“Vieni avanti, Ciliegino!”: scoprire il pomodorino Verneteca
Il pomodorino verneteca sannita è uno dei 22 nuovi Presìdi Slow Food italiani, un prodotto andato perso per un lungo periodo e ora da riscoprire.
C’è anche lui fra i 22 i nuovi Presìdi italiani riconosciuti lo scorso agosto dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità: il pomodorino verneteca sannita. È coltivato sull’Appennino Sannita, appunto, e con ogni probabilità appartiene alla famiglia del ciliegino: è piccolo e tondo, ha la buccia gialla-arancione e la polpa rosata. Sapete perché si chiama verneteca o vernino? Presto detto: si conserva all’aria aperta e non teme affatto la stagione invernale, anzi si può consumare crudo anche quando le temperature scendono inesorabili.
La tradizione
La coltivazione del pomodorino verneteca ha origini piuttosto remote, si è tramandata di generazione in generazione ed è tuttora interamente manuale, basata semplicemente sull’utilizzo di pali di sostegno e fili. La raccolta avviene tra agosto e settembre, ma non di rado si prolunga fino alla fine di ottobre. Subito dopo averli raccolti, gli agricoltori intrecciano questi pomodorini e li legano con dello spago, formando così dei grappoli dorati – i pienneci o penneci – che sono appesi in luoghi riparati ma allo stesso tempo arieggiati, per esempio balconi e verande. È uno spettacolo, un vero piacere per la vista. Piacere che trova conferma nel gusto: il verneteca è delizioso.
Il periodo buio e la riscoperta
È un vero peccato che, al di fuori del territorio d’origine, in pochi lo conoscano. Ma d’altra parte è comprensibile, considerando che la produzione è sempre stata destinata principalmente all’autoconsumo (ergo, al consumo familiare), quindi nessuno ha mai puntato sulle grandi quantità. Come se non bastasse, le aree interne si sono via via spopolate e altre varietà di pomodorini hanno preso il sopravvento; di conseguenza, il pomodorino verneteca è diventato raro e di nicchia. Rischiava di scomparire per del tutto. Soltanto negli ultimi tempi è stato riscoperto, proprio in virtù del suo ottimo sapore. L’ingresso nella lista dei Presìdi Slow Food non può che giovare: già sono in corso il recupero di alcuni terreni abbandonati e il coinvolgimento di nuovi produttori.
Come si consuma
La buccia del pomodorino verneteca è spessa e croccante; la polpa, a contatto con le papille gustative, rivela una leggera acidità, molto gradevole. In genere è mangiato crudo, insieme al pane fresco, o scottato per qualche attimo nell’acqua bollente. D’altra parte, è protagonista di diverse ricette locali: zuppe, primi e anche secondi. Gli abbinamenti ideali? Sono tanti. Per fare qualche esempio, da 10 e lode è il sodalizio con i peperoni verdi, la ricotta salata, le noci, il pecorino, i fiori di zucca.
Verneteca sulla pizza
Una nuova tendenza lo vede protagonista dei condimenti per la pizza. Ed è qui entra in gioco Fresco Caracciolo, pizzeria situata sul Lungomare Caracciolo a Napoli; la quinta del Gruppo Fresco. Ebbene, Fresco Caracciolo è la prima pizzeria in tutto il mondo a sostenere un presidio Slow Food selezionato dall’Arca del Gusto: il verneteca, of course.