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Perché paghiamo (ancora) il coperto?

di Stefania Leo 29 Agosto 2018 14:10

Vi siete mai chiesti da dove arrivi l’usanza di pagare il coperto e perché ancora oggi sia una voce ricorrente del conto al ristorante? Ve lo spieghiamo.

Gli italiani si sono ormai abituati a questa voce nel conto: pochi euro che ogni volta fanno sorgere la domanda “ma perché si paga il coperto?”. A oggi nessuna legge vieta questa aggiunta sul pasto al ristorante. Da qualche anno si attende un decreto contro-coperto che non arriva mai, lasciando invariato il quadro normativo. Sì, perché non c’è nessuna legge che vieta ai ristoratori di chiedere il costo del coperto.

La storia del coperto

medioevo

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire di cosa si tratta. Il coperto è una specie di tassa introdotta dagli osti del Medioevo. Letteralmente, si tratta di un costo che si pagava per usufruire di un posto al ristorante o nell’osteria (al coperto, appunto). in origine era il costo per l'uso di tavoli, tovaglie e posate per chi portava il cibo da casa In origine i proprietari di questi locali permettevano l’accesso agli avventori più poveri, che consumavano il cibo portato da casa, servendosi dei tavoli, delle sedie e delle posate messe a disposizione del locale. Il coperto era il costo per l’uso di queste attrezzature. Se, invece, si consumavano cibi preparati dal locandiere, il coperto era già incluso nel conto finale. Quindi il coperto rappresenta il costo per l’uso di tovaglie, tovaglioli, piatti e posate e la successiva pulizia del posto occupato dal cliente.

pane e acqua

Nei primi anni del Novecento in questo costo iniziarono ad essere inclusi anche acqua e paneI ristoratori accettavano che i clienti portassero il cibo da casa perché erano in pochi coloro che potevano permettersi di mangiare fuori. D’altro canto il guadagno per l’oste era legato essenzialmente al vino.

Dove si paga il coperto

cestino del pane

In realtà il coperto non esiste dappertutto. Ad esempio in Francia fin dal 1987 un decreto ha stabilito che nei prezzi esposti al pubblico debba essere già compreso coperto, servizio, pane e una caraffa d’acqua. Mentre si attende ancora l’ormai mitico Decreto contro-coperto, ancora nessuna legge nazionale vieta questo costo e la situazione è affidata alle autonomie locali. Nel 1995 a Roma un’ordinanza del sindaco vieta la voce coperto, ma è consentito indicare la voce pane e servizio. Una successiva legge regionale del 2006 ha poi vietato la voce pane e coperto, ma consente servizio. Importantissimo però è che il locale esponga la licenza e l’autorizzazione all’esercizio della ristorazione, nonché il listino dei prezzi. Deve essere chiaramente indicata la componente del servizio. Insomma, occhi aperti sul conto!