Mangiare in viaggio? Ecco i momenti peggiori
Per giungere all’agognata meta delle vacanze spesso c’è di mezzo un lungo viaggio e i relativi pasti: cosa può andare storto? Ve lo raccontiamo noi.
Bisognerebbe commissionare un sondaggio popolare per stabilire in che momento inizi una vacanza: durante il viaggio o solo quando si arriva a destinazione? A influenzare le risposte interverrebbero esperienze relative a ritardi e code e, non per ultimo, le occasioni per rifocillarsi lungo la tratta. per giungere alla tanto agognata meta delle vacanze bisogna viaggiare e, naturalmente, nutrirsi fino a destinazione Proprio su questo punto si potrebbe trovare la risposta italiana, perché mentre i viaggiatori del mondo si accontentano di qualche barretta proteica, noi abbiamo bisogno di certezza sulla reale possibilità di mangiare durante un viaggio, a prescindere dal mezzo e dal percorso utilizzati. Questo fattore può determinare se la vacanza è iniziata o meno. Dove e quando consumare un pasto durante il viaggio può dare origine a una serie di scenari capaci di definire le sorti dell’intera vacanza. Ecco l’elenco completo dei possibili risvolti tragici di un pasto on the road.
Aeroporti
Alla prima impressione scegliere di viaggiare in aereo sembra la soluzione più comoda. Sembra, perché il ritmo di hostess che scioperano e vulcani che eruttano ha preso la stessa frequenza del Tg della sera: puntuale, tutti i giorni. In questi ambienti gli scenari gastronomici sono molteplici.
In aeroporto: a eccezione di pochi ristoranti, il pasto qui è sempre costituito da innumerevoli caffè, panini secchi e tranci di pizza che sembrano aver sostato ore sul nastro bagagli e cibo tipico che tutto sembra fuorché quello che cercavate. Il totale da pagare sarà uguale alla cifra del biglietto aereo.
Tratta nazionale: avete deciso di rimanere in Italia, un viaggio che durerà meno di due ore ma che sarà pieno di gente affamata: brucheranno tutti nel pacchetto di salatini offerti dalla compagnia. Il vicino di poltrona è un giovane studente che torna a casa, lui acquisterà quelle deliziose patatine al formaggio che riempiranno l’aria circostante. Non avete mai sofferto il volo in aereo? C’è sempre una prima volta. Sperate solo di non incontrarlo al ritorno, perché il suo bagaglio a mano sarà colmo di caciotte fresche e salsicce.
Tratta internazionale: pensare a un viaggio in aereo di svariate ore porta alla luce un tipico caso che si prende in esempio quando si studia l’importanza della microbiologia degli alimenti. Durante un volo di linea, fu servito il pasto a tutti i passeggeri, compreso il personale: si trattava di sandwich imbottiti con salumi e salse. Ahimè, qualcosa durante la preparazione dei panini andò storta e questo fu scoperto solo quando tutti i passeggeri (piloti compresi) iniziarono a mostrare i classici sintomi di un’intossicazione alimentare. Ora fate un calcolo veloce di quanti passeggeri contiene un aereo e di quanti bagni. Questa storiella serve a giustificare aspetto e sapore ospedaliero dei vassoi serviti durante un volo.
In alto mare
Se è previsto l’imbarco su una nave, scafo o zattera, si può dire che la vacanza è in corso. A prescindere dal tipo di traversata, il fascino del mare ci mette sempre fame. Sempre che le condizioni meteo non decidano di farvi provare altre emozioni.
Sardegna: è tipica la coda al servizio ristorante, che certo non offre astice e champagne. La scena sarà simile a quella della mensa aziendale ma a bordo di una nave. Voi, tristi solo al pensiero, vi rinchiuderete in cabina in attesa che tutto finisca.
Sullo Stretto: molto più pittoresca è la situazione per chi sale a bordo dei traghetti che collegano alla Sicilia. Qui la scelta gastronomica è poco democratica: al bar del ferry-boat si vendono, acqua, birra e arancini. Avete fame? Arancini. Avete un languore? Arancini. Dovete scaldare il latte al piccolo? Mi dispiace, possiamo darle degli arancini. E così finché l’attacco di nervi misto all’odore di olio vecchio vi avrà fatto passare la fame.
Isole minori: oasi d’inestimabile bellezza, le isole minori d’Italia sono un’ambita meta turistica. Certo, il viaggio risulta più faticoso del solito, ma ne vale la pena. Siete talmente eccitati dall’idea di giungere sull’isoletta che, questa volta, avete dimenticato di portare del cibo. Toccherete terra con lo stesso volto provato di Robinson Crusoe dopo il naufragio. Non avevate considerato che con voi viaggiava un carico di provviste succulente dirette ai ristoranti dell’isola: non avete fatto altro che pensare al cibo senza avere nemmeno un pacchetto di cracker.
In treno
Chi viaggia in treno conosce molto bene questa frase. È talmente facile che ci sia un intoppo ferroviario che, probabilmente, la frase “Ci scusiamo per il disagio” viene detta anche prima ancora che accada qualcosa. Ma tanto non importa perché il viaggio è lungo e c’è tutto il tempo per riposarsi un po’ e mangiare un boccone al vagone ristorante. Ah no, il vagone ristorante non è detto che ci sia. Allora ci si arrangia alla meglio.
In stazione: decidete di mangiare prima di salire sul treno. Cercate un posto che sia lontano dal rumore degli annunci ma non troppo. Una volta determinato il luogo con la giusta dose d’inquinamento acustico, vi ci fiondate; scoprite che è un fast food dove, con 7 euro, ti friggono pure le valigie. Sul treno tutto quell’olio ingerito trasuderà pian piano dal volto e inizierete anche a sfrigolare perché l’aria condizionata è guasta.
