Mistrà, il liquore storico da rifare a casa
Il Mistrà è un liquore dalle origini antiche, aromatizzato con anice e finocchio, ottimo come digestivo, ingrediente per dolci e per cocktail.
Il Mistrà è un liquore tipico del Centro Italia, soprattutto delle Marche, nello specifico della città di Macerata. È un liquore a base di anice, secco e dagli aromi forti, un liquore contadino, perfetto per correggere il caffè, ma anche ovviamente da sorseggiare a fine pasto. La sua produzione è quasi tutta casalinga, anche se esistono alcune aziende che lo producono su più ampia scala, mantenendo comunque alto il livello di qualità. La sua gradazione alcolica varia tra i 40 e i 45 °C. Si può bere anche mescolato con l’acqua, come il raki turco, l’ouzo greco o il pastis francese.
Le origini del Mistrà
Come ogni prodotto il Mistrà ha una storia, che è anche piuttosto antica e affascinante. Il viaggio di questo liquore è lungo e tortuoso: le sue radici affondano in Oriente, da venezia il mistrà si è diffuso in tutto il nord Italia dove appunto l’utilizzo di liquori e distillati tipo raki e ouzo è sempre stato molto diffuso. In piena epoca medievale (e successivamente) è stata Venezia, nel momento della sua massima espansione sul Mar Egeo, a portare e diffondere questo liquore aromatico soprattutto in Veneto e nel Nord Italia. Fondamentale è stata la conquista, avvenuta tra il 1687 e il 1715, dell’omonima città da parte della Repubblica di Venezia. In quegli anni infatti il maggiore centro di produzione di questi liquori era proprio la città di Misithra nel Peloponneso: da questo luogo nasce il nome del liquore. La fama e l’utilizzo del Mistrà hanno visto il loro declino in Veneto e nel Nord Italia con l’avvento delle dominazioni austriache e francesi.
Il Mistrà nelle Marche: il Varnelli
Successivamente, il consumo e la sua produzione si estesero in Abruzzo e nelle Marche, dove nel tempo si è perfezionata la ricetta nelle case contadine. Secondo alcune teorie questa bevanda nasce per combattere gli effetti della malaria nei pastori transumanti della Maremma, ma ciò non è mai stato documentato. Alla fine dell’Ottocento il Mistrà è stato riscoperto da Girolamo Varnelli, il quale ne interpretò e perfezionò la ricetta, creando il Varnelli, l’Anice Secco Speciale, tipico prodotto marchigiano.
Come preparare il Mistrà a casa
Con un po’ di pazienza e precisione è possibile preparare il Mistrà anche a casa secondo la ricetta tradizionale contadina. la ricetta di base prevede semi di anice, di finocchietto selvatico, di coriandolo e le scorze di un arancio La ricetta prevede l’utilizzo di 400 ml di alcol a 90°, 20 g di semi di anice, 4 g di semi di finocchietto selvatico, 14 g di semi di coriandolo, le scorze di 1 arancio: potrete trovare altre combinazioni di ingredienti, a seconda del luogo o della famiglia specifica di produzione. Gli ingredienti vanno messi in infusione in un recipiente a chiusura ermetica, il quale dopo essere stato ben tappato, va agitato e poi lasciato a macerare per circa 10 giorni. Passato questo tempo, si prepara lo sciroppo. Si portano a bollore 500 ml di acqua con 500 g di zucchero, si lasciano bollire per 5 minuti a fiamma molto bassa e poi si fa raffreddare. Mentre lo sciroppo cuoce, si può filtrare il macerato, il quale successivamente va unito allo sciroppo freddo, amalgamando il tutto. Finita questa operazione, si lascia riposare per un paio di giorni. L’ultimo passaggio è filtrare tutto e imbottigliare. Ovviamente, come tutte le altre varie specialità liquoristiche basate su questa spezia, anche il Mistrà ha le sue declinazioni di gusto, seppur minime. Queste possono variare con l’aggiunta di finocchio selvatico, dell’anice verde, della scorza e polpa di altri agrumi.
Come gustare il Mistrà
Diluito con acqua e ghiaccio o con un sorbetto di frutta risulta piacevolmente dissetante. È utilizzato sempre più spesso anche nella preparazione di cocktail e long-drink. Grazie alla sua importante componente aromatica in cucina il Mistrà è usato per la preparazione di dolci e biscotti.
- IMMAGINE
- Il Soffio di Zefiro