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Perché Sirio Maccioni era fondamentale

di Raffaella Galamini 26 Aprile 2020 10:28

Sirio Maccioni, italiano di Montecatini, è morto a 88 anni: vi raccontiamo la sua storia e l’ascesa del suo ristorante a New York, Le Cirque.

Presidenti degli Stati Uniti, attori, cantanti, modelle e perfino un papa si sono seduti al tavolo del suo ristorante a New York. Sirio Maccioni, un mito della ristorazione mortale, è morto nei giorni scorsi a Montecatini Terme. Aveva 88 anni. Il suo locale, Le Cirque, fu definito all’inizio degli anni Ottanta da Vanity Fair il ristorante più famoso del mondo.

Maccioni aveva lasciato la provincia toscana, dopo la scuola alberghiera a Montecatini e un’esperienza al Grand Hotel La Pace, per seguire in Francia l’amico Ivo Livi, in arte Yves Montand. Fu proprio grazie a Montand se Maccioni, dopo il ristorante Florence, trovò lavoro al Plaza Athénée di Parigi, e successivamente fu assunto come cameriere da Maxim’s. La svolta arrivo alla fine degli anni Sessanta quando si trasferì negli States: a New York fu prima cameriere da Delmonico con il patron Oscar Tucci e poi si distinse come maître al ristorante Colony. Nel 1974 aprì Le Cirque al Mayfair Hotel e la cucina italiana a New York trovò il suo re.

All’inizio, per dare l’impressione che il ristorante fosse sempre sold out, faceva scomparire dalla sala i tavoli vuoti. In breve tempo il locale si impose per la cucina raffinata e il grande vino italiano. A regalare grande popolarità a Le Cirque contribuì l’accordo con l’agenzia di modelle Henry Ford. La presenza nel locale di alcune delle top model del tempo gli fece conquistare le copertine di riviste e settimanali. Nel periodo a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta Maccioni è riuscito a mettere a tavola personaggi del calibro di Ronald Reagan, Henry Kissinger, Frank Sinatra, Woody Allen, Robert De Niro, Barbra Streisand e Sophia Loren. Memorabile nel 1981 la prima cena del presidente americano Ronald Reagan con la moglie Nancy, tra i vip c’era anche Andy Warhol.

Storica la prima apparizione dell’ex presidente Nixon e del suo segretario di Stato Henry Kissinger proprio al tavolo del suo ristorante. Tra i politici di casa a Le Cirque Jimmy Carter, Bill Clinton e Donald Trump. L’incontro con papa Giovanni Paolo II, in cui il ristoratore assicurò al pontefice che avrebbe sempre avuto un posto per lui nel locale, fu un altro passo nella creazione del mito. Il papa rispose: “Come si fa a prenotare un tavolo in Paradiso?” Battuta che si ritrova nel docufilm del 2007 ispirato alla sua storia, A table in heaven. Da allora altri locali andarono ad allungare l’elenco delle attività di Maccioni come l’Hotel Bellagio a Las Vegas. Le Cirque nel corso degli anni si trasferì prima al Palace Hotel di Madison Avenue e infine alla Bloomberg Tower. Tom Wolfe si ispirò a questo locale che metteva in tavola la New York che conta per la scenografia del film Falò delle vanità.

Maccioni ha avuto il pregio di mettere al centro il cliente: “Ho sempre chiesto agli chef di cucinare per il piacere dei clienti, non per accarezzare il loro ego, puntando su semplicità, qualità ed eleganza”. Grande l’attenzione anche alla selezione del personale di sala: è stato il sodalizio con daniel boulud dal 1986 al 1992 a far entrare le cirque nel mito chiedeva ai suoi camerieri competenze linguistiche e gastronomiche e soprattutto la capacità di “conoscere e riconoscere i gusti dei clienti”. Un modo di fare ristorazione che ha fatto davvero scuola. Basti pensare al commento di Paul Bocuse nel 1982: “Buona cucina amico mio, ma accoglienza incomparabile”. Nel corso degli anni hanno lavorato con Maccioni chef del calibro di David Bouley e Jacques Torres, ma è stato il sodalizio con Daniel Boulud tra il 1986 e il 1992 che ha permesso a Le Cirque di entrare nel mito. Tanta cucina italiana e francese nel menu di Le Cirque con alcuni piatti entrati nella storia come il branzino al Barolo che servì al papa nel 1995, la sogliola alla mugnaia amata da Trump e la creme brulèe.

Un uomo al servizio dei potenti, di cui spesso diventava amico e confidente. “Sirio invitava spesso grandi personaggi nella sua villa di Montecatini. Una volta Robert De Niro, per la festa di compleanno dei 60 anni a Le Cirque, decise di fargli una sorpresa e di accogliere l’invito. A fine cena l’attore, con moglie e figlio al seguito, portò Maccioni e la consorte sul suo aereo privato in Italia -ricorda uno degli amici storici di Maccioni, Gianni Mercatali-. Mi telefonò il giorno dopo il loro arrivo per organizzare nella sua casa una festa di compleanno a sorpresa e io mi accordai con il manager di Bocelli perché Andrea cantasse in suo onore”. Ne venne fuori una serata memorabile, una delle tante che vengono associate al nome di Maccioni.

Nel 2017 era calato il sipario su Le Cirque a New York, giunto dopo alcuni cambi di sede alla Bloomberg Tower, per le esorbitanti richieste di affitto dei locali. Maccioni era tornato nella sua città natale a Montecatini, dove si è spento dopo lunga malattia. Lascia la moglie Egidiana e i figli Mauro, Mario e Marco. Gli amici hanno già annunciato che organizzeranno un evento quest’estate, per ricordarlo.