Alta velocità: tra i tanti servizi avete sentito che offrono anche delle buone cose da mangiare. Addirittura si vocifera che uno chef abbia composto il menu; in altri casi si sono affidati ai prodotti di alta qualità. Presto però vi sentirete in dovere di rivalutare il metro di giudizio usato da chi consiglia: niente di tutto quello che pensavate di trovare, esiste. Passerete il resto del viaggio a guardare gli altri che sgranocchiano biscotti e patatine. Per protesta il viaggio di ritorno sarà in autostop.
Regionale: necessario per raggiungere località remote. Qui mangerete per osmosi, in quanto l’assenza di climatizzazione e la presenza di passeggeri golosi renderanno l’atmosfera satura di molecole aromatiche di ogni tipo. Senza nemmeno aprire la bocca, arrivati nella piccola stazione, avrete la sensazione di aver mangiato tre panini con prosciutto e maionese, un tè alla pesca, un pacco di biscotti e una focaccia con la mortadella. Ovviamente non potrete fare subito il bagno a mare: aspettate un paio di giorni.
Code a tratti, autogrill e GPS
Indiscutibile è il piacere di muoversi in auto: vai dove vuoi, ti fermi quando vuoi e mangi quando vuoi. Sembrerebbe un inno alla libertà del viaggiatore se non fosse per il fatto che a decidere non sei tu ma tutti quelli in coda insieme a te. Mangiare durante un viaggio in auto va affrontato a seconda dal livello di strada percorsa.
Autostrada: patria indiscussa dell’autogrill, un luogo che affascina i bambini e libera le vesciche degli adulti. Se siete fortunati, troverete vitto con una piadina smagrita con rucola e prosciutto crudo che vi farà rimpiangere la volta in cui avete dovuto mangiare il tramezzino della macchinetta automatica. Altro luogo ideale per un pasto durante il viaggio è la piazzola di sosta. Il codice della strada lo prevede per farne un uso più di emergenza ma, dato il nostro rapporto con il cibo, di emergenza si tratta. Fermatevi qui per scartate i panini e fare un pranzo nel tipico paesaggio autostradale. Mettete in conto però che, proprio a metà del pranzo, qualcuno arriverà con la gomma bucata. Avete due possibilità: lasciare il panino e aiutare lo sventurato o scappare in fretta rimettendovi in viaggio senza neanche aver bevuto il caffè dal thermos.
Strada Provinciale: luogo in cui non siete voi a comandare ma il GPS, perché non sapete niente di queste strade, le percorrete per la prima volta alla ricerca del punto di arrivo. Avendo superato la tratta autostradale senza soste, decidete di lasciarvi convincere da un pasto nel primo ristorante trovato. Vi accolgono e vi comunicano che la cucina stava per chiudere ma che vi servono lo stesso. In sala solo voi e il personale che vi sta addosso come i venditori di fiori fuori dai locali. Vi sentite in ansia ma sperate almeno in un buon pasto. Tutto si conclude con un piatto di pasta, una fettina ai ferri e un’insalata secca, alla modica cifra di 40 €. Questo sarà il fattore scatenante che vi riporterà a casa senza andare in vacanza. Tutto il percorso sarà in retromarcia.
Sterrato: più andate avanti e meno vi sembra di aver imboccato la strada giusta. Finalmente da lontano scorgete un campo alberato e una bella cascina. Prima di lanciarvi nuovamente all’avventura, decidete di fare una sosta. Il frutteto intorno alla strada vi riporta bambini e pensate bene di raccogliere qualche frutto da mangiare subito. Avete però dimenticato che non siete in un film e nell’arco di 10 minuti arriva la polizia allertata dal proprietario del frutteto. La cosa positiva è che gli stessi poliziotti vi ricondurranno sulla strada giusta, quella negativa è che la frutta era appena stata sottoposta a pesticidi: quelli non vanno via pulendo il frutto con le mani come si fa nei film.
Gli alternativi
Infine ci sono loro, quelli che scelgono di fare un viaggio fuori dal comune, attrezzandosi di poche cose e senza preoccuparsi troppo di dove e cosa mangeranno. Niente percorsi prestabiliti, forse solo un mezzo. Per loro i possibili scenari sono come per gli altri, ma a salvarli è la totale coscienza della pazzia in cui stanno per avventurarsi.
Roulotte: non si capisce quando inizia il viaggio e quando finisce la vacanza: è tutto un mescolone, compreso i pasti. Mentre qualcuno guida, l’altro cucina. Più che una vacanza di relax potrebbe sembrare un modo per ottimizzare i tempi. Capirete che non è l’ideale quando vi verrà voglia di cucinare una bistecca. Il fumo sprigionato dalla padella rimarrà nella roulotte per circa una settimana dandovi la sensazione di banchi di nebbia costanti, nonostante vi troviate al mare con sole e 40 °C all’ombra.
Autostop: folgorati sulla via del Gioca Joeur, negli anni passati erano in molti a lanciarsi in questa impresa. Oggi tornano di moda ma con una veste più social. Non più quindi cartelloni e pollice in su ma telefono in mano e applicazioni ad hoc per organizzare un viaggio. Se vi viene in mente di lanciarvi in questa avventura, abbandonate l’idea di poter dire quello che pensate: le regole le dettano i proprietari dell’auto. Sfortuna vorrà che a darvi uno strappo sarà una coppia vegana che, per tutto il tempo, vi racconterà quanto sia incoerente la scelta di mangiare carne e quanta crudeltà sprigiona un formaggio. Voi annuirete e non farete nessun accenno alla destinazione finale del viaggio: Ariccia, sagra della porchetta.
Quali sono stati i vostri pasti peggiori in viaggio?
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