera raccomandata per gli adulti è compresa tra i 30-50 grammi, ma superare questa soglia non è difficile se si consumano ogni giorno bibite zuccherate e prodotti da forno industriali, senza contare la quota introdotta con la frutta. ingerire troppo fruttosio causa una serie di problemi associati alla sindrome metabolica Il fegato è l’organo deputato alla metabolizzazione del fruttosio. L’eccesso di fruttosio da solo può causare tutti i problemi associati alla sindrome metabolica (diabete, obesità, malattie cardiache). Infatti quando è presente a basse concentrazioni nel sangue, il fruttosio non interferisce troppo con l’insulina, l’ormone indispensabile al trasporto del glucosio dal sangue all’interno dei tessuti. Questo spiega perché, soprattutto in passato, se ne promuovesse il consumo nei diabetici rispetto al saccarosio, al glucosio e ai dolcificanti. Ma non bisogna esagerare: eccedendo con il suo consumo, l’innalzamento della secrezione di insulina è garantito, con possibili ripercussioni negative sulla salute, a maggior ragione se si soffre di malattie del metabolismo come il diabete o la sindrome metabolica. Questo vale soprattutto per il fruttosio isolato e usato come dolcificate o correttore di sapori. Il fruttosio contenuto nella frutta non pone particolari problemi (a meno che non si consumino quantità veramente esagerate), grazie alla contemporanea presenza di fibre che ne rallentano l’assorbimento e all’elevata concentrazione di altri nutrienti benefici come vitamine e minerali.

L’eccesso di fruttosio può determinare anche meteorismo. L’abnorme formazione e accumulo di gas intestinali è il risultato della saturazione dei trasportatori del fruttosio, necessari per il suo assorbimento dal lume intestinale al sangue; in questi casi, il fruttosio sfuggito all’assorbimento prosegue il suo viaggio verso il colon, dove è fermentato dalla flora batterica con formazione di gas ed acidi organici responsabili di gonfiori, flauto lenza e dolori addominali. L’impiego del fruttosio è pertanto da sconsigliare soprattutto in caso di colon irritabile.

Alimentazione infantile

In particolare l’abuso sistematico del fruttosio aggiunto ai cibi e alle bevande ha un effetto pericoloso sulla salute di bambini: le quantità assunte quotidianamente in eccesso accrescono di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi. La conferma scientifica arriva da uno studio dei ricercatori dell’area di Malattie epato-metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Proprio per questo è bene evitare l’uso degli zuccheri aggiunti (glucosio, galattosio, fruttosio, saccarosio) nell’alimentazione dei bambini sotto i 2 anni e non superare il limite di 25 grammi al giorno tra i 2 e i 18 anni. Inoltre dalla metabolizzazione del fruttosio si produce acido urico che, in eccesso, può causare gotta, calcoli renali e aggravare l’ipertensione.

Scomparsa della sazietà e aumento di peso

bilancia

Non è poi da sottovalutare che il fruttosio in eccesso può causare il blocco della secrezione di leptina, un ormone fondamentale che segnala al corpo la sazietà e controlla quindi l’appetito. Alcune ricerche hanno messo in luce come il fruttosio interferisca con questo processo causando rapidamente resistenza alla leptina e le persone resistenti alla leptina tendono a ingrassare e passare alla condizione di obesità molto facilmente. Un eccessivo introito di fruttosio può mettere in pericolo anche il fegato e la linea: questo zucchero stimola infatti la produzione di trigliceridi, favorendo l’aumento di peso e lo sviluppo della steatosi epatica, ovvero la formazione di accumuli di grasso nel fegato. L’alcolismo e l’eccesso di fruttosio porterebbero agli stessi sintomi della steatosi epatica.

Conclusioni: occhio alle dosi

In conclusione anche per questo zucchero è meglio controllare le quantità e limitarle allo stretto necessario. Una dieta bilanciata e ricca di frutta e verdura difatti, riesce a fornire gli zuccheri di cui abbiamo bisogno per il nostro fabbisogno quotidiano. Se vogliamo rimanere molto cauti, possiamo fissare un limite di circa 50 g di fruttosio al giorno (gli effetti negativi del fruttosio comincerebbero ad apparire da 60 g al giorno nei diabetici di tipo 2). In concreto, possiamo guardare agli alimenti che ne contengono: si tratta principalmente di bevande zuccherate e altre bibite analcoliche, seguite da preparazioni industriali a base di cereali (pasticceria, torte e brioche, ecc.), oltre che di succhi di frutta.