La fake-apertura del Jerry Thomas a Roma: un terremoto mediatico e irriverente
Per il suo undicesimo compleanno il famoso locale romano Jerry Thomas ha ideato una falsa apertura. Molte le reazioni di clienti e addetti ai lavori.
Un’irriverente provocazione, studiata a tavolino fin nei minimi dettagli. Obiettivo? Far parlare. Non solo di sé ma di un settore, quello dei bar e cocktail bar, chiuso ormai da tanti, troppi mesi e che vuole riaprire in sicurezza. una finta riapertura per far parlare del settore in difficoltà Questo il senso della finta apertura messa in scena, è il caso di dirlo, dallo speakeasy Jerry Thomas Project di Roma, premiatissimo punto di riferimento della mixology italiana. L’apertura andata online sui social nei giorni scorsi ha scatenato un vero terremoto nel settore tra critiche, commenti al vetriolo, prese di distanza e anche tanta solidarietà da clienti e addetti ai lavori. A svelare tutti i retroscena e il senso di questa operazione sono stati gli stessi protagonisti in una diretta Facebook molto partecipata e condotta da Lorenza Fumelli, direttore editoriale di Agrodolce e complice del JTP in questa vicenda, in compagnia di Alessandro Procoli, Roberto Artusio e Antonio Parlapiano, fondatori con Leonardo Leuci del mitico locale dietro Campo de’ Fiori. Presente anche Alberto Bloise dell’agenzia Cultivar, ideatore dell’iniziativa (trovate l’intervista alla fine di questo articolo).
Uno scherzo sì ma sul serio
In pieno spirito speakeasy, un po’ anarchico, i ragazzi del Jerry Thomas hanno dunque messo in scena in una location segreta la loro apertura. L’occasione reale c’era: il compleanno del locale, 11 anni di premi e riconoscimenti che in qualche modo andavano celebrati. Questo ha reso ancora più credibile le stories e i video apparsi sui social, in cui si vedevano alcuni dei fondatori con amici e drink, come se la festa ci fosse davvero. “Si è trattato di un set: location affittata e sanificata, tutte le persone presenti avevano fatto il tampone (risultato negativo) il mattino stesso, ecco perché non c’era il distanziamento o le mascherine nel video. È stata di fatto una simulazione, non abbiamo mai aperto, né pensato di aprire il locale in barba alle regole. Persino le password d’ingresso, mai esistite!” racconta Alessandro Procoli, divertito dal fatto che in tanti si sono interrogati – alcuni hanno anche bussato alle porte del locale – convinti che dentro ci fosse la festa.
Tranne Lorenza Fumelli e un altro paio di complici, praticamente nessuno sapeva. A rendere ancora più credibile la vicenda è stata l’uscita in contemporanea dei fondatori del Jerry Thomas dai gruppi social di IHN, Italian Hospitality Network creato pochi mesi fa proprio da loro insieme a tanti protagonisti della scena italiana, per portare avanti le richieste della categoria. Un gesto che alcuni hanno interpretato come una rottura. E invece era proprio il contrario.
Vogliamo riaprire in sicurezza
Per capire infatti l’obiettivo di un’operazione goliardica che si può dire riuscita (ma che poteva essere un boomerang e siamo certi continuerà a far parlare e ad attirare critiche per i modi), bisogna guardare il fatto nella prospettiva della manifestazione di IHN, avvenuta l’altro ieri al Circo Massimo a Roma. Non parliamo degli infiltrati violenti, che purtroppo si sono presentati in 40 e hanno fatto rumore sui media come fossero 200, ma delle richieste della maggioranza dei presenti. Imprenditori che pacificamente stanno chiedendo e premendo per una riapertura in sicurezza dei locali o per ristori adeguati: “dateci le regole e una data” è la richiesta a gran voce. Su questo obiettivo dunque va misurata la messa in scena orchestrata dal Jerry Thomas.
“La nostra finta apertura in sicurezza voleva portare l’attenzione sulla necessità di creare le condizioni per vere aperture in sicurezza, un modo per far accendere i riflettori sulle condizioni del nostro settore, da troppi mesi in drammatica difficoltà. Un tema che poi, due giorni dopo i video e le IG stories, abbiamo infatti portato con serietà in piazza. Non vogliamo istigare alla ribellione, lo abbiamo fatto per un limitato periodo di tempo e solo con questo obiettivo” hanno detto Roberto Artusio e Alessandro Procoli. Un rischio calcolato dunque. “Nel cinema è successo, le produzioni sono ripartite quasi subito in sicurezza ma non noi e né la ristorazione”, ha aggiunto Procoli, che sulle divisioni nel mondo del bar e le critiche ricevute ha voluto chiarire: “Siamo ancora pochi in piazza, perché tanti pensano si tratti di iniziative individuali, e che anche con questa provocazione dell’apertura abbiamo solo cercato la nostra visibilità, ma la lotta che facciamo, noi come altri imprenditori, porta vantaggi a tutti, è per tutti”.
In sostanza, piaccia o meno, il Jerry Thomas ha fatto solo quello per cui è nato 11 anni fa: se all’epoca voleva scuotere il dormiente panorama italiano della mixology, ora ha cercato lo stesso effetto, nonostante le circostanze siano più complesse. “Volevamo che in un compleanno così importante, il secondo in lockdown, si ritrovasse quello spirito degli inizi, irriverente, ma stavolta con un significato diverso” ha concluso Antonio Parlapiano.
Qui trovate la video intervista ufficiale al JTP.