Oishinbo: il manga giapponese che parla di cucina
Oishinbo è il manga giapponese in cui ricette, tecniche di cottura e recensione di locali reali si intrecciano alla storia di un critico gastronomico.
C’era un tempo in cui eravamo tutti meno social, oggi sembra quasi impossibile non postare foto e contenuti in qualsiasi momento della giornata. È facile ricordare com’era prima, bisogna ritornare indietro di un decennio, senza sentirsi vecchi tutto d’un tratto. Loro, i giapponesi, erano gli unici a usare la macchina fotografica a tavola, si riconoscevano a occhi chiusi: se al ristorante si sentiva un click era chiaro che nel tavolo vicino cenavano dei giapponesi. In giappone l'arte figurativa è tanto importante che anche il cibo viene disposto in modo tale da raccontare storie L’arte figurativa ha sempre coperto un ruolo importante nel paese nipponico, non a caso questo popolo ha preso per primo l’abitudine di scattare fotografie alle pietanze non solo all’estero ma anche in patria. I giapponesi sono, infatti, maestri nel plasmare rappresentazioni 3D con nigiri e nelle ciotole di udon per poi fotografarli. Altra passione nipponica sono i manga: i celebri fumetti, attraverso una storia romanzata, raccontano l’evoluzione del paese e del costume, illustrando tradizioni e conflitti generazionali. Un titolo edito da oltre 30 anni è Oishinbo, un fumetto gastronomico che deve il suo nome all’unione di due parole: oishi vuol dire delizioso e kuishinbo ghiottone, golosone.
Autore dei testi è Tetsu Kariya, mentre Akira Hanasaki firma i disegni. Le tavole ritraggono, con rigore ed essenzialità, i personaggi e non mancando di soffermarsi in dettagli particolareggiati su tutti gli aspetti della cucina. Il protagonista Shiro Yamaoka, critico gastronomico di una testata giornalistica, ha il compito di stilare il menu perfetto: una sorta di omaggio alla tradizione culinaria del Sol Levante. Per portare a termine il suo compito si avvale dei consigli del padre, noto gastronomo, ripercorrendo e descrivendo con dettaglio e dovizia di particolari i piatti dei ristoranti più celebri, degli artigiani e produttori di eccellenza.
La narrazione del conflitto padre-figlio si allarga, su scala gastronomica, al binomio tradizione-innovazione, ma ciò che stupisce è la minuziosità riservata alla descrizione delle preparazioni. Nel manga stupisce la minuziosità riservata alla descrizione delle preparazioni Dai tagli tradizionali del sushi alle tecniche di cottura, passando per i metodi di allevamento del manzo kobe, tutto viene raccontato con dettaglio e accuratezza. Non si tratta di un fumetto qualsiasi, quanto piuttosto di un metodo narrativo alternativo per raccontare la realtà della cucina nel mondo reale. Compiuto questo passo il percorso è stato breve e veloce. Inizialmente i racconti non menzionavano ristoranti veri, ambientando le storie in locali d’invenzione. Ben presto i ristoratori si sono accorti del potere mediatico e della diffusione di questo manga e così hanno iniziato a chiedere esplicitamente di essere menzionati nei numeri.
Il fumetto ha assunto così un duplice ruolo di racconto e guida, non solo in quanto segnalazione di indirizzi utili ma anche come espletazione di una cucina rappresentativa del luogo. Il grandioso successo riscosso da questa forma di comunicazione ha fatto in modo che si affacciassero al mercato altri fumetti gastronomici: di maggior successo sono Shota no sushi improntato solo sul mondo del sushi e Shin Sommelier – Shun no Wine sulla realtà del vino e dei sommelier. La domanda da porsi è questa: a distanza di 30 anni dai giapponesi, in Italia saremmo pronti a una forma di comunicazione così leggera eppur densa di significati e caratterizzazioni? Avendo tanto da raccontare sulla nostra cucina, sulle tradizioni gastronomiche e sui prodotti o produttori, potremmo realizzare un’opera illustrata in un mondo sovrabbondante di parole scritte?
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