Perché non dovreste mai andare al giapponese all you can eat
Non c’è niente da fare: i ristoranti giapponesi con formula all you can eat attirano. Spesso, però, ne usciamo più delusi che soddisfatti.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra: sì, anche noi ci dichiariamo colpevoli. Se siete immuni alla formula del ristorante giapponese all you can eat buon pro vi faccia, per oggi e per il futuro. Irretiti dalla trappola di poter mangiare pesce crudo a un prezzo stracciato, e soprattutto a volontà, dimentichiamo spesso di dare adito a una serie di indicazioni fondamentali che, se il nostro cervello conosce benissimo decidiamo però di ignorare. Oggi, ci togliamo la maschera, ci cospargiamo il capo di cenere e ve le riassumiamo. Ecco, allora, perché non dovreste mai andare al giapponese all you can eat.
Pesce crudo e prezzi bassi di solito non vanno a braccetto
Banale, vero? Eppure è incredibile, ogni volta lo dimentichiamo. Appena varchiamo la soglia di uno di questi locali, solitamente un mischione di cucina fusion cinese, giapponese, coreana e italiana, rimuoviamo l’informazione. Regola che, invece, teniamo bene a mente quando ci sediamo al tavolo di un quotato o semi-quotato ristorante di pesce dove, mentre sfogliamo il menu, ci tremano le gambe e pensiamo: avremo portato abbastanza soldi?
Molto riso, poco pesce
Com’è possibile, dunque, ingozzarsi di pesce crudo a basso prezzo? Intanto, inglobandolo in una buona quantità di riso così che le quantità sembrino maggiori anche quando di pesce ce n’è ben poco. Le regole di un nigiri perfetto giapponese, che prevedono un giusto rapporto tra riso e pesce (freschissimo, peraltro), in queste situazioni spesso vengono ignorate, proprio ai fini di un risparmio. I roll, peraltro, sono spesso posizionati in carta – pardon, in tablet – ben prima del sashimi, così da essere ordinati per primi: più riso prima uguale meno pesce dopo.
Sì, ma che pesce?
Non è necessario essere passati alla corte del re del sushi Jiro Ono per capire che spesso nei piattini serviti a velocità supersonica gira sempre lo stesso tipo di pesce. Per starci dentro con i prezzi, infatti, spesso i ristoranti all you can eat usano un piccolo trucco, neanche troppo segreto e sicuramente legale: oltre a scegliere determinate specie, di allevamento chiaramente, le acquistano congelate in grandi stock e le usano per un nutrito numero di preparazioni, anche quelle che richiederebbero un taglio e una specie diversa. In barba al fresco crudo e a praticamente tutte le regole del sushi.
E che riso?
Altra questione spinosa: pensavate forse di consumare riso della specie Japonica? Figurarsi. Se vi va bene state consumando un riso discreto ma comune alle nostre latitudini. Di sicuro, non nipponico e dal giusto (basso) prezzo, che accompagnerete al pesce di cui sopra e magari a della salsa di soia decisamente poco artigianale.
Non incontrerete mai il più grande maestro del sushi
La cosa più divertente nel frequentare i giapponesi all you can eat è che, di giapponesi, difficilmente se ne trova l’ombra. Poco tempo fa, in un’analisi, la Federazione italiana dei pubblici esercizi (FIPE) aveva sottolineato come in Italia, su un totale di circa seimila ristoranti etnici, soltanto 640 fossero a titolarità giapponese mentre la parte restante era esclusivo appannaggio di persone cinesi. Jiro Ono, dicevamo prima? Difficilmente, lo vedremo da queste parti.
Qualcuno ha detto Escherichia coli?
Infine, la parte difficile. Finora ci siamo limitati a sottolineare la molto probabile scarsa qualità degli ingredienti di cui a volte ci nutriamo. Questa, però, potrebbe – discorso generico, non valido per tutti i locali – anche sottintendere una scarsa qualità dell’igiene in toto e del corretto abbattimento del pesce utilizzato. Parliamoci chiaro: ogni volta è un giro di roulette russa. Quando va bene il rischio sono tracce di Escherichia coli (come comprovato da un’indagine Altroconsumo) o stafilococchi, quando va male è Anisakis oppure Salmonella, come quella che ha infettato e poi ucciso il giovane 15enne Luca Piscopo a Napoli nel novembre 2021. Insomma, siamo sicuri di voler ancora andare agli all you can eat?