No, l’intelligenza artificiale non sostituirà gli chef
Pronta a rientrare anche in Italia, l’IA crea tanto dibattito anche nel mondo del food. Aleggia, infatti, come uno spettro in grado di surclassare il lavoro dei cuochi, grazie ai modelli di ricette che è in grado di elaborare. Ma le cose non stanno esattamente così.
Funzionante, dopo tante polemiche, anche in Italia, l’intelligenza artificiale è in realtà già ampiamente presente in cucina. Sicuramente in quella di Michelle Meng, alias @hashslingers, creator di TikTok. Che, sulla piattaforma, si diletta spesso nel confronto tra le ricette dell’IA e quelle pensate e realizzate da chef, catene di ristoranti, fast food e personaggi famosi. L’esperimento, che la Meng ha portato avanti in circa una dozzina di video, include preparazioni dalla torta di mele di McDonald’s ai chai sugar cookies di Taylor Swift, cui Meng ha contrapposto la preparazione generata dall’intelligenza artificiale.
Cosa ne è venuto fuori? Stando a ciò che ha raccontato a Eater, sembra che chef e ristoranti continueranno a vincere nella maggior parte dei casi. Più nel dettaglio, ha infatti spiegato la Meng che, in caso di piatti che richiedano abilità molto tecniche, l’intelligenza artificiale si dimostra capace. Soprattutto nella cottura. Ma che i cuochi riescono a batterla comunque perché le sue indicazioni non riescono poi a essere realmente concretizzate. Se, poi, si parla di pietanze strettamente culturali, i cuochi vincono a mani basse, perché sono in grado di comprendere (e rielaborare) il contesto in cui quelle ricette sono nate e dunque i sapori che appartengono a questa o quella cucina.
Dall’esperimento, di conseguenza, è ripreso il dibattito. Può l’intelligenza artificiale sostituire gli chef? Può utilizzare, rubando, le ricette senza autorizzazione? Prenderà il sopravvento o rimarrà soltanto uno strumento cui appoggiarsi. Possano i cuochi tirare un sospiro di sollievo. E ora vi spieghiamo perché.
Già nel 2021, in un primo tentativo di interazione con l‘intelligenza artificiale che aveva scosso il mondo del food, Google l’aveva utilizzata per sviluppare la perfetta ricetta del cookie bread. In quell’occasione, l’ispiratissima Sara Robinson – membro del team di Google Cloud, specializzata in intelligenza artificiale e reduce dalle attività culinarie della pandemia – aveva deciso di portare in cucina le sue conoscenze e capacità lavorative. Tramite modello artificiale aveva quindi realizzato la sua ricetta per creare due ibridi, due prodotti, cioè, perfettamente a metà tra un pane e un biscotto. (Esperimento poi ripetuto da altri)
Peccato, però, che fossero state corrette qui e là dall’intervento umano. “Dovremmo avvertire che mentre il nostro modello ci ha fornito gli ingredienti – aveva scritto insieme al team dei suoi colleghi – non ha sputato alcuna indicazione di cottura, quindi abbiamo dovuto improvvisarli noi stessi. E, per buona misura, abbiamo aggiunto gocce di cioccolato e cannella”.
Allo stesso modo, nell’anno successivo, quattro giornalisti del New York Times avevano provato a utilizzare l’intelligenza artificiale per organizzare il menu del Thanksgiving Day del 2022. Seguendo i suggerimenti degli scienziati della OpenAI, per la generazione delle ricette avevano prima di tutto raccontato al sistema molto di sé. Quindi il proprio background familiare, i sapori preferiti, gli ingredienti usati più spesso. Più accurati erano i dettagli riportati, migliori erano le prestazioni del modello e la complessità dei risultati proposti.
A livello di creazione, hanno raccontato poi in un lungo articolo, i risultati sono stati incoraggianti. Ma, all’assaggio – soprattutto del dessert – veramente molto deludenti. Perché mancavano l’anima, l’emozione e il tocco dell’uomo. E cioè quel famoso tocco dello chef.