Perché il pane in cassetta del supermercato sa di alcol?
Il pane in cassetta del supermercato è comodissimo e anche buono, di solito. Ma come mai ha l’odore di alcol?
C’è chi lo odia e chi lo ama. Io, personalmente, lo amo. Anche se sa di chimico ed è sufficientemente insalubre, anche se odora di alcol. Anzi. Soprattutto perché odora di alcol. Adoro sniffare le fette prima di usarle, che sia per un toast o più facilmente per un panino al volo. Se lo comprate al supermercato, il pane in cassetta – pancarrè, pan bauletto, chiamatelo come più vi aggrada, ma anche quello per tramezzini – ha inevitabilmente quel suo plus profumato lì. E vi basta solo girare la confezione per scoprire perché.
Chi, sempre come me, ha la buona abitudine di leggere con cura le etichette dei prodotti che acquista, avrà notato, in fondo alla lista degli ingredienti, una dicitura precisa. L’ultima frase in calce riporta sempre testualmente: trattato con alcol etilico. Il pane in cassetta che compriamo, infatti, subisce questo trattamento con alcol etilico, o etanolo. Incolore, ma con un suo odore caratteristico, viene utilizzato per la sua funzione antimicrobica. Per impedire, cioè, lo sviluppo di muffe e batteri.
Agisce, cioè, come conservante. E visto che il pane in cassetta è per sua natura molto umido e l’idea è quella di conservarlo a lungo, senza un adeguato trattamento si rovinerebbe troppo in fretta. Se così non fosse le aziende dovrebbero fare ciao ciao alla conservazione e ciao ciao al guadagno. Allo stesso modo, e sempre come conservante, l’etanolo si usa anche in altri prodotti da forno della grande distribuzione. Lo trovate sicuramente nelle merendine, nei panettoni, nei pandori, nei panini per hamburger, nel pane di segale, eccetera. Più o meno tutto ciò che è molto umido, ma necessita di essere conservato a lungo, insomma, subisce questo trattamento. Per fortuna, come molte delle lavorazioni industriali, nel nostro Paese anche l’uso dell’alcol etilico nel pane in cassetta è normato con particolare attenzione.
Un decreto del Ministero della Salute, datato 1998, regolamenta infatti il suo utilizzo, stabilendo che, grazie alle sue azioni antimicotiche e al confezionamento in plastica del pane, per tale azione può essere impiegato in alternativa ad altri additivi alimentari autorizzati. Con una percentuale non superiore al 2% in peso, espresso in sostanza secca, sul prodotto finito messo in commercio.