Pitaya o Frutto del Drago: cos’è, origini, sapore e usi in cucina
La pitaya è un superfood che ricorda i nostri fichi d’India ed è chiamata anche dragon fruit: ecco cos’è e come utilizzarla.
Se vi piace la frutta esotica, se avete un debole per i fichi d’India e nutrite pure una passione per i superfood donati direttamente da Madre Natura, dovete assolutamente conoscere – e possibilmente provare – la Pitaya. Chiamata anche Frutto del Drago, perché secondo un’antica leggenda cinese è un vero uovo di drago.
Che cos’è
Come il fico d’India, la pitaya appartiene alla famiglia delle Cactaceae, quindi delle piante grasse. Colpisce subito per l’aspetto: ha una buccia color fucsia, molto spessa e dotata di grosse squame dalle punte verdi. La polpa è invece bianca, caratterizzata da una miriade di piccolissimi semi neri (come il kiwi, insomma). Ci sono anche altre varietà di dragon fruit, meno diffuse; una ha la polpa rossa e l’altra la buccia gialla. Originario del Sudamerica, questo frutto così particolare è parecchio diffuso in tutta l’Asia e nei Paesi tropicali. In Italia purtroppo è ancora difficilmente reperibile, ma il gap si può colmare puntando sul web e sugli acquisti online.
Il sapore e le proprietà
La pitaya ha un sapore dolce, che ricorda un po’ quello del kiwi e un po’ quello della pera. È ricchissima di vitamine e minerali, contiene anche fibre, proteine, acidi grassi e antiossidanti. La pitaya è un superfood a pieno titoloTutto questo significa che dà energia, aiuta a contrastare lo stress e la stanchezza fisica (è quindi ottima pure per chi pratica sport), regola l’attività intestinale, rinforza il sistema immunitario, stimola la produzione di collagene, contrasta l’invecchiamento della pelle e la ritenzione idrica. E ancora, protegge il cuore, favorisce la digestione, è un alleato contro lo stitichezza, stimola la rigenerazione cellulare, previene l’anemia e contrasta il colesterolo cattivo. Si tratta, quindi, di un superfood a pieno titolo.
Come si mangia e si usa in cucina
Innanzitutto, la pitaya può essere semplicemente sbucciata, tagliata a metà e gustata così com’è; si può anche lasciare la buccia e mangiare la polpa con l’aiuto di un cucchiaino. Può essere spadellata, usata in frullati o mangiata con il cucchiainoQualcuno preferisce consumarla con un po’ di zucchero sopra e del succo di limone; nelle macedonie rende moltissimo, provare per credere. Anche i frullati preparati con questa delizia esotica sono più che consigliati. Nei Paesi asiatici spesso la usano per accompagnare piatti a base di pesce e carne dopo averla bollita, cotta al vapore oppure passata brevemente in padella. In commercio si trova pure la polvere secca di pitaya, perfetta per arricchire succhi ed estratti di frutta, ma anche yogurt. La pitaya essiccata, invece, è uno spuntino originale quanto soddisfacente, sotto ogni punto di vista. Con la buccia si può preparare la marmellata o una tisana. Doveroso citare pure l’agua de pitaya, una bevanda energetica e dotata di un notevole potere dissetante, che si realizza mescolando velocemente la polpa, una generosa dose di succo di limone e un po’ di zucchero.