La iena Marco Berry si racconta: anche la cucina è magia
Marco Berry, mago, conduttore televisivo e volto de Le Iene, è anche un vero appassionato di cucina. Lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.
Come si può definire il procedimento che trasforma il cibo in qualcosa di meraviglioso da mangiare, accendendo emozioni negli altri e in te stesso? È magia. Marco Berry, mago, autore, storico volto de Le Iene, conduttore televisivo (partirà a giorni su La 7 il suo nuovo programma, Inarrestabili), ne è sicuro: da ragazzo marco avrebbe voluto iscriversi all'istituto alberghiero per diventare chef in fondo da ragazzo era indeciso se iscriversi all’Istituto Alberghiero per intraprendere la carriera da chef. La passione di Marco per l’arte culinaria rimane comunque evidente ancora oggi: il prossimo settembre sarà tra i protagonisti di Magic Chefs, una cena straordinaria al Museo dell’Automobile di Torino preparata da una squadra stellare di cuochi, come Gualtiero Marchesi, Antonino Cannavacciuolo, Enrico Cerea, Moreno Cedroni, Gennaro Esposito, Ciccio Sultano, Emanuele Scarello e Davide Scabin, amico di Berry. Alla cena seguirà uno spettacolo con i più grandi illusionisti italiani, da Arturo Brachetti a Raul Cremona. Il ricavato andrà alla Onlus di Marco, Magic for Children, e verrà devoluto all’ospedale MAS-CHT di Hargeisa nel Somaliland. Durante una pausa dalla fasi organizzative dell’evento siamo riusciti a intercettare l’indaffaratissimo e travolgente mago-iena per fargli qualche domanda.
Come nasce la tua passione per la cucina?
“Mi arriva addosso da piccolo, quando passavo tanto tempo con mia nonna: a 7 anni tiravo la sfoglia e ogni Natale la aiutavo a preparare il pranzo. Per me era un divertimento, ma anche una faccenda molto seria a cui non volevo rinunciare. Da allora ho sempre continuato a giocare con il cibo“.
Secondo te cosa accomuna il mago e lo chef?
“La fatica di ogni giorno: sia per i trucchi magici che per la cucina ti devi allenare, provare e riprovare ogni giorno. Lo chef secondo me deve cucinare ogni giorno, altrimenti perde la mano e il polso della sua cucina e dei piatti. Ad esempio mi piacerebbe assaggiare qualcosa fatto personalmente da Cracco, per capire il suo stato dell’arte“.
Da personaggio televisivo che ne pensi di questa invasione di programmi di cucina?
“Se da un lato hanno sensibilizzato e raffinato il palato, dall’altro questi programmi ci hanno trasformato in un popolo di cuochi, dove ognuno vuole dire la sua a riguardo di un piatto o di una preparazione. Però queste trasmissioni hanno anche contribuito a mettere in ombra la figura del maître di sala, fino a pochi anni fa la chiave fondamentale del rapporto con il cliente, che spesso veniva al ristorante per lui. Adesso è lo chef che viene in sala, anzi, ci sta anche troppo. E io mi chiedo: chi c’è ai fornelli?”
Qual è il tuo piatto preferito?
“Premesso che non mi attirano i dolci, da piemontese amo i piatti della tradizione della mia terra: i bolliti, gli agnolotti del plin“.
L’ingrediente essenziale in cucina?
“Come per la magia, trovo che sia fondamentale la curiosità che, unita alla passione, ti spinge a sperimentare, ad andare continuamente a ricercare qualcosa di nuovo, ad assaggiare, a non fermarsi a formule e piatti già visti“.
Cosa fai quando vai per la prima volta in un ristorante che non conosci?
“Mi faccio portare la carta, perché amo leggere i menu, poi però lascio fare allo chef e chiedo al maître di abbinare i vini: credo sia il modo migliore per capire la filosofia di quel ristorante“.
Se dovessi buttare giù da una torre Cracco, Scabin o Cannavacciuolo, chi butteresti?
“Antonino non lo smuovi certo facilmente, Scabin invece è uno che rischia in prima persona, che quando gli piace un’idea ci crede e ti dà tutto. Sceglierei Cracco, forse è quello che si sporca meno le mani, ma dietro a quell’aria da fighetto penso ci sia uno spirito imprenditoriale bello tosto“.
Anche tu sei un imprenditore della ristorazione: parlaci del tuo locale.
“Si chiama I Birichini ed è sulle piste da sci di Bardonecchia, in Val di Susa, a 1600 metri: un posto che puoi raggiungere con lo skilift di giorno e con i gatti delle nevi di sera. Era un cubo di cemento, lo abbiamo ristrutturato e trasformato con grandi vetrate che danno sulle montagne. È un posto elegante ma informale al tempo stesso, la cucina è quella di montagna. Mi dicono non si mangi male!”
Chi vedi meglio ai fornelli tra 3 tuoi colleghi della tv e amici: Valerio Staffelli, Raul Cremona o Enrico Ruggeri?
“Valerio credo che ai fornelli se la cavi, anche se non è ferratissimo ha la curiosità giusta. Invece secondo me Raul non sa fare neanche un uovo sodo. Enrico non saprei: ha l’aria di uno che o è bravissimo, o niente” conclude Marco ridendo.
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