NAPOLI: 12 ricette per festeggiare la vittoria dello scudetto
Ora che il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto tocca festeggiare con i piatti più iconici della cucina partenopea. Noi ne abbiamo scelti 12 ideali per tutti i golosi.
Siete ancora attoniti per la vittoria del Napoli in Campionato? Vi suggeriamo come festeggiare con 12 ricette della tradizione napoletana. Che voi siate o meno appassionati di calcio, l’entusiasmo dei napoletani per il raggiungimento del terzo scudetto (atteso per ben 33 anni) è davvero contagioso. Ovunque si percepisce la gioia di un traguardo sognato davvero a lungo, in una città completamente tinta di azzurro, in cui fioriscono anche nuove ricette di pizze e pietanze creative in omaggio alla squadra e ai suoi bomber.
Un rapporto ancestrale e viscerale quello dei napoletani con il cibo, come spiega il professor Marino Niola, antropologo culturale (napoletano doc), coordinatore dell’iniziativa “Vedi Napoli e poi…Mangia!” promossa dal Comune di Napoli, proprio in questa vigilia scudetto: “il grande patrimonio enogastronomico di Napoli non è semplicemente del Buon cibo, è molto di più. È conoscere Napoli attraverso i suoi cibi. Io penso che il miglior modo per conoscere questa città sia di mangiarla, letteralmente farla diventare parte di noi, perché a Napoli, il cibo è un elemento identitario, attraverso cui passa la vita e la memoria di ogni napoletano.”
Ma a Napoli, si sa, il calcio è una cosa serissima, una vera e propria religione, in cui il confine tra sacro e profano è quasi invisibile. E come in ogni pratica religiosa che si rispetti, anche molti dei piatti più iconici della cucina napoletana sono anche indissolubilmente legati alle celebrazioni dei riti del calcio. Partiamo allora dall’inizio e scopriamo miti e riti della cucina calcistica napoletana.
La Vigilia della Partita
Ovvero tutto quello che va mangiato prima del fischio di inizio.
Spaghetti a vongole (vere o ‘fujute)
Gli spaghetti a vongole appresentano uno dei piatti più legati alle tradizioni partenopee, in particolar modo alle celebrazioni religiose. Costituiscono infatti la prima portata della cena della Vigilia di Natale. Da qui vengono considerate il piatto di ogni vigilia, anche quella del pranzo della domenica. Spessissimo perciò è il piatto del sabato, anche nelle case più modeste, dove le vongole sono fujute (scappate) e hanno lasciato soltanto aglio, olio e peperoncino.
Pasta e patate
Una vera e propria pietra miliare della cucina povera napoletana. Buona per qualunque occasione, pasta e patate è saporita sia appena cotta che riposata (azzeccata alla pentola). Come altre preparazioni napoletane, è un piatto di magro che “aggira” la mancanza di carne aggiungendo, invece, provola filante, cozze o (se proprio non c’è altro) una scorza di formaggio stagionato. Il risultato è comunque garantito.
Mangiare in trasferta
Cosa mangiare quando il Napoli gioca fuori casa.
Frittata di maccheroni
La frittata di maccheroni si può considerare, insieme alla pizza, uno street food ante litteram. È il piatto delle merende fuori casa, siano esse la scampagnata di Pasquetta o una giornata al mare. Non si può andare in trasferta senza averne fatto una buona scorta. Ogni mamma napoletana ne fa una sua personale versione (bianca con spaghetti, scamorza, salame, pepe; oppure rigatori con ragù e carne ripassati in padella) di cui rifornisce abbondantemente i propri cari in partenza, sicura che non rimarranno digiuni.
Gattò di patate
Tradizione vuole che il gateau di patate (il cui nome divenne rapidamente gattò) nacque nel 1768, in occasione del matrimonio tra l’arciduchessa Maria Carolina d’Asburgo e Ferdinando IV di Borbone. In questa occasione vennero chiamati, per preparare il banchetto, alcuni cuochi dalla Francia (i cosiddetti monzù) che proposero agli ospiti un tortino di patate, creato appositamente per l’occasione. Il gattò è senza dubbio uno dei piatti più flessibili della cucina partenopea perché può essere fatto usando tutto quello che rimane in cucina, come spezzoni di salumi, formaggi, uova sode, etc.
Salsiccia e friarielli
Come altri piatti iconici della tradizione napoletana, anche salsiccia e friarielli hanno la loro leggenda. Si dice infatti che il nome di questa verdura deriverebbe dal verbo napoletano frijere (friggere), dato che questi broccoli vengono appunto cotti soffriggendoli in olio bollente e aglio. Un’altra ipotesi richiama, invece, il termine castigliano frio-grelos (broccoletti invernali), che sarebbero stati utilizzati da un ambulante per arricchire delle salsicce. Qualunque sia la verità, salsiccia e friarielli sono ormai un caposaldo del cibo di strada napoletano (e non solo) e sono ottimi all’interno di panini, calzoni e “cuzzetielli” (piccole forme di pane casareccio svuotate della mollica).
Pizza
Nella versione tonda o a portafoglio, margherita o marinara, della pizza non si può in alcun modo fare a meno. Sulle sue origini si dibatte ancora, ma l’unica certezza è che ovunque c’è una pizza fumante è subito festa. E anche lontano da Napoli non è difficile trovare una pizzeria verace che sappia come deliziare i tifosi. Tuttavia, che si vinca o si perda la partita, bisogna festeggiare (o consolarsi mangiando) in modo adeguato.
Ricette della domenica
Si arriva, infine, alle ricette del giorno di festa.
Sartù di riso
Il sartù di riso, nato dalla volontà di arricchire il riso, alimento considerato troppo leggero (in dialetto sciacquapanza) e adatto solo agli infermi, il sartù è la variante domenicale della classica pasta al forno condita con sugo, piselli, carne macinata, uova sode, fior di latte. Il nome probabilmente deriva dalla parola francese sourtout, ad indicare la copertura di formaggio grattugiato che copre lo sformato di riso.
Parmigiana di melanzane
Un vero e proprio monumento della cucina partenopea: la parmigiana di melanzane. È un esempio della capacità dei napoletani di nobilitare (e rendere gustosissime) anche le verdure, considerate da sempre soltanto un contorno. In mancanza di alimenti più sostanziosi (e costosi), infatti, le verdure vengono fritte ed arricchite con diversi tipi di condimenti che le rendono appetitose e le fanno “sembrare” un piatto più ricco.
Ragù
Da non confondere con il ragù alla bolognese, il ragù napoletano è il piatto per eccellenza della tradizione partenopea. Vanta, in realtà, origini francesi. Come accade per molti altri piatti tradizionali della cucina napoletana, anche il ragout francese si contamina, si trasforma in ragù e diventa il piatto più classico della domenica. Anche chiamato tiano (per richiamo alla capiente pentola che ospita il sugo per la sua lunga cottura) nel ragù napoletano possiamo trovare diversi tipi di carne, dalle polpette alle braciole, fino alle temibili cotiche di maiale condite con aglio e prezzemolo.
Lasagna (napoletana)
La lasagna è probabilmente la massima espressione dell’opulenza gastronomica napoletana. Completamente diversa alla versione più conosciuta bolognese, è una vera e propria summa degli elementi più caratteristici della cucina napoletana. La sfoglia viene infatti abbondantemente condita con il ragù, in cui sono state cotte le polpettine (fritte separatamente in precedenza), e arricchita con uova sode, salame, mozzarella e ricotta.
Babà
Uno dei dolci più tipicamente napoletani, il babà, ha in realtà origini polacche. Pare che ad inventarla fu il re polacco Stanislao Leszczyński, che decise di aggiungere uno sciroppo di rum al kugelhopf, un dolce da lui considerato troppo asciutto. A portarlo a Napoli sarebbe stata la regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, grande appassionata di questo dolce. Da allora il babà è entrato nei cuori e nelle cucine dei napoletani, vestendosi di volta in volta di panna, crema chantilly, frutta fresca, caffé o cioccolata. In una città così gastronomicamente democratica, ognuno può trovare il babà perfetto per lui.
Sfogliatella
La sfogliatella è da sempre considerato uno dei dolci più rappresentativi della pasticceria napoletana, la sfogliatella è nata in realtà in Costiera Amalfitana. L’origine, infatti, è da ricercare verso il 1600 nel monastero di Santa Rosa, fra Furore e Conca dei Marini. Si racconta che la suora addetta alla cucina si accorse che era avanzata un po’ di semola cotta nel latte e, dopo vari tentativi per utilizzare il composto, nacque la prima sfogliatella. Da queste prime versioni molta ricotta è passata sotto i ponti e attualmente le sfogliatelle si possono assaggiare in un gran numero di varianti, di farciture e tipi di sfoglia, tutte, ovviamente, buonissime.