La carbonara è americana, a dirlo è l’Università della Cucina
La conferma della paternità made in USA arriva dall’Università della Cucina Italiana di Firenze. La prima ricetta appare in una guida ai ristoranti di Chicago nel 1952.
La pasta alla carbonara, massima espressione della cucina italiana all’estero e orgoglio della Città Eterna, sembra non essere poi così italiana. La conferma arriva dall’Università della Cucina Italiana di Firenze, dove lo storico enogastronomico, Luca Cesari, ha tenuto l’evento “La carbonara – un piatto squisitamente americano”.
Dall’America all’Italia
Prima di addentrarci nella storia della carbonara, va specificato che per “americana” si intende una ricetta proposta da un cuoco italiano in Italia, l’americanità sta nel fatto che, la ricetta, è stata commissiona da uno statunitense.
Fu Renato Gualandi, cuoco bolognese, a inventare il famoso piatto di pasta per gli ufficiali dell’esercito americano, nella Riccione appena liberata nel 1944. La ricetta lo avrebbe seguito poi a Roma, dove si recò a lavorare nei mesi successivi, finché la carbonara viene nominata per la prima volta nel film del 1951 “Cameriera bella presenza offresi”.
Il primo testo scritto della ricetta, appare nel 1952, in un testo americano, la guida ai ristoranti del quartiere North Side di Chicago, nella recensione del ristorante Armando’s. In Italia, la forma scritta comparirà due anni dopo, all’interno della rivista “La Cucina Italiana”: spaghetti, uova, pancetta, gruviera e aglio.
Raggiunta la consacrazione definitiva nel 1960 su “La grande cucina”, libro di Luigi Carnacina, la carbonara, dopo decenni di evoluzioni e sperimentazioni, si stabilizza in Italia con la ricetta tradizionale che tutt’ora conosciamo: guanciale, uova, pecorino e pepe nero.