Un nuovo ramen in città: Takumi Ramen Kitchen a Milano
Takumi Ramen Kitchen, dopo la Germania, l’Olanda e la Spagna, ha aperto anche a Milano: ci siamo stati per voi e ve lo raccontiamo.
Ne abbiamo già preso atto: Milano è la capitale italiana del ramen e Chinatown è la zona dove i nuovi trend trovano più terreno fertile in città. Poteva quindi mancare un ramen-ya? E se vi dicessi che Takumi Ramen Kitchen (via Luigi Canonica, 63), il nuovo arrivato tra i ramen di Milano ha origini nipponiche e tedesche nuovo arrivato nella ramen scene meneghina, è una catena nata a Düsseldorf in Germania e non in Giappone? Lo storytelling di Takumi vuole che il sogno di aprire un ristorante di ramen di due giapponesi impegnati in Europa si sia materializzato nel 2007 in terra tedesca. Innamorati dello stile di ramen di Sapporo – a base di miso, ricco e corroborante, spesso con l’aggiunta di mais e burro – e in particolare dei suoi noodles ondulati e dalla consistenza ferma, Saeki e Okada hanno aperto Takumi a Düsseldorf. La prima sede tedesca è stata seguita negli anni da locali a Berlino, Monaco, Francoforte, Amburgo, Rotterdam, Amsterdam, Barcellona e infine, dallo scorso 22 agosto, Milano.
Il locale di via Canonica ha luci basse e gialle, lanterne giapponesi, scritte al neon, insegne retrò di birre nipponiche, tavoli classici e tavolini alti con sgabelli, in un insieme kitsch che tutto sommato funziona. E il menu è veramente ampio: oltre ai diversi tipi di ramen (ben 14, comprese le varianti vegetariane), come in un buon locale da ramen che si rispetti c’è anche una voce dedicata ai gyoza. Il resto della carta è diviso tra set con curry, karaage, teriyaki, gamberi fritti, korokke; completano il menu le ciotole di riso (donburi) con vari topping e i side dishes, tra cui kimchi, pollo fritto, takoyaki di calamaro e crocchette di zucca.
Quasi puntando il dito a occhi chiusi (l’indecisione regna), proviamo il Black Garlic Miso Ramen, il curry con riso e pollo teriyaki e gli okonomi gyoza. Questi sono conditi – come il nome suggerisce – come un okonomiyaki, con una salsa leggermente dolce, maionese e cipollotti tritati. Invece di essere cotti alla piastra, sono fritti. E spariscono in fretta dal piatto: promossi.
Ho scelto il ramen con aglio nero perché non è un ingrediente così comune a Milano: immagino sia condito in realtà con il mayu, un olio all’aglio bruciato che prepara anche Luca Catalfamo da Casa Ramen. La ciotola di ramen è piuttosto godibile, con un brodo saporito – servito caldo ma non rovente come in Giappone – che comunque non si impone sul resto degli ingredienti (e lascia i noodles un po’ nudi). Sono curiosa di assaggiare lo shoyu tamago, l’uovo marinato alla soia: lo trovo troppo avanti di cottura (un tuorlo più morbido sarebbe stato perfetto) e nella porzione ce n’è soltanto una metà. Peccato. Il curry con riso e pollo teriyaki è corretto, abbondante, servito in un set con zuppa di miso e insalata: buono ma potrebbe impegnarsi di più.
A conclusione del pasto il menu propone diversi tipi di gelato, serviti in un cestello di legno (simile a quelli usati negli onsen in Giappone) con confettura di fagioli azuki, panna montata e biscottini Mikado. Scegliamo il gelato al sesamo nero, è fresco e pulisce la bocca dalle fatiche del ramen saporito. La voglia di tornare a provare le altre 13 tipologie di ramen rimane, quindi ci rivedremo, Takumi.