Quali sono le differenze tra abbacchio e agnello?
Piatti tipici di Pasqua e carne di pecora: quali sono le differenze tra l’abbacchio e l’agnello? Scopriamolo insieme.
C’è differenza tra agnello e abbacchio? Se ponete questa domanda ai vostri conoscenti, non è affatto scontato che tutti sappiano con certezza cosa stanno a indicare questi termini. Facciamo chiarezza una volta per tutte: la risposta è sì. La prima, sostanziale differenza riguarda l’età dell’animale, la seconda il suo nutrimento. Anche se entrambi vengono spesso nominati tipicamente nel periodo pasquale, tanto da chi ama seguire la tradizione quanto da chi protesta per una questione ambientalista, si distinguono perché l’agnello è più grande e viene macellato dopo alcuni mesi di vita, a svezzamento completato, generalmente prima di 6 mesi, e viene nutrito con erba e fiori.
L’abbacchio è più piccolo, viene macellato dopo circa un mese di vita, quando ha raggiunto un peso che va dai 4 ai 6 chili e dopo essersi nutrito solo del latte della madre. Le sue carni, quindi, hanno un sapore particolarmente dolce e una consistenza molto tenera. Non di rado questi termini, per abitudine assunta nelle diverse regioni italiane, vengono utilizzati in modo improprio. In Toscana, ad esempio, quando si richiede della carne di agnello in macelleria, ci si riferisce a un capo di piccole dimensioni e molto giovane, mentre, chi richiede dell’abbacchio cerca un ovino meno giovane, caratterizzato da pezzature più marcate e grosse. Entrambi i nomi, quindi, indicano un piccolo di pecora che spesso è protagonista delle ricette del periodo pasquale.
D’altronde, la carne di agnello è molto ricca di sali minerali, vitamine, potassio, ha un basso potere calorico ed è di facile digestione. Anche le etimologie sono differenti: il termine abbacchio potrebbe derivare dal latino avecula o ovecula, con riferimento a ovis che definisce, appunto, la pecora. Un’altra possibilità è che derivi dal latino baculus ovvero bastone o ancor meglio ab baculum che vuol dire vicino al bastone, con riferimento alla pratica antica di legare la madre dell’agnello a un bastone piantato nel terreno, per evitare che si allontani dal piccolo. Nel dialetto romano, con il verbo abbacchiare ci si riferisce anche all’abbattimento dell’animale tramite un colpo di bastone alla testa. Da qui nasce l’espressione del gergo romanesco sentirsi abbacchiato.