Fare di necessità virtù: mangiare e cucinare in Alaska
In una zona del mondo dov’è difficile avere accesso a risorse alimentari fresche, bisogna fare di necessità virtù: ecco come si mangia in Alaska.
Se per preparare una torta di compleanno invece delle uova e del burro cercate in dispensa maionese, gelatina alla fragola e whiskey, allora siete i benvenuti in Alaska, il regno dei ghiacci e delle torte in scatola. Negli Stati Uniti d’America il trend dei consumi alimentari consapevoli prende sempre più piede – in uno stato come l'alaska i prodotti semi-lavorati sono fondamentali in cucina campagne contro prodotti confezionati, allevamenti intensivi e stili alimentari scorretti sono all’ordine del giorno, la televisione e i guru della cucina sono avamposti della frutta di stagione e dei piatti home made salutari. Un bell’articolo del New York Times qualche tempo fa raccontava però che in un angolo sperduto d’America – l’Alaska, dove gran parte dei collegamenti tra le cittadine avviene per acqua o per aria e con rischi e costi notevoli – i prodotti semi-lavorati come salse pronte e mix per le torte rappresentano non solo un prodotto fondamentale per qualsiasi negozio o spaccio alimentare, ma un simbolo di festa.
In gran parte dell’Alaska, infatti, l’alimentazione si basa su prodotti procacciati dagli abitanti: salmoni, renne, caribù, crostacei, mammiferi marini e poi bacche come i salmonberries, i mirtilli della tundra e i cranberries. I negozi di alimentari di molti degli insediamenti locali, che non superano spesso i 400 abitanti, sono approvvigionati da voli che possono trasportare pochissimi alimenti freschi, con frequenza sporadica specialmente nella stagione fredda e con costi altissimi, che portano i prezzi a scaffale a essere quasi 3 volte tanto quelli del resto del Paese. Comprare uova, latte e altri alimenti freschi diventa una corsa al negozio, così che quando arrivano i rifornimenti freschi, questi finiscono spesso nel giro di 3 o 4 ore.
In un luogo dove i ristoranti sono pochissimi e le pasticcerie non esistono, fare una torta diventa una sfida. Che è stata vinta grazie ai mix per torte che si trovano sugli scaffali degli spacci. Quelli cui vanno normalmente aggiunte uova, oppure latte o un po’ di burro, che ovviamente non ci sono ma che possono essere sostituiti con surrogati e un po’ di inventiva. La maionese, ad esempio, può fare da ottimo sostituto per uova e burro, mentre le caramelle gommose alla fragola sciolte con acqua o grappa possono farcire benissimo una crostata al posto della marmellata. E dove non si trova latte, ecco che si usano Coca cola o whiskey, per le preparazioni più ardite.
Alcune di queste cuoche hanno avviato una vera e propria attività commerciale in proprio, grazie al passaparola e alle feste locali o alle raccolte fondi, eventi nei quali ciascuna signora delle torte prepara la propria versione di torta. Nelle zone più interne del Paese sono accompagnate da zucchero e insalata di lardo; sulla costa occidentale si uniscono le uova di gabbiano; nel nord, dove i rifornimenti sono ancora più scarsi, si usa la carne di balena fermentata, chiamata mikigaq. Per paesi con limitato accesso a prodotti freschi, una fetta di torta al cioccolato e maionese è una festa per gli occhi e per il palato.
- FONTE
- NY Times