Il Brigantino, Torino
Il Bringantino è un ristorante di pesce nel quartiere Campidoglio a Torino che propone piatti innovativi e dai sapori interessanti.
Nel quartiere periferico torinese di Campidoglio, Il Brigantino ha l’obiettivo di esaltare la materia prima ittica secondo il gusto odierno. L’apertura dell’insegna risale al 2015, anno in cui il sommelier Riccardo Cannatà chiamò lo chef Giuseppe Di Natale per scrivere un nuovo capitolo della ristorazione a tema in città. Nella sala dall’atmosfera elegante, in cui la fanno da padrona il bianco e il grigio spezzati dai colori accesi e tutti diversi dei bicchieri in vetro soffiato, i tavoli sono ben distanziati, probabilmente la miglior premessa per mettersi comodi e gustare una cucina ricercata. Lo chef ha l’ambizione di valorizzare tutte le eccellenze del mare, senza alcun tipo di eccezione: dai crostacei ai molluschi fino a toccare le specie meno note, come la corba rossa. La chiave per proporre gli ingredienti in una forma diversa dal solito è quella di combinarli secondo abbinamenti anche inusuali, contaminandoli con preparazioni nazionali, quali la livornese e la ‘nduja, o internazionali, come la salsa thai e il ceviche. Una volta fatti accomodare al tavolo – dal personale di sala molto garbato – la scelta può spaziare fra la carta (20-25€ a piatto), due formule per la pausa pranzo (a 19 e 23€) e un menu degustazione a sorpresa di cinque portate a 60€, con abbinamento vini a 35€. Se in quasi tutte le ricette primeggia il pesce e tutti gli altri ingredienti in arrivo dal mare, lo chef ha lasciato una scelta anche per chi non è amante di questo tipo di cucina. Già dalla lettura dei menu, traspare leggermente l’origine partenopea dello chef: dalla Pasta, patate, provola affumicata, ricci di mare, lime a La mia parmigiana di melanzane, con blend di tre pomodori, fior di latte di Agerola, pesto disidratato, chips di basilico e spuma di Parmigiano. Al contempo, forte è la propensione all’innovazione, con spunti di cucina molecolare e materie prime onnipresenti e rinomate nell’alta ristorazione contemporanea, vedi aglio nero, salicornia o limone fermentato. La componente centrale dei piatti è sempre il gusto, che non viene mai messo in secondo piano, nonostante si rimanga ben impressionati dall’aspetto dei piatti. Sebbene questi ultimi presentino a volte qualche ingrediente di troppo, i sapori rimangono sempre ben riconoscibili. Le consistenze, invece, toccano tutti i gradi possibili soffermandosi un po’ troppo su quelle inconsistenti come salse, gel e spume. Si chiude con un dolce lieto fine, in cui sono più apprezzabili – in un contesto di questo tipo – quei dessert che hanno una buona spinta di acidità, data dalla frutta.