Le donne chef di Culinaria 2014: Marta Grassi
Marta Grassi, chef del ristorante Tantris di Novara, è una delle protagoniste di Culinaria 2014, a Roma dal 17 al 19 maggio.
Si dice che aprire un ristorante dopo che gli amici ti consigliano di farlo per la tua bravura in cucina sia l’errore più grande che un aspirante cuoco possa commettere. Come ogni regola anche questa ha bisogno di un’eccezione per essere confermata, un’eccezione come Marta Grassi: marta grassi, tra le ospiti di culinaria 2014, ha alle spalle una carriera da sciatrice e insegnante da sciatrice pronta a gareggiare sulle piste mondiali ad amorevole insegnante alle scuole primarie, fino a chef di successo che quest’anno sarà una delle protagoniste di Culinaria, a Roma (in via Francesco Passino) dal 17 al 19 maggio. Ogni tanto nasce un talento a tutto tondo: Marta è la Tom Ford del cibo Italiano. Il cambiamento di rotta non è poi così anomalo, a pensarci bene: nello sci e nell’insegnamento, come in cucina, contano l’attenzione ai dettagli, la voglia di migliorarsi nei gesti ripetuti costantemente tutti i giorni, la passione, la pazienza e la resistenza fisica. Il salto di Marta nel mondo della gastronomia avviene dopo che i colleghi di un corso di cucina, notando il suo talento, la incoraggiano ad aprire un ristorante. Allora lei che fa? Studia. Iscrivendosi a una scuola? No, facendo pratica come stagista dagli chef italiani più importanti degli anni ’80: Angelo Paracucchi, un monumento dell’arte culinaria, e Gualtiero Marchesi, monumento della nuova cucina italiana
Come se queste esperienze non bastassero, nel 1992 invece delle ferie estive decide di farsi le ossa in un ristorante molto frequentato sul lago Maggiore. L’anno successivo, col compagno Mauro Gualandris, apre il Tantris a Lumellogno in provincia di Novara e sei anni dopo conquista la prima stella Michelin. Marta è una donna pratica, con i piedi per terra, ma anche fantasiosa, allegra, positiva. Quando spiega un piatto Marta sorride con gli occhi, quegli occhi che nello stesso istante sembrano perdersi in un mondo etereo, assomigliando a quelli di un bambino davanti a un negozio di caramelle: sognanti, senza falsità, senza inganni. Lo stesso vale per la sua cucina, tanto concreta da confortare, quanto sperimentale da sorprendere: “Nei miei piatti deve vedersi poca manipolazione: la tecnica c’è ma rimane dietro le quinte, nei retroscena, non deve emergere in primo piano nel piatto. Il cliente deve capire il piatto immediatamente, non tutto il lavoro che c’è dietro. Quello lo sappiamo noi“.
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