Ratanà, Milano
Arrivando nel nuovo quartiere di Porta Nuova lo sguardo corre subito in alto, agli svettanti grattacieli ancora in costruzione. Ma il Ratanà, ristorante della tradizione e dei sapori popolari, è invece più in basso, in un adorabile edificio a due piani che fu magazzino ferroviario, set cinematografico e sede per mostre di arte contemporanea. Oggi
Arrivando nel nuovo quartiere di Porta Nuova lo sguardo corre subito in alto, agli svettanti grattacieli ancora in costruzione. Ma il Ratanà, ristorante della tradizione e dei sapori popolari, è invece più in basso, in un adorabile edificio a due piani che fu magazzino ferroviario, set cinematografico e sede per mostre di arte contemporanea. Oggi questa è la sede della Fondazione Riccardo Catella: il giardino è aperto ai bambini e agli abitanti del quartiere fino alle 20, e il Ratanà occupa il piano terra. Lo chef Cesare Battisti ha origini trentine ed emozioni lombarde: nei piatti proposti, dall’ossobuco e dai mondeghili fino al risotto di zucca, si ritrovano i prodotti locali, lavorati e presentati secondo i rigorosi canoni della cucina creativa contemporanea. somethingObiettivo è valorizzare particolarità e gusti del popolo lombardo: non a caso il nome del ristorante è dovuto al Pret del Ratanà, al secolo don Giuseppe Gervasini, prete dalla fama di guaritore presso i milanesi e mai riconosciuto dalla gerarchia ecclesiastica ufficiale. Ai suoi fedeli, come ai ciclisti metropolitani e ai pescatori a mosca, si offre uno sconto sul pasto, mentre ogni mese la cena viene invece offerta (fino a una spesa di 35 euro) a una categoria differente, dalle famiglie numerose ai bike sharer internazionali.
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