Castelli Romani: Camera (da Pranzo) con vista
Camera da Pranzo, il ristorante della famiglia Benedetti a Monte Porzio Catone, è un’oasi di cose buone a pochi km da Roma.
I tavoli ombreggiati dalle tende o dalla tettoia di legno apparecchiati con tovaglie di lino e decori floreali e campestri, la leggera brezza che rende i Castelli Romani – i paesi del cosiddetto Latium Vetus, sui Colli Albani, dove c’erano le residenze di nobili famiglie come i Colonna, gli Orsini e gli Aldobrandini – la meta prediletta dai capitolini per le serate estive, la vista che si perde tra vigne, olivi e lo skyline della città sullo sfondo (cupolone incluso, se riuscite a individuarlo). Sembrerebbe di essere in un film, o in una favola. O in uno di quei posti dove l’estetica finisce inesorabilmente per vincere sul gusto. E invece no. A Monte Porzio Catone, o meglio lungo la strada tra Frascati e Colonna che costeggia le vigne di Fontana Candida, da marzo 2021 c’è una bella novità che è poi anche il modo per ritrovare una vecchia conoscenza: Camera da Pranzo – il nome si riferisce alla sala interna ricca di fascino e cimeli di famiglia che accoglierà gli ospiti in inverno – è il ristorante all’interno della cantina Santa Benedetta, e a guidarne la cucina è Antonio Benedetti Junior.
Da Mazzo alla cantina di famiglia
E se anche il suo nome non dovesse dirvi niente, se eravate clienti assidui del centocellino Mazzo riconoscerete a prima vista il ragazzo alto alto, loquace e sorridente, che ne curava la sala consigliando belle bottiglie e miscelando gin tonic perfetti. Già allora, chiacchierando, avevamo scoperto che fosse un cuoco prestato alla sala, con esperienze come quella con Massimo Riccioli, prima alla Rosetta e poi al Corinthia Hotel di Londra.
In realtà, come ci ha spiegato, Antonio segue da vicino soprattutto la vinificazione della cantina di famiglia oltre a dettare il menu del nuovo ristorante e – almeno per ora – a presidiarne la cucina. tutta la famiglia si è riunita in questo buen retiro nel cuore dei castelli romani Che poi, parlare di novità tra le antiche mura della casa padronale è un po’ un azzardo: costruito come monastero per una fanciulla fattasi suora (da qui il nome Santa Bendetta, anche senza canonizzazione), per permetterle di godere ogni mattina del panorama su Roma e sulle colline circostanti, la tenuta è da almeno 300 anni utilizzata dai Benedetti per produrre vino e olio (e adesso anche miele). Alberto, il padre di Antonio, agronomo, l’ha scelta come buon retiro dopo un’intensa vita professionale all’estero e – anche grazie al garbo e al gusto della compagna Fabia – l’ha trasformata pure in un luogo di accoglienza. “Qui facevamo tantissimi eventi aziendali o incentive, cerimonie e organizzavamo corsi di cucina per stranieri che poi continuavano a ordinare i nostri prodotti dall’estero” ci racconta Antonio. Mentre degli insoliti cartelli tra le vigne ci fanno scoprire che c’è anche chi ha “adottato” qualche filare per avere il proprio vino, con tanto di telecamera per osservarne gli sviluppi. Con il Covid tutto si è fermato, ma c’era già comunque l’idea di aprire anche un ristorante vero e proprio per permettere a tutti di godersi l’idillio del luogo e una cucina di sostanza, non troppo elaborata ma curata nei dettagli e dai sapori piacevolmente decisi.
Il menu
Il menu è fisso e cambia secondo stagione, come nella migliore proposta agrituristica, ma offre la possibilità di scegliere tra tre alternative per il primo e altrettante per il secondo, e le portate sono abbinate ai vini della casa, naturalmente, proposti da Luca, il fratello di Antonio, che alterna il lavoro di consulenza finanziaria a quello in sala. Così si inizia con i tre assaggi di antipasto che potrebbero anche essere sufficienti a saziarsi, accompagnati dal piacevole rosato Selador: il Pork Sandwich dei Castelli è una goduriosa focaccia con una delle porchette più buone di sempre, la Burrata alla pizzaiola e crumble all’origano (servita nelle incantevoli ceramiche che fanno tanto servizio buono) è resa deliziosa dal profumatissimo pomodoro e il Caffè del giorno (servito in una tazzina, nel nostro caso panna cotta al pecorino e fave) è un riuscito divertissement.
Tra gli Gnocchi all’amatriciana e la Lasagnetta al ragout francese, a conquistarci sono stati soprattutto i Tortelloni di baccalà mantecato in guazzetto di pomodori e basilico, perfetti con il Frascati Doc Complexus.
E se il Pollo alla cacciatora con misticanze saltate profuma di cucina della nonna (ma con una marcia in più, non ce ne voglia), i Saltimbocca alla romana con patate al forno possono mettere fine alla nostra – vana, molto spesso – ricerca del saltimbocca perfetto, cui brindiamo con il vigoroso Lazio Igt Rosso Tre Rose.
Le Pere al Selador e cremoso al mascarpone o il Semifreddo di nocciole viterbesi con sponge al cacao con eleganza e rendono più dolce l’addio a questo angolo di paradiso a mezz’ora da Roma